Il numero di persone a rischio alimentare è in aumento e le ragioni sono da ricercare, tra le altre, nei conflitti in corso in Sudan e Palestina. Questo è quanto emerso dall’ultimo report pubblicato dal Global network against food crises. Secondo i dati presentati, nel 2023 quasi 282 milioni di persone in 59 Paesi hanno sofferto alti livelli di fame acuta, con un aumento a livello mondiale di 24 milioni rispetto all’anno precedente. Questa situazione, spiega il rapporto “oltre a causare malnutrizione acuta diffusa e decessi a breve termine, ha importanti conseguenze umane, sociali ed economiche a lungo termine“.

L’insicurezza alimentare non è guidata da un singolo elemento ma dall’interazione di più fattori di vulnerabilità che vanno dal livello di povertà alla debolezza strutturale di un paese, dai conflitti al verificarsi di condizioni atmosferiche estreme. Ogni singolo paese però, presenta una combinazione a sé stante di questi fattori ed è per questo che il rapporto suddivide i casi sulla base della localizzazione geografica.

Dei 59 paesi attenzionati, in 18 quasi 72 milioni di persone sono a rischio malnutrizione a causa di eventi climatici estremi, in 21 paesi quasi 76 milioni sono a rischio a causa di profonde crisi economiche e in 20 quasi 135 milioni sono a rischio a causa di conflitti in corso. I soggetti a più vulnerabili sono donne e bambini, con più di 36 milioni di casi di malnutrizione di bambini sotto i 5 anni in 32 paesi.

“Questa crisi richiede una risposta urgente. Sarà essenziale utilizzare i dati di questo rapporto per trasformare i sistemi alimentari e affrontare le cause alla base dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione”, ha commentato António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite. In concreto, per affrontare l’attuale e persistente crisi, sono necessari investimenti nazionali ed internazionali che siano in grado, non solo di limitarne il suo impatto nel breve periodo ma anche di creare politiche che vadano ad impattare nel lungo periodo.

Il rapporto presenta un focus sui dati raccolti a Gaza e in Sudan. Nella Striscia l’intera popolazione, che è pari a 2,2 milioni, è ad elevato rischio. Tra l’inizio di dicembre 2023 e l’inizio di febbraio 2024, è stato stimato che il 26% della popolazione si trovi in stato di catastrofe, con un aumento previsto per la seconda metà del 2024. Secondo quanto riportato da Unicef, al momento funzionano solo due dei tre centri di stabilizzazione della Striscia di Gaza che trattano i bambini gravemente malnutriti. Nel frattempo, i piani per l’apertura di nuovi centri sono stati ritardati a causa delle operazioni militari in corso nella Striscia.

Secondo quanto riportato, la sanguinosa lotta di potere tra le forze armate sudanesi (SAF) guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan e i paramilitari delle forze di supporto rapido (RSF) ai comandi di Muhammad Hamdan Dagalo, “ha avuto conseguenze devastanti in tutto il Sudan e nei paesi vicini, tra cui Repubblica Centrafricana, Ciad, Etiopia e Sudan del Sud. Nel paese si sta verificando la più grande crisi alimentare dell’Africa orientale, nonché la più grande situazione di sfollamento interno al mondo.” Dall’inizio dello scontro nel 2022, si è verificato un aumento di oltre 8,6 milioni di sudanesi ad alto rischio. Secondo l’Ispi, a causa della guerra, nel 2023 in gran parte del Sudan, in particolare in Darfur, non si è raccolto a sufficienza per soddisfare il fabbisogno. La produzione di cereali è crollata mentre il prezzo dei beni alimentari di base è aumentato fino all’88%.

IL REPORT

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