Il premier Denys Shmyhal resta in sella, mezzo governo viene rinnovato con una logica di accentramento orchestrata da uno degli uomini più vicini a Volodymyr Zelensky. In una vera e propria osmosi tra il gabinetto dei ministri e l’Ufficio del Presidente che vede tre esponenti di primo piano dello staff presidenziale andare a guidare tre ministeri strategici. Il rimpasto in corso a Kiev porta la firma di Andriy Yermak, potentissimo capo della struttura che attornia Zelesnky, che con questa manovra ha rafforzato la sua influenza sull’esecutivo.

Secondo alcune ricostruzioni, alle 12 di ieri il rimpasto sembrava sul punto di saltare. La Verkhovna Rada, il Parlamento di Kiev, aveva mostrato un’autonomia inattesa e aveva respinto le dimissioni del vice primo ministro Iryna Vereshchuk e di Vitaliy Koval, direttore del Fondo del demanio. Così, data la situazione di incertezza, è stato deciso di rinviare la votazione sulla più delicata delle rimozioni, quella del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Poi nella serata di ieri un vertice di “Servitori del popolo”, il partito di Zelesnky, cui hanno partecipato lo stesso presidente, il primo ministro Shmyhal e alcuni candidati ministri ha rimesso le tessere del puzzle al loro posto, tanto che questa mattina il Parlamento ha votato le dimissioni di Vereshchuk, Koval e Kuleba.

Ma la storia del rimpasto inizia a luglio quando, ricostruisce Rbc-Ukraine, Yermak prova far fuori Shmyhal e a mettere al suo posto Yuliya Svyridenko, primo vice primo ministro e titolare dello Sviluppo economico. All’operazione si era opposto Davyd Arakhamiya: secondo il portavoce di di “Servitori del popolo” la nomina non avrebbe avuto i voti alla Rada e se Shmyhal fosse stato licenziato e non fosse stato nominato un sostituto l’intero governo si sarebbe ritrovato in stallo. Non solo: a finire in discussione sarebbe stata anche la validità giuridica del cambio del premier, manovra che con la legge marziale in vigore avrebbe comportato la cessazione dei poteri dell’intero governo. Un’eventuale sostituzione forzata – e poco chiara da un punto di vista procedurale – di Shmyhal avrebbe potuto creare tensioni con gli alleati occidentali: il primo ministro è considerato è uno “stakeholder” chiave nel ricevere gli aiuti, con lui vengono firmati tutti i memorandum e gli accordi sui prestiti e per le capitali occidentali è importante che non vi siano dubbi sulla legittimità di chi per l’Ucraina firma questi documenti. Di qui la decisione di procedere al solo rimpasto. “In sostanza – ha detto a Rbc-Ukraine una fonte governativa -, Yermak ha scambiato la permanenza di Shmyhal con il licenziamento dei ministri che non gli sono graditi”.

La testa più importante tra quelle chieste da Yermak è stata quella di Kuleba, uno dei pochi membri del governo che ha una propria immagine politica e una propria riconoscibilità anche al di fuori dai confini ucraini. Il principale organo diplomatico del Paese è l’Ufficio del Presidente e il capo della diplomazia è lo stesso Zelenskyj, ma Kuleba conosce di persona ed è in contatto con tutti i principali leader occidentali. “Grazie al suo incarico, Kuleba aveva contatti diretti ben consolidati con Blinken (segretario di Stato americano, ndr), con Baerbock (ministro degli Esteri della Germania, ndr) e molti altri. Anche se fosse leale al 300%, lo staff di Zelensky non potrebbe lasciare un simile canale di comunicazione nelle mani di una persona di cui non è del tutto sicuro che sia la sua persona, se capisci cosa intendo”, ha detto una fonte anonima a Politico. Ora sarà sostituito da Andrii Sybiha, diplomatico di lungo corso ma soprattutto vice capo dell’Ufficio del Presidente, veste nella quale ha partecipato a tutti i negoziati e gli incontri di Zelenskyi. “È probabile – riporta il Washington Post – che Sybiha accompagni Zelensky nel suo viaggio negli Stati Uniti questo mese, quando sarà a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e spera di svelare un “piano di vittoria” al presidente Joe Biden”.

Un altro membro dello staff presidenziale, il vicepresidente Mykola Tochytskyi andrà a guidare il ministero della Cultura e della Politica dell’Informazione. Diplomatico, vanta un lungo cursus honorum nelle strutture del ministero degli Affari Esteri e negli uffici di rappresentanza dell’Ucraina all’estero fino alla sua nomina nella struttura più vicina a Zelesnky nell’aprile di quest’anno. Una fonte interna all’entourage di Zelensky ha spiegato a di Rbc-Ukraine che il piano è trasformare il suo ministero in una struttura quasi esclusivamente dedicata all’informazione. L’idea circola da molto e ai massimi livelli si è discusso della creazione di un ministero dedicato e di una società statale separata, la cosiddetta “Ukrpropaganda“, che si occuperebbe della guerra dell’informazione lotta contro i nemici russi sia all’interno che all’esterno dell’Ucraina. E Tochytskyi è stato responsabile di varie operazioni in questo ambito all’estero, presso il ministero degli Esteri e nello staff di Zelensky. La sua nuova funzione dovrebbe essere quella di “ministro della Cultura e delle Comunicazioni Strategiche“.

Oleksandr Kamyshin farà il percorso inverso e le sue dimissioni vengono spiegate in modi diversi. Secondo una versione, il ministro delle Industrie strategiche avrebbe avuto incomprensioni con i colleghi della Difesa, partner del suo dicastero. Secondo altre fonti, non andava d’accordo con le imprese militari. In ogni caso, Kamyshin rimane nella squadra di governo, andrà a lavorare nell’Ufficio del Presidente probabilmente con lo status di consigliere strategico e si occuperà delle questioni legate agli armamenti e alle infrastrutture. “Zelenskyi ha detto che ha davvero bisogno di Kamyshin e che sta cercando di promuoverlo”, ha detto uno dei deputati presenti alla riunione di “Servitori del popolo”. Il suo posto verrà probabilmente preso da Herman Smetanin, capo di Ukroboronprom, società pubblica controllata dal Gabinetto dei ministri che riunisce numerose imprese del settore della Difesa.

Andrà a lavorare nello staff di Zelensky anche Iryna Vereshchuk, vicepremier e ministro per la Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati. Il suo posto non verrà preso da nessuno: si prevede che la sua struttura entrerà a far parte del ministero della Ricostruzione. Che verrà affidato a Oleksiy Kuleba, finora vice capo dell’Ufficio del Presidente per le politiche regionali, che assumerà la carica di “vice primo ministro per la Ricostruzione – ministro per lo Sviluppo Comunitario e Territoriale”.

Denys Malyusyka, uno dei pochi ministri che ha ricoperto l’incarico per l’intero mandato di Zelenskyi dal 2019, lascia la guida della Giustizia, che verrà affidata al vice primo ministro per l’Integrazione europea ed euro-atlantica Olga Stefanishyna. La logica della nomina è che i negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea sono prima di tutto lo sviluppo di un quadro giuridico in cui il ministero della Giustizia gioca un ruolo chiave. Stefanyshyna manterrà la sua posizione attuale e lo status di capo negoziatore con l’Ue.

Matviy Bidny resterà alla guida del ministero dello Sport, Svitlana Grinchuk continuerà a guidare quello dell’Energia assumerà la carica di capo del ministero dell’Ecologia al posto di Ruslan Strilets. La viceministra della Difesa Natalya Kalmykova, che già capo del Fondo ucraino per i veterani, diventerà capo del dicastero per gli Affari dei veterani. Oggi, infine, la Rada ha detto sì alle dimissioni Vitaly Koval dalla carica di direttore del Fondo del demanio dopo che ieri la votazione non era riuscita per mancanza di numeri. Oggi è stato nominato responsabile delle Politiche Agrarie e dell’Alimentazione. Critiche le opposizioni: “Tutte le azioni delle autorità parlano della centralizzazione sistematica del potere da parte del presidente e del suo ufficio”, ha detto a Politico Ivanna Klympush-Tsintsadze, parlamentare del partito di opposizione European Solidarity.

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