“Ce l’hanno ammazzata”. Con questa convinzione familiari e amici di una ragazza di 23 anni morta durante un intervento chirurgico hanno invaso il reparto di chirurgia toracica del policlinico Riuniti di Foggia e aggredito medici e infermieri. Una cinquantina le persone che sarebbero riuscite a superare l’ingresso della struttura e una ventina, stando ad indiscrezioni, quelle che sarebbero entrate in contatto con il personale sanitario. A farne le spese, in particolare, un chirurgo, che è stato colpito con diversi pugni in faccia e ha riportato ferite e contusioni, un secondo medico spintonato e finito per terra e una dottoressa che ha riportato la frattura di una mano. “Sembrava Gomorra”, ha esclamato un testimone.
Altro personale è riuscito a barricarsi in una stanza (il video) e ad allertare le forze dell’ordine. La polizia è intervenuta riportando la calma ma non senza difficoltà. Oltre a visionare le registrazioni delle telecamere di sorveglianza, gli agenti hanno acquisito la cartella clinica della paziente, che era stata investita da un’auto la notte del 18 giugno scorso mentre andava in monopattino. La ragazza fu trasportata al pronto soccorso di Cerignola con ambulanza medicalizzata e poi trasferita in elisoccorso al Riuniti di Foggia. La 23enne è stata ricoverata per diverse settimane in rianimazione, poi trasferita in riabilitazione e sottoposta a un primo intervento chirurgico.
Nel pomeriggio di mercoledì è stata trasferita in chirurgia toracica, dove in serata – per via di un restringimento del canale respiratorio – è stata sottoposta all’intervento durante il quale è deceduta. La direzione generale del policlinico di Foggia ha comunicato di aver avviato “un’approfondita indagine interna per ricostruire e valutare tutto il percorso assistenziale”. Nel porgere il “cordoglio alla vittima e alla sua famiglia per la gravissima perdita – ha detto invece il direttore generale dell’Asl di Foggia, Antonio Nigri – siamo solidali con gli operatori sanitari aggrediti, chiamati ad assicurare prestazioni sanitarie di elevata complessità come nei casi di politrauma della strada. Nessuna forma di violenza nei confronti di chi svolge il proprio lavoro può essere tollerata”.
I medici “sono spaventati e molti pensano addirittura di dimettersi dal proprio incarico”, ha avvertito il presidente dell’Ordine dei Medici di Foggia Pierluigi De Paolis, per il quale “la situazione solleva urgenti riflessioni sulla sicurezza del personale medico. Bisogna interviene nuovamente per inasprire il quadro sanzionatorio in relazione alle aggressioni ai danni dei medici e sanitari”. L’Ordine dei Medici, insieme ai medici del policlinico di Foggia, ora “si dice pronto ad organizzare una forma di protesta che possa coinvolgere l’intero mondo medico”.
“Non siamo assassini e della solidarietà, dei tavoli di confronto, delle dichiarazioni di sostegno non ce ne facciamo più nulla. Consentire a ben 50 persone di fare irruzione in un reparto ospedaliero vuol dire che sono state violate le più elementari regole di controllo”, dicono i lader dei sindacati dei medici del Ssn, Pierino Di Silverio (Anaao Assomed) e Guido Quici (Cimo-Fesmed). Senza misure concrete e immediate, avvertono, “abbandoniamo gli ospedali” perché “non vogliamo che questi episodi rientrino in una specie di ‘routine della violenza’ che si ripete quasi con monotona regolarità e alla quale si stanno abituando tutti, dalla politica alle istituzioni e all’opinione pubblica”.