“Prima avevamo Biden come favorito, ma è stato escluso dalla corsa. Lui ha raccomandato a tutti i suoi sostenitori di appoggiare Harris, quindi lo faremo anche noi… lei ha una risata così contagiosa, il che vuol dire che le cose le vanno bene”. Aveva un sorriso malizioso, Vladimir Putin, mentre ieri pronunciava queste parole davanti all’uditorio dell’Eastern Economic Forum di Vladivostok. Al netto della dichiarazione di appoggio, quello dello zar non era un endorsement, anzi. Il presidente russo ha lanciato alla candidata democratica una stoccata sul suo modo di ridere, proprio come è solito fare Donald Trump. che ha definito quella dell’avversaria nella corsa per la Casa Bianca “una risata da pazza” e ha detto che le viene “impedito di ridere, altrimenti perde”.

Non è un mistero, Putin è tra i leader mondiali che accoglierebbero con soddisfazione la vittoria del miliardario alle presidenziali del 5 novembre. Se è vero che la sua amministrazione ha adottato diverse misure contro Mosca – ha buttato alle ortiche i trattati sul disarmo nucleare firmati negli anni ’80, ha messo al bando l’azienda russa Kaspersky Lab, ha istituito la “Us Space Force” e ha inviato un numero maggiore di soldati lungo il fianco orientale della Nato – lo zar ha spesso manifestato simpatia per l’ex presidente. Lo aveva scelto già nel dicembre 2015 in vista delle presidenziali vinte l’anno successivo – “E’ una persona vivace e talentuosa. Non spetta a noi valutare i suoi vantaggi ma è un leader assoluto della campagna presidenziale” -, gli ha accordato spesso parole di stima, in genere lette come veri e propri endorsement. Come lo scorso 9 febbraio: “Avevo un buon rapporto con Trump, non è una questione di leader nelle relazioni tra Usa e Russia è una questione di mentalità”. E quella degli Usa “è di dominare a ogni costo”. Difficile non leggere un riferimento alla politica di disimpegno americano sulle scacchiere geopolitico inaugurato dal tycoon negli anni trascorsi nello Studio Ovale.

Ma poiché a Putin piace anche intorbidire le acque, pochi giorni dopo era sembrato tornare sui suoi passi: il 15 febbraio aveva detto che “preferirebbe” Biden perché “più esperto e più prevedibile”. Per poi cambiare di nuovo versione, ma in un’apoteosi di ironia, il 22: “Avevo detto che per noi Biden è preferibile come presidente, e a giudicare da quello che adesso ha detto, ho assolutamente ragione”, aveva detto lo zar riferendosi al capo della Casa Bianca che poche ore prima gli aveva dato del “pazzo figlio di puttana“. “Certo – aveva chiosato ironico -, non mi avrebbe potuto dire ‘Volodya, sei bravo, grazie, mi aiuti moltissimo’”. Poco dopo era tornato a schierarsi con Trump, nella consapevolezza che una vittoria di quest’ultimo infastidirebbe non poco le democrazie occidentali proprio per l’imprevedibilità del personaggio, definendo i processi contro di lui una “persecuzione giudiziaria” (5 giugno) e giudicando “sincere” le sue assicurazioni sulla volontà di mettere fine al conflitto in Ucraina (4 luglio).

Non è un caso che il falso endorsement alla Harris sia arrivato all’indomani delle accuse penali e delle sanzioni annunciate dagli Usa contro i tentativi russi di influenzare nuovamente le elezioni americane seminando divisioni e disinformazione tramite Russia Today (Rt) ed altri media o piattaforme online controllate da Mosca. Un’operazione “orchestrata dall’inner circle dello zar“, è la valutazione della Casa Bianca e degli 007 americani, secondo cui il Cremlino preferisce il tycoon a Harris, proprio per la sua posizione sulla guerra in Ucraina.

“Putin deve finirla di parlare delle nostre elezioni, di interferire nelle nostre elezioni. Punto. Non dovrebbe favorire nessuno in un modo o nell’altro”, ha replicato il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby mentre il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov negava ogni ingerenza: “I nostri media stanno facendo il loro lavoro. Stanno solo riportando la verità, ma sfortunatamente agli americani non piace la verità scomoda per loro e, quando emerge, immediatamente attuano delle repressioni contro di essa”.

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