La nazionale italiana di calcio non trionfava in Francia dall’11 aprile 1954: tanto per dare i connotati del 3-1 ottenuto dall’Italia al Parco dei Principi. Gli azzurri hanno vinto giocando bene, riemergendo con un capolavoro dell’interista Dimarco (30’) per rimediare al gol di Barcola, incassato dopo appena 14 secondi su errore madornale di Di Lorenzo e soffrendo quando, dopo il 2-1 di Frattesi (50’), i Blues hanno caricato a testa bassa, alla ricerca del 2-2. Nel momento più critico, è arrivato il 3-1 di Raspadori (74’), inserito nell’intervallo al posto di Pellegrini. L’Italia, che nel primo tempo aveva colpito la traversa con Frattesi, ha persino sfiorato il 4-1. Ora, nella graticola si ritrova Deschamps: perdere in questo modo, in una Parigi in festa tra Olimpiade e Paralimpiadi, scatenerà le critiche nei confronti del ct transalpino, in carica dal 2012. Affari della Francia.
In una notte, abbiamo visto tutto quello che era mancato agli europei: un modulo adatto alle caratteristiche dei nostri giocatori – più 5-3-2 che 3-5-2, con qualche divagazione nel 3-5-1-1 -, la capacità di rispondere colpo su colpo, lo spirito di sacrificio e, tanto per fare nomi, un campione come Sandro Tonali. E’ stato uno dei migliori, se non il migliore in assoluto: il suggerimento per l’1-1 è stato un capolavoro. L’ex milanista aveva voglia di spaccare il mondo e si è visto quando, al 92’, è andato a recuperare un pallone per aiutare la difesa. Il ct Luciano Spalletti lo ha elogiato: “E’ stato magnifico. Avevamo qualche timore sulla tenuta, invece anche nel recupero lottava e pressava”. Bravissimo anche Retegui, e non solo per l’assist del 2-1 di Frattesi: non è un fenomeno, ma ha il senso del gioco e si mette al servizio della squadra.
I mali che affliggono da anni il calcio italiano non possono essere cancellati dall’impresa di Parigi. I problemi rimangono, soprattutto quelli di sistema ed economici, però abbiamo capito che con il modulo più adeguato alle caratteristiche e alle abitudini dei giocatori, un centrocampo dove si corre invece di camminare e uno spirito di sacrificio generale possiamo tenere botta, evitando umiliazioni come quelle rimediate nell’europeo tedesco. Nei limiti di un parco calciatori più circoscritto nei numeri e nei campioni rispetto alle grandi nazionali, la lezione più importante della notte di Parigi è che bisogna insistere con il rinnovamento. La strada dei giovani presenta spesso qualche imprevisto, ma è l’unica praticabile per andare incontro al futuro: Ricci, Brescianini, Calafiori – uscito per infortunio -, Udogie, Buongiorno, avanti così.
Tonali era già nel gruppo, ma la faccenda delle scommesse gli ha fatto perdere un anno. Nella speranza che abbia imparato la lezione, grazie anche alla gestione intelligente del Newcastle, l’Italia ha ritrovato un talento importante. Dimarco ha firmato un gol splendido. Bene Frattesi. Bastoni ha tenuto botta, peccato l’erroraccio di Di Lorenzo. Spalletti è riemerso dagli abissi e ha ritrovato il sorriso dopo un’estate complicata: “Aver incassato un gol dopo appena quattordici secondi ci ha fatto bene. C’è stata una reazione collettiva. Abbiamo mostrato forza mentale”. La figuraccia degli europei resta, ma Parigi ha ridato dignità alla nostra nazionale. Quattro titoli mondiali e due successi agli europei meritano rispetto e un atteggiamento ben diverso da quanto si era visto in Germania. Ci siamo rimessi in piedi. Ora, nella trasferta in casa di Israele, superato 3-1 dal Belgio, si deve dare un segnale di continuità. La Nations League, ricordiamolo, è il piano B per le qualificazioni mondiali.