Fino a qualche anno fa Siena era il palio e il Monte dei Paschi, ma da un po’ di tempo, da quando papa Francesco nel 2019 ci ha inviato come arcivescovo un suo pupillo, Augusto Paolo Lojudice, 60 anni compiuti il 1 luglio scorso, nominandolo subito cardinale, riaffiora nei senesi il fascino discreto del potere religioso. A fine agosto nella città che ha dato i natali a santa Caterina si sono celebrati i suoi quattro papi: Alessandro III, Pio II, Pio III e Alessandro VII. E nella rosa dei possibili successori di papa Francesco figura anche Lojudice e in questa prospettiva la sua nomina a presidente della Cet, la conferenza episcopale toscana, ne rafforza le possibilità.
Spesso le nomine delle presidenze episcopali regionali sono abbastanza di routine. Non nel caso della Toscana però. Lojudice prende infatti il posto di Giuseppe Betori, che si è dovuto dimettere da arcivescovo di Firenze per raggiunti limiti di età. E non era scontato. Si ritiene infatti che Betori puntasse su un candidato di compromesso, magari il vescovo di Arezzo Andrea Migliavacca, per sbarrare la strada al bergogliano Lojudice. E’ abbastanza chiaro che papa Francesco abbia inteso con questa nomina cambiare pagina nella vita della Chiesa toscana. Betori infatti è stato fedelissimo braccio destro di Camillo Ruini che, recentemente in un’intervista al Corriere della Sera, si è prodigato in elogi nei confronti di Silvio Berlusconi.
Durante il suo periodo fiorentino Betori ha contribuito inoltre alla nomina a vescovi di due preti legati a Comunione e Liberazione come Andrea Bellandi (Salerno) e Giovanni Paccosi (San Miniato). E il movimento ciellino ha avuto grande spazio nella chiesa betoriana. Infine, ciliegina nella torta, l’aperto contrasto – durante una sessione dei vescovi italiani – tra papa Francesco e il cardinale Betori. Con il primo che spiega di non essere venuto, a fine febbraio 2023, a Firenze, al convegno dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo, e la sua presenza era attesa e prevista da tempo, per la presenza dell’ex ministro Marco Minniti. Betori replica che Minniti non era nell’agenda del convegno dei vescovi e il papa che lo rintuzza: “No no. Tu puoi dire quello che vuoi ma io ho visto che c’era. E mi hanno anche fatto vedere quando erano al ministero quali leggi hanno fatto, e ho visto anche i campi di concentramento in Libia dove tenevano questa gente che loro hanno respinto”.
Finisce così nella Toscana che in passato ha avuto vescovi del calibro del livornese Alberto Ablondi, del fiorentino Silvano Piovanelli e del pisano Alessandro Plotti l’era del ruiniano Betori e inizia quella del bergogliano Lojudice. Che dovrà ridisegnare la geografia ecclesiale della Toscana nel segno della sua storia in cui sono emerse figure di grande spessore religioso e politico. Da La Pira a Balducci, da Turoldo a don Milani. Sfida in cui Lojudice si giocherà molto delle sue possibilità di entrare nel novero dei candidati alla successione di papa Francesco. Nel qual caso Siena potrebbe avere il suo sesto papa e tornare al centro del potere religioso.