“Singolare ferocia e accanimento nei confronti delle vittime”, “preordinazione dei mezzi” e di “propensione a cambiare e ‘aggiustare’ la versione dei fatti”. La giudice per le indagini preliminari per i minori di Milano ha disposto la custodia in carcere minorile per il 17enne che ha compiuto la strage di Paderno Dugnano, nel Milanese, e accusato di triplice omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione. Premeditazione riconosciuta dalla gip Laura Margherita Pietrasanta dopo l’interrogatorio di garanzia in cui oggi il ragazzo ha detto di essere esploso quella sera e che voleva essere libero.
Carcere “unica misura possibile” – La giudice evidenzia anche la “pericolosità sociale” del ragazzo e la sua “incapacità” a “controllare i propri impulsi”. Per ora il 17enne resta al Beccaria ed eventualmente, però, può essere trasferito in altro istituto penitenziario. Per la giudice il carcere è “l’unica misura possibile” vista la gravità del fatto e ha confermato l’impianto accusatorio. Resta in piedi anche l’aggravante della premeditazione – contestata dalla difesa – ancorata alla confessione resa dal minore, il quale ai pm ha confessato di aver pensato da un po’ all’ipotesi di uccidere la famiglia per liberarsi da un senso di “malessere personale”.
L’interrogatorio è durato circa un’ora e mezza. Rispondendo alle domande del giudice, il ragazzo ha ribadito quanto già affermato nei giorni scorsi, spiegando di aver agito d’impulso, spinto da un malessere esistenziale che covava da tempo. “Ho agito d’impulso, avevo un malessere esistenziale che covava da tempo, volevo essere libero, ma non avrei mai pensato di arrivare ad ucciderli e sono esploso quella sera, senza riflettere”, ha spiegato, in sostanza, il ragazzo in questi giorni al suo legale Amedeo Rizza e in un secondo interrogatorio coi pm. Parole che, però, contrastano parzialmente con quanto detto nel primo interrogatorio, dove aveva parlato di un pensiero di uccidere presente da qualche giorno. “Ho compiuto questo gesto perché pensavo in quel momento che potesse essere la soluzione a un malessere che provavo da giorni, ma non ce l’avevo con la mia famiglia, non ci pensavo dal giorno prima, anzi pensavo anche ad altre soluzioni come andarmene di casa”, ha detto oggi al gip.
“I miei genitori svegliati dalle urla di mio fratello” – “È stata la sera della festa che ho pensato di farlo, non avevo ancora ideato questo piano però, avevo pensato di usare comunque il coltello perché era l’unica arma che avevo a disposizione in casa. Se ci avessi pensato di più non l’avrei mai fatto, perché è una cosa assurda” ha dichiarato l’adolescente. Ha spiegato anche che già da “qualche anno” aveva maturato “l’idea di vivere più a lungo delle persone normali, anche per conoscere il futuro dell’umanità” e aveva iniziato a “sentirsi un estraneo”. “Loro sicuramente mi hanno parlato chiedendomi cosa fosse successo e perché avessi l’arma in mano. Io però non ricordo se li ho colpiti anche in camera loro. I miei genitori sono stati svegliati dalle urla di mio fratello”, ha spiegato il giovane. Nella ricostruzione del triplice omicidio il ragazzo dice anche di aver poi chiuso gli occhi ai familiari “forse per pietà”. Ha chiarito che per il suo malessere “volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima”.
“Mi sentivo distaccato dagli altri” – “È da quest’estate che sto male, ma già negli anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito in matematica può avere influito. Ogni tanto i miei genitori mi chiedevano se c’era qualcosa che non andava perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene – ha raccontato il 17enne – Percepivo gli altri come meno intelligenti e spesso non mi trovavo bene in certi ragionamenti o ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili”.
Il nonno materno ha raccontato, come si legge negli atti, che il ragazzo, dopo il triplice omicidio, gli ha detto che l’aveva fatto perché voleva “lasciare i beni materiali” e che lui aveva inteso che voleva “staccarsi dai genitori”. Gli aveva chiesto pure perché se la fosse presa anche col fratello di 12 anni, fino ad ucciderlo, e il 17enne ha risposto: “non sarei riuscito ad abbandonarlo”. Dagli atti, infatti, emerge più volte che il ragazzo aveva individuato anche, a suo dire, come una delle “soluzioni” per risolvere il suo malessere quella di andarsene di casa, magari anche in Ucraina, ma che poi non l’aveva ritenuta efficace per raggiungere il suo “scopo”. Nelle relazioni degli esperti che si sono occupati di lui in questi giorni con diversi colloqui, inoltre, lo stesso giovane ha detto che lui pensava spesso “alle guerre e mi commuovevo pensando a queste situazioni”, mentre “questo non lo vedevo in amici e familiari”. Oggi, intanto, è stato anche conferito l’incarico al medico legale per le autopsie, che dovrebbero essere effettuate domani.
La procura: “Omicidi premeditati” – La Procura per i minorenni di Milano, con i magistrati Sabrina Ditaranto ed Elisa Salatino, avevano chiesto che il 17enne restasse in carcere al Beccaria per triplice omicidio pluriaggravato anche dalla premeditazione, sollevando il pericolo di reiterazione del reato. Il legale aveva proposto di trasferire il giovane in una comunità. L’avvocato Amedeo Rizza ha inoltre annunciato che nominerà un consulente per valutare i profili psichiatrici del ragazzo e chiedere eventualmente una perizia per accertare la sua capacità di intendere e di volere al momento dei fatti.
“Il Tribunale approfondirà la drammatica vicenda con tutta l’attenzione che la complessità del caso impone – spiega la presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Maria Carla Gatto – Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni di Milano Laura Pietrasanta ha convalidato l’arresto” del 17enne, che ha ucciso padre, madre e fratello, spiega Gatto, “e ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere all’esito dell’udienza odierna tenutasi alla presenza del tutore, esercente la responsabilità sul minore, del difensore e del pubblico ministero”.