Cento anni di lavoro, in buona parte sotto le insegne di Nestlé e poi di Barry Callebaut negli ultimi trenta. Ora però la multinazionale svizzera ha deciso di chiudere – entro il primo trimestre del 2025 – lo stabilimento lasciando a casa 115 lavoratrici e lavoratori tra diretti e somministrati. Finirà tra qualche mese la storia della fabbrica di cioccolato di Intra, frazione di Verbania: “Limitata redditività futura e complessità logistica del sito”, le motivazioni avanzate dal gruppo per giustificare l’addio al sito piemontese. “Non vediamo purtroppo altra soluzione”, ha aggiunto Barry Callebaut sostenendo che gli investimenti previsti negli stabilimenti di Perugia e Chieti “dimostrano che l’Italia rimane chiaramente una priorità assoluta” per il gruppo che produce prodotti a base di cacao e cioccolato.

La multinazionale con sede a Zurigo, tra i leader mondiali del settore, mettere risorse anche nelle due fabbriche del Belgio (Wieze e Halle) e negli stabilimenti in Inghilterra (Banbury), Spagna (Vic), Serbia (Novi Sad), Germania (Amburgo) e Francia (Louviers). Quello di Intra, insomma, è l’unico sito destinato alla chiusura dopo una “attenta analisi della nostra struttura produttiva”. La Cisl ha subito indetto lo stato di agitazione e proclamato uno sciopero di quattro ore alla fine di ogni turno.

I dipendenti dello stabilimento piemontese interessati dalla chiusura “sono 115, tra lavoratori diretti e somministrati”, spiega Andrea Guagliardo della Fai-Cisl Piemonte orientale. “È una bomba che piove dal cielo senza alcun tipo di preavviso, né avvisaglie”, prosegue Guagliardo spiegando che verranno coinvolte le istituzioni locali per scongiurare la chiusura. “Chiederemo eventualmente al ministero del Lavoro di aprire un tavolo di crisi”, ha aggiunto il sindacalista. Il Partito Democratico locale ha annunciato che “parteciperà alla mobilitazione” dei sindacati “per far sentire la propria voce affianco a quella di lavoratori e lavoratrici”.

Il sindaco di Verbania, Giandomenico Albertella, ha incontrato il direttore della sede locale e il direttore dell’area nordovest di Barry Callebaut, dopo l’annuncio: “Ho fatto da subito presente che riteniamo la decisione della società inaccettabile nel metodo e nel merito. Tra lavoratori e indotto parliamo di 170 persone, la città non è in grado di sopportare una ricollocazione di questo tipo”. In attesa di aprire un tavolo di crisi con la Prefettura e la Regione Piemonte, Albertella parla di un fulmine a ciel sereno: “I dipendenti addirittura pensavano a misure di sviluppo, sulla base di quanto paventato nei mesi scorsi”.

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