Il Consiglio dei ministri ha appena dato il via alla “sua” norma bavaglio, che tra qualche mese – quando diventerà legge – vieterà di citare tra virgolette le ordinanze di arresto fino alla fine delle indagini preliminari. Ma lui, Enrico Costa, respinge la definizione: “Nessun bavaglio, il contenuto degli atti sarà pubblicabile. Ma a indagini aperte non saranno pubblicabili le ordinanze dalla A alla Z, centinaia di pagine piene di intercettazioni neanche ancora vagliate dal Riesame che può annullarle. È rispetto della presunzione di innocenza“, twitta il deputato di Azione, che oggi alle 18 sarà ospite alla festa del Fatto alla Casa del jazz di Roma insieme a Piercamillo Davigo (qui il programma completo). Una risposta alle critiche arrivate da opposizioni e organi di rappresentanza dei giornalisti, che invece hanno sottolineato le gravi ricadute sul diritto all’informazione del fatto di impedire la citazione degli atti, costringendo i cronisti a “parafrasi” ad alto rischio di imprecisioni e querele. Il primo a intervenire è stato il segretario della Fnsi (Federazione nazionale della stampa, il sindacato unitario dei giornalisti) Vittorio Di Trapani: “Questo governo continua a smantellare l’articolo 21 della Costituzione. Mentre tiene in ostaggio la Rai perché impantanato nella guerra per spartirsi le poltrone, mentre ottiene 15 minuti in prima serata per l’intervista auto-assolutoria di un ministro ex dirigente Rai, trova il tempo di imporre un nuovo bavaglio alla stampa e ai cittadini, che saranno meno informati. Un ritorno al passato che nulla ha a che vedere con il garantismo. In realtà il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare è un piacere ai potenti che vogliono l’oscurità e ai colletti bianchi“, attacca.
“Chi vuole mettere il bavaglio alla stampa è riuscito a completare l’opera“, riassume invece la segretaria della Fnsi Alessandra Costante. “Dopo l’ok del Parlamento a inizio anno, la norma Costa entra nel Codice di procedura penale. Il via libera di ieri in Consiglio dei ministri allo schema di decreto legislativo di modifica all’articolo 114, che impone il divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare, è una brutta notizia per i giornalisti e ancor più brutta per i cittadini, che non potranno conoscere per mesi fatti di rilevante interesse pubblico”, afferma. Mentre l’Usigrai, il maggiore sindacato dei giornalisti Rai, lancia un avvertimento sugli effetti della nuova norma: “Per paradosso il giornalista per raccontare i motivi di una carcerazione potrà usare tutte le parole tranne quelle che il giudice ha usato nel suo atto. La conseguenza sarà un’informazione più opaca, parziale, e meno oggettiva. Un atto che lede il ruolo di garanzia che la libera stampa riveste a tutela di tutti i cittadini, specialmente di quelli privati della libertà”.
Durissime le opposizioni, a partire dal M5s: “Dopo avere privato i cittadini di ogni tutela contro abusi e prevaricazioni da parte di pubblici amministratori, dopo avere messo il turbo a faccendieri e lobbisti con il ridimensionamento del traffico di influenze illecite, dopo avere dato carta bianca per l’uso ai fini privati di beni e risorse pubbliche” con l’abolizione dell’abuso d’ufficio, “dopo avere ridotto le intercettazioni per i colletti bianchi, ora il governo nega la possibilità di leggere le ordinanze di custodia cautelare privando così i cittadini anche del diritto costituzionale di esercitate il controllo sul modo in cui viene esercitata l’amministrazione della giustizia”, denunciano i componenti pentastellati delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. Dal Pd interviene il responsabile informazione Sandro Ruotolo: “Vietare le pubblicazioni delle ordinanze giudiziarie è un ceffone alla libertà di stampa. Il governo ha il tic della censura. Come Partito democratico staremo dalla parte di chi si oppone alla legge bavaglio. Una democrazia senza libertà di stampa che democrazia è?” . Per il leader dei Verdi Angelo Bonelli, “la cultura autoritaria di questo governo mostra il volto di una destra intollerante, che mette il bavaglio ai giornalisti, che blocca ogni forma di potere costituzionalmente riconosciuto e che crea un clima soffocante e preoccupante. È la deriva orbaniana che noi fermeremo in Parlamento e nelle piazze”.