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Starmer costretto a una finanziaria lacrime e sangue. La prima mossa è un tetto ai sussidi per il riscaldamento versati ai pensionati

Stabilizzare l’economia e far crescere il paese: la sfida annunciata dal primo ministro Keir Starmer dopo la ripresa dell’attività politica britannica, mentre dalle poltrone verdi dei Comuni nel suo primo ‘interrogatorio alla Camera’ (il Prime Minister’s Question) i parlamentari si scagliavano su di lui con le loro richieste: casa, ambiente, transizione energetica, criminalità, armi ad Israele, lotta all’immigrazione clandestina e ai topi negli ospedali. L’ardente estate dei laburisti, sfociata nel tripudio di Starmer alle elezioni, volge ora nell’autunno ‘doloroso’ annunciato dallo stesso premier alle nazione al rientro dalle vacanze che non ha fatto (causa rivolte xenofobe e contro-cortei pacifisti che hanno messo a ferro e fuoco le strade del paese)

“Le cose peggioreranno prima di migliorare, dovremo accettare sofferenze di breve periodo per stare meglio in futuro”: parole del leader laburista che hanno raggelato gli animi dei britannici in attesa della finanziaria di Ottobre e della stretta economica che arriverà rigida quanto immancabile, come ha confermato questa settimana la Ministro delle Finanze Rachel Reeves in Parlamento: “I conservatori hanno distrutto l’economia e ci hanno lasciato in eredità un buco di 22 milioni di sterline nelle finanze pubbliche. Ora dovremo prendere decisioni difficili per ricostruire le fondamenta della nostra economia”. Insomma una brutta sorpresa per tutti.

Il ‘freddo’ ritorno della sinistra britannica al governo – “Chi ha le spalle più larghe porterà il fardello più pesante” aveva rassicurato Starmer nel discorso dal Giardino delle Rose di Downing Street, tutto meno che distensivo vista la mazzata preannunciata. Ma cosa questo significhi in pratica lo scopriremo solo il prossimo 30 ottobre quando sarà presentata la ‘Finanziaria lacrime e sangue’. I nervi più tesi sono quelli dei pensionati e delle classi medio basse, soprattutto perché nelle loro orecchie riecheggia ancora il mantra dell’ex premier tory Rishi Sunak in campagna elettorale: “Starmer vi aumenterà le tasse, rovinerà i pensionati”.

Se nella loro corsa al Governo i laburisti si difendevano ripetendo ad oltranza che per la classe medio bassa non avrebbero toccato imposte sul reddito, contributi e IVA – senza però confermare né negare possibili manovre su pensioni e tassa sul capital gain (plusvalenza) – per Starmer ora è arrivato il momento di sciogliere l’enigma di come interverrà per ripianare il buco astronomico che si è ritrovato nelle finanze, e in che modo intende dare impulso alla crescita economica da troppo tempo lenta e fragile. Il tutto senza alienare i suoi elettori timorosi della parola ‘austerità.

I genitori degli studenti negli istituti privati sono i primi ad essere stati colpiti dall’aumento del 20% dell’IVA sulle rette scolastiche (fino a 16 mila sterline annue) con cui il governo Starmer finanzierà i salari degli insegnanti nella scuola pubblica. I pensionati per parte loro sono sull’orlo del baratro. La Cancelliera dello Scacchiere Reeves ha subito istituito nuovi limiti per l’ accesso ai cosiddetti ‘winter fuel allowance’, i sussidi per il riscaldamento: i pensionati ora dovranno rispondere a 243 domande per ottenere gli aiuti per pagare le bollette. Una mossa da 1,5 miliardi all’anno necessaria a rimpolpare le finanze pubbliche secondo la Reeves, accusata così di salvare dal freddo solo 300mila anziani che potranno mantenere gli attuali sussidi contro il restante 80% (circa 1,9 milioni) di pensionati che rientrano nella soglia della povertà.

Keir Starmer schiva gli attacchi di Sunak che dalla panca opposta ai Comuni urla contro la sua scelta di aver aumentato i salari ai tranvieri penalizzando i pensionati, insistendo che il suo governo manterrà il meccanismo del ‘triple lock’ con cui anche le pensioni aumenteranno in linea con l’inflazione: “Prevediamo che le pensioni aumenteranno di 1000 sterline nei prossimi 5 anni e faremo in modo di distribuire sussidi anche agli 800 mila pensionati che non ne hanno fatto ancora domanda”, ha detto Starmer.

Ansia da finanziaria – Il settore produttivo britannico attende con apprensione le mosse del Tesoro. Un rapporto di Oxford Economics accende dubbi su uno dei fiori all’occhiello del programma Starmer: il giro di vite sulla tassazione dei cittadini non domiciliati in Regno Unito che hanno beni all’estero e che dovrebbe valere 2,5 miliardi di sterline. Il rapporto suggerisce che con l’introduzione del nuovo regime sui ‘non-dom’ il governo potrebbe perdere 1 miliardo di sterline all’anno spingendo un terzo dei milionari non domiciliati in Regno Unito ad emigrare dal paese entro il 2029-2030.

Anche investitori ed imprenditori britannici hanno lanciato il loro grido di allarme, preoccupati che, se il piano sarà confermato dalla Finanziaria, aumentare un’altra fonte di introito nelle casse del Tesoro come la tassa sui capital gain potrebbe penalizzare il settore produttivo al punto da spingere molte start-up a cambiare paese.

Per l’europeista Starmer, il cui pezzo preferito è la Sinfonia n.9 di Beethoven (ovvero l’inno alla gioia che fa da colonna sonora alla UE) la via di fuga è rispettare i rapporti con l’Europa e allungarsi in Germania e Francia sperando che, anche senza disfare la Brexit, un domani si potranno rifare accordi meno fallimentari per l’economia britannica di quelli stretti dai suoi predecessori.

Economia da sollevare, popolarità da salvare – Il messaggio di Starmer è economico sì, ma soprattutto politico. Per smarcarsi da 14 anni di dominio conservatore la sua prima mossa era stata stralciare proprio la colonna portante del governo Sunak, il piano di respingimenti in Ruanda, per introdurre un nuovo Comando di Sicurezza alle frontiere. Ancora in fase embrionale, la nuova strategia di Starmer però non ha potuto niente contro l’ennesimo affondamento di un barcone nelle acque gelide della Manica dove questa settimana sono morti 12 clandestini, inclusi sei bambini ed una donna incinta. Si accendono così nuovi dubbi che Sir Starmer, un legale di formazione, abbia sotto controllo il problema immigrazione, il fuoco su cui soffiano le destre. E la prossima settimana i britannici assisteranno al primo banco di prova per l’autorità del loro nuovo primo ministro con il voto sulle limitazioni ai sussidi per i pensionati (winter fuel allowance) che potrebbe infuocare la rivolta tra le file del suo stesso partito, con 12 laburisti ribelli già sul piede di guerra.

Il tutto mentre il premier del ‘dobbiamo soffrire per stare meglio’ è già in emorragia di consensi appena entrato da quella porta nera. ‘La luna di miele è finita’, titola l’ultimo sondaggio di YouGov secondo cui solo un terzo dei britannici ha un’opinione favorevole del leader laburista, pari al 35% contro il 44% di luglio, mentre a rendere sonoro il suo crollo di consensi è un 56% di britannici che rivela di non gradire Starmer. Uno su cinque ha una buona opinione della Cancelliera Reeves mentre tre su dieci sono favorevoli al neo parlamentare, populista veterano della Brexit Nigel Farage, leader del partito di estrema destra Reform UK.