L’esodo dei dipendenti pubblici che raggiungono l’età della pensione spaventa il governo. Che sta quindi valutando, secondo quanto scrive il Messaggero, di inserire in manovra una norma che manda in soffitta l’uscita automatica a 67 anni di età o 65 anni con 42 anni e 10 mesi di contributi. Il pensionamento diventerebbe una scelta volontaria e chi vuole potrebbe decidere di restare al lavoro senza presentare la richiesta di trattenimento in servizio: il contrario rispetto a quel che accade oggi. La novità però non sarebbe accompagnata da incentivi o bonus per rendere più appetibile il prolungamento della vita attiva. A inizio un anno una misura simile è stata prevista per i medici.

All’ipotesi, secondo il quotidiano, ministero dell’Economia e del Lavoro starebbeto lavorando a fronte del numero elevato di uscite attese grazie al raggiungimento dell’età di vecchiaia o dei requisiti per la pensione anticipata. Stando all’ultimo Conto annuale del Mef, l’età media nella pa è vicina ai cinquant’anni e già nel 2022 un dipendente su sette era nella classe di età 60-64 anni. Una situazione che mette a rischio la funzionalità di molti uffici pubblici: escono i funzionari più esperti e reclutare giovani è sempre più difficile perché le condizioni salariali offerte dal pubblico a chi ha laurea e specializzazione risultano spesso non competitive con le opzioni disponibili nel privato.

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