Due giorni dopo l’intervista fiume rilasciata da Gennaro Sangiuliano al Tg1, l’ex amante del ministro della Cultura, Maria Rosaria Boccia, risponde con un’intervista a La Stampa. E sembra alzare ancora l’asticella, puntando il dito direttamente contro Giorgia Meloni. In un passaggio, l’influencer denuncia il doppiopesismo della premier nell’affrontare vicende che riguardano “la dignità dell’essere donna“. E ha poi ribadito che, a suo parere, Sangiuliano rimane sotto ricatto di persone potenti, tra cui “direttori di settimanali“. Sulla questione delle spese di viaggio, ribadisce di aver “sempre saputo che le trasferte venivano pagate dal ministero“, nonostante il ministro – citando i dati delle transazioni – dica di aver sostenuto i costi con la sua carta di credito. E alla domanda su come faccia a dimostrarlo risponde: “Io comunicavo solo ed esclusivamente, anche per le trasferte, con il capo segreteria” del dicastero, Narda Frisoni. Sulla mail inviata dal direttore del Parco archeologico di Pompei a proposito del G7 della Cultura, che la vede tra i destinatari, Boccia afferma che conteneva “informazioni riservate“: c’erano “il percorso principale, i due percorsi alternativi per i ministri che partecipano al G7 e il dettaglio dell’organizzazione”, afferma. Aggiungendo di aver “avuto accesso a tutta l’organizzazione del G7“.



“Il ministro in televisione ha detto che avete avuto una relazione privata. Voleva dire una relazione sentimentale?”, chiede l’intervistatore, il vicedirettore Federico Monga. “Anche questo dovrebbe chiarirlo lui. C’è stata molta confusione fin dall’inizio nella comunicazione di questa sfera”, risponde Boccia. Poi il discorso si sposta sulle chat private di cui Sangiuliano, al Tg1, ha ipotizzato la pubblicazione: “Il ministro è un po’ confuso. Perché il giorno prima ha detto che nelle nostre chat potevano esserci solo delle foto carine, non compromettenti e qualche cuoricino o qualche emoticon carina”. Ma “con una persona con la quale ho una relazione non mi scambio solo delle foto innocenti ed emoticon. Parliamo della nostra vita personale quotidiana. Semmai posso scambiarmi anche qualche messaggio più piccante“, ammicca Boccia. “Lo sa che pubblicare questi messaggi è un reato?”, chiede Monga. “A me questa cosa fa sorridere. Perché tutto quello che io faccio semplicemente per divulgare la verità è un reato, mentre tutte le omissioni e le verità distorte che dicono lui e i suoi collaboratori non sono un reato”, è la risposta. Sull’auto del ministro, sostiene, “abbiamo fatto anche trasferimenti personali. Siamo andati al concerto dei Coldplay, al concerto de Il Volo. Da Roma, siamo arrivati in macchina fino a Pompei. Siamo andati a eventi miei personali e privati, dove lui ha voluto presenziare. Un evento alla base dell’Aeronautica a Roma e un altro a Roma”.

Poi l’attacco a Giorgia Meloni, a cui Boccia si era già rivolta indispettita sui social dopo che la premier, in tv, si era riferita a lei usando l’espressione “questa persona“: “Questa persona ha un nome, un cognome e un titolo”, aveva scritto. E ora rincara: “Chi si richiama ai valori dell’essere donna ha il diritto e il dovere di difendere la propria dignità come ha fatto l’altra persona (Meloni, ndr) quando ha interrotto una relazione profonda tramite un post sui social, dopo che il compagno (Andrea Giambruno, ndr) aveva violato un sentimento d’amore. Mi chiedo perché io vengo trattata con arroganza, additata senza nome e cognome. I comportamenti sessisti vanno sempre denunciati, come ha fatto lei anche utilizzando i social perché una donna deve proteggere la propria dignità indipendentemente dal ruolo che ricopre. Non si può rivendicare la dignità di una donna, offesa nei sentimenti, a fasi alterne. Inoltre non si può dirsi cristiani senza praticare il perdono. Io mi limito a difendermi da un comportamento sessista“. E spiega di aver registrato le telefonate con Sangiuliano e i suoi funzionari “perché il ministro mi ha detto una frase che mi ha colpito molto. Ha detto: “Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai””.

Sui suoi video a Montecitorio con i Ray-Ban dotati di telecamera nascosta, la 41enne pompeiana si giustifica così: “Avevo appena comprato quegli occhiali e volevo provarli. È tutto legale. Perché quando si inizia una registrazione si accendono dei led ai lati”. Ma per registrare in Parlamento serve un’autorizzazione. “E allora dobbiamo mandare sotto processo centinaia di italiani perché tutti quando vanno in Parlamento fanno foto e video con gli smartphone”. “Con gli occhiali ha registrato anche riunioni al ministero?”, le chiede Monga. “Non ho mai utilizzato gli occhiali in presenza del ministro”, è la risposta. A Boccia viene poi chiesto conto della sua ultima storia Instagram: “Mi chiamano ricattatrice ma i veri ricattatori stanno nei palazzi del potere”. A chi si riferisce? “Io ho ascoltato conversazioni e letto messaggi di persone che a mio avviso hanno ricattato il ministro”. Di chi si tratta? “Lo dovrebbe sempre dire lui. Posso dire che ci sono direttori di settimanali”. Alla domanda se sia in possesso di altre registrazioni, foto o video, risponde: “Io ho semplicemente dei documenti per certificare la verità di una donna che diversamente non sarebbe stata creduta“. E ventila l’ipotesi che possano essere coinvolti politici di alto livello, fino alla stessa premier: “Io ero a stretto contatto con il ministro. Quindi ho ascoltato telefonate e ho letto messaggi“. Non teme di aver commesso reati? “Assolutamente no. Forse il reato lo commette chi dice bugie. Io ho sempre e solo detto la verità”.

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