“Se Renzi va con il Pd, non voto più il Pd. Speriamo che la segretaria ci ascolti”. Basta girare per le cucine della Festa Nazionale dell’Unità di Reggio Emilia per sentire il termometro della base dem verso lo scenario di una possibile alleanza con il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Qui tra uno gnocco fritto e un piatto di gramigna nessuno vuole più sentire parlare di rottamazione, rinascimento saudita o di jobs act. Una sensazione confermata anche dal sondaggio commissionato dal Fatto Quotidiano a Cluster17 effettuato tra il 30 agosto e il 2 settembre su un campione di 1014 persone. Alleandosi con Renzi, il Pd perderebbe un elettore su quattro. Il motivo? “Come ci si può fidare di uno che cambia idea dalla sera alla mattina” si chiede Sergio, ottant’anni, militante prima Pci, poi Pd. “E poi non ha nessun valore a livello elettorale, prende più voti Calenda, e ho detto tutto” aggiunge Gianni, un altro volontario della Festa. Per potersi alleare con lui serve che “faccia mea culpa e ci chieda perdono”.
Eppure per Maria Elena Boschi che mercoledì sera ha partecipato alla festa “nessun militante mi ha chiesto di chiedere scusa”. La deputata Dem prima promette al Fatto un giro nelle cucine e poi lo evita. Eppure è qui che si annida il dissenso più forte nei confronti di Italia Viva. Tra i caffè e le birre, ci sono giovani che non avevano neanche dieci anni quando Renzi è diventato presidente del Consiglio. E così per tanti di loro rappresenta “il nulla”. Qui a Reggio Emilia il no della base a Renzi sembra essere netto. “Speriamo che la segretaria ci ascolti” dice una delle volontarie mentre taglia una seppia. Ma quando si chiede alla base se ha capito la posizione di Schlein su Renzi, il coro sembra essere unanime: “No, quando l’ho capito te lo faccio sapere”. Eppure c’è ottimismo verso il futuro: “Secondo me non si aspettava una sollevazione generale contro Renzi, ma adesso sta lavorando”.