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Macron, il Renzi di Francia. Pur di non mandare al governo la sinistra, ha scelto un gollista

di Michele Sanfilippo

Come volevasi dimostrare! Macron ha prima giocato d’azzardo, indicendo elezioni con la speranza (fondata non so su cosa dato che, nel suo paese è, ormai, inviso a tutti) che, agitando lo spettro di una vittoria del Rassemblement National, fosse la sua coalizione a rappresentare la seconda forza del paese, in modo da vincere al ballottaggio.
Poi dopo averle prevedibilmente perse, pur di non mandare al governo la sinistra, ha dato l’incarico di formare un governo a Michel Barnier, un neo gollista in politica da molti anni.

È chiaro che un primo ministro come lui potrebbe formare solo un governo di centrodestra.
E meno male che, Macron, il rampollo di Hollande, ha una formazione di sinistra (mi ricorda un ex sindaco di Firenze che, diventato primo ministro parlando come un rottamatore della vecchia politica, s’è gradualmente trasformato nel più consumato dei volponi di palazzo).

Ma al di là, delle loro ambizioni personali, che ostentando un cinismo senza pari, sovrastano ogni visione di bene, quello che davvero mi fa più paura è che la loro azione politica sia totalmente guidata dal disegno economico neoliberista. Quindi, per loro, non ci son altre vie. Pertanto, si è disposti quindi a fare compromessi anche con l’estrema destra pur di tenere lontano dalle poltrone dalle quali si decidono le politiche economiche persone che ne vogliano esercitare di diverse.

Dopo quasi quarant’anni di queste politiche, che stanno riducendo al lumicino la capacità economica della classi medio basse, a me pare evidente che, se si vuole bloccare l’emorragia di voti che viaggia verso le destre più estreme in Francia come in Italia o in Germania, occorre fare una inversione di rotta e promuovere un’economia capace di redistribuire ricchezza, realizzare un welfare capace di sostenere i ceti più deboli e favorire l’ascensore sociale per tutti soprattutto, per le nuove generazioni d’immigrati (perché solo un lavoro e l’autonomia economica possono disinnescare la rabbia e la violenza che permea le periferie delle città).

Tutto questo dovrebbe passare attraverso una parola ormai impronunciabile: tasse. Ma, a quanto pare, i poteri economici imparano poco dalla storia.
Pur di tenere lontano dalle leve del potere forze politiche che possano aumentare le tasse per operare qualche forma di redistribuzione della ricchezza, preferiscono portare al potere, con l’illusione di poterla controllare, l’estrema destra che, per adesso, sposa senza riserve le loro ricette economiche.

Io non vorrei esagerare ma, come sosteneva Vico, nella storia esistono corsi e ricorsi e a me pare che questo film sia già stato visto negli anni 20 e 30 del Novecento in Italia, Germania e Spagna. Mi auguro che questi uomini di potere sappiano ciò che fanno ma a giudicare dallo stato in cui versa il pianeta ho dei serissimi dubbi.

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