Salute

Dipendenti dagli smartphone e desocializzati, la salute mentale dei ragazzi non si salva con l’AI

L’Agenzia per la salute pubblica svedese ha recentemente raccomandato di tenere i bambini sotto i due anni lontani dai dispositivi digitali, evidenziando i rischi legati all’esposizione precoce come disturbi del sonno e sintomi depressivi. Ma anche per gli adolescenti l’attuale media di sei ore e mezza al giorno fuori dall’orario scolastico è considerato un uso rischioso che sottrae tempo ad attività fisiche e sociali fondamentali. Alla luce di queste preoccupazioni, il governo svedese sta considerando di vietare l’uso degli smartphone nelle scuole primarie per tutelare lo sviluppo dei bambini.

Vari studi infatti mostrano che la dipendenza dei bambini dai social media è preoccupante per la loro crescita cognitiva, linguistica e socio-emotiva, poiché un eccessivo tempo davanti agli schermi può compromettere il rendimento scolastico e lo sviluppo del linguaggio, riducendo le interazioni tra pari. L’uso eccessivo dei dispositivi digitali è infatti associato a problemi sociali ed emotivi, come obesità, disturbi del sonno, depressione e ansia.

Un importante studio di coorte recente ha esaminato l’associazione tra il tempo trascorso davanti allo schermo dai bambini tra i 12 e i 36 mesi e le interazioni linguistiche tra genitori e figli. I risultati hanno mostrato che un maggiore tempo davanti allo schermo è correlato negativamente con il dialogo genitore-figlio. Per ogni minuto aggiuntivo di esposizione allo schermo, i bambini ascoltavano meno parole pronunciate dagli adulti, producevano meno vocalizzazioni e partecipavano a meno turni di conversazione.

Una revisione della letteratura ha identificato vari rischi associati all’uso dei social media anche per i bambini più grandi e gli adolescenti, tra cui depressione, problemi alimentari, disturbi psicologici, disturbi del sonno, dipendenza, ansia, problemi comportamentali e legati all’immagine corporea.

E così, in Inghilterra gli insegnanti che tornano a scuola sono preoccupati di trovarsi di fronte a una “bolla comportamentale”, poiché i bambini che sono stati maggiormente influenzati dalla pandemia stanno ora raggiungendo l’adolescenza. Questo avvertimento arriva da esperti e dirigenti scolastici in Inghilterra, sostenuto da studi che mostrano come i bambini che erano in età da scuola primaria durante la pandemia – quando molte scuole erano chiuse – stiano accumulando sospensioni e sanzioni a un ritmo senza precedenti da quando sono passati alla scuola secondaria.

Ancora più preoccupante è il rapido aumento del tasso di espulsioni nelle scuole secondarie, che è cresciuto più velocemente tra gli studenti di prima e seconda media, in particolare tra le ragazze. Prima e durante la pandemia, il rapporto era di circa tre ragazzi espulsi per ogni ragazza, ma nel 2022-23 il rapporto è sceso a quasi due a uno, con un aumento di 1.000 espulsioni tra le ragazze rispetto al 2018-19.

Lee Wilson, amministratore delegato dell’Outwood Grange Academies Trust, ha affermato che molte parti della società stanno ancora risentendo degli effetti del Covid. Nelle scuole, l’eredità della pandemia, con i lockdown e le chiusure scolastiche, ha portato a risultati accademici più deboli a livello nazionale, a una minore frequenza scolastica e a un peggioramento del comportamento, in particolare tra i bambini svantaggiati e nelle scuole che già affrontavano difficoltà o erano all’inizio del loro processo di trasformazione.

La didattica a distanza con la spinta alla digitalizzazione della scuola, la discontinuità causata dalla pandemia, unita a una crescente dipendenza dai social media e dagli smartphone, ha desocializzato questi ragazzi aumentando il disagio psichico. L’ampia portata del comportamento problematico che si è sviluppato nelle scuole di vari paesi negli ultimi anni può compromettere le prospettive future dei bambini. Tuttavia fornire accesso a professionisti della salute mentale non è sufficiente perché è chiaro che il comportamento problematico ha radici in questioni più ampie ed è necessario sviluppare strategie di più ampio respiro per ridurre la povertà infantile.

Come affrontano quindi il problema in Inghilterra? Come supportano gli insegnanti? Ma con l’Intelligenza artificiale (IA) ovviamente.

Il David Game College di Londra ha inaugurato la prima classe nel Regno Unito senza insegnanti umani, dove 20 studenti si preparano utilizzando piattaforme di intelligenza artificiale e visori di realtà virtuale. Mentre l’IA monitora costantemente i progressi e identifica le aree di miglioramento, tre “coach dell’apprendimento” supervisionano le lezioni e gestiscono le materie non ancora coperte dall’IA.

Qualcuno ha espresso il timore che tutto questo possa ridurre l’apprendimento a un processo meccanico, e che la privazione di interazione umana e abilità interpersonali possa essere pericolosa. Ma nonostante le preoccupazioni, il governo britannico sta esplorando modi per integrare l’IA come strumento di supporto per gli insegnanti, come nel caso del David Game College dove l’intelligenza artificiale sembra aver assunto un ruolo dominante.

Che la pandemia fosse stato un perfetto laboratorio per spingere sul digitale, didattica a distanza e l’IA era immaginabile. Che si proponesse l’AI come soluzione ai problemi dell’AI supera ogni immaginazione.