di Paolo Bagnoli
Il populismo, in sé e per sé, non appartiene né alla sinistra né alla destra, ma è un fenomeno politico trasversale. In Italia è al governo con la destra e all’opposizione soprattutto con i 5Stelle implosi in un dibattito a dir poco lunare vista la situazione del Paese, sia da un punto di vista civile – tra l’altro le manifestazioni di fascismo si registrano praticamente giorno dopo giorno – sia dal punto di vista economico considerato quanto l’eccesso di debito pubblico paralizza nei fatti qualsiasi possibilità di manovra espansiva. Secondo il ministro Valditara il servizio che paghiamo per il debito pubblico è pari al bilancio del ministero dell’Istruzione.
L’Italia si trova di fronte a uno stretto non facile da attraversare poiché dovrà rientrare di tredici miliardi all’anno per i prossimi sette anni. Per il governo significa ricavare tale somma tagliando la spesa; in più, vanno trovati circa quindici miliardi che occorrono per rifinanziare il cuneo fiscale. Chiaro che i singoli ministeri che dovranno individuare i capitoli di spesa da decurtare siano in subbuglio. I numeri, alla fine, dovranno tornare; per ora siamo in alto mare.
L’Europa ci ha messo in riga – tralasciamo ogni giudizio sul ministro Giorgetti che ha sottoscritto il patto salvo poi ricredersi, ma è questa la classe dirigente che abbiamo – e i 5Stelle discutono sul secondo mandato. Beppe Grillo e Giuseppe Conte si preparano alla resa dei conti; un braccio di ferro che vedrà quasi sicuramente vincere il secondo il quale, controllando i gruppi parlamentari, ha in mano un movimento per quanto ondeggiante sia. Infatti, al di là delle ragioni di potere, nemmeno Conte esprime una linea politica chiara. In politica estera ciò è palesemente in evidenza, le simpatie pro-Putin sono alla luce del sole come l’attesa per una vittoria di Trump nelle prossime elezioni presidenziali americane. Scaltro e trasformista, in ogni modo, Conte si destreggia con abilità manovriera e sta mettendo Grillo con le spalle al muro.
L’“elevato” sembra sul punto di essere “levato” da ogni funzione di primazia su quella che fu la sua creatura forse addirittura sul punto di cambiare nome. Si potrebbe dire che chi di vaffa ferisce di vaffa perisce. Ogni mediazione a fini unitari ci sembra praticamente impossibile e, quindi, l’esito più probabile di questa batracomiomachia non può che essere una scissione. Che potesse andare così non era difficile prevederlo solo che l’Italia governata dai 5Stelle ha pagato dei prezzi tanto alti quanto assurdi: alla fine, si sono ripercossi su di loro fino a minarne il futuro.
Il portato della loro crisi fa traballare tutto l’arco dell’opposizione. Elly Schlein ha sicuramente risollevato, anche se non guarito, il Pd dalla depressione nella quale l’aveva trovato al momento dell’elezione. Mettendo in sott’ordine la proposta del campo largo, ha lanciato quella dell’alternativa alla destra. Ha fatto il minimo che può fare una forza d’opposizione che è la prima forza d’opposizione.
Ora, il blocco alternativo antimeloniano comporta che si ritrovino uniti nella medesima opzione politica tutti i soggetti che non appoggiano il governo. Per tale disegno i 5Stelle sono fondamentali, naturalmente, ma come ci si può fidare di una forza che, per esempio, sulla Rai flirta con la maggioranza? Ancora. Recentemente a Matteo Renzi sono state riservate festanti accoglienze, ma il Pd non si fida del vecchio idolo che non ha mancato a Firenze – ultimo caso clamoroso – di andare contro Sara Funaro poi eletta sindaco. Renzi si muove con fare spregiudicato; ha assessori in giunte della maggioranza e, fatto rilevante, appoggia la politica sulla giustizia del ministro Nordio. Insomma, siamo di fronte a uno sbrandellio. Ci è difficile capire come la Schlein possa ricucire il tutto in una proposta credibile.
E parliamo di schieramenti; per quanto, poi, concerne l’idea dell’Italia che il fronte alternativo ha in mente nulla è dato conoscere come pure quale politica esso farebbe sul piano sociale. Meno male che sull’autonomia differenziata, frutto tardo di una sciagurata riforma dell’art.5 della Costituzione fatta per contrapporsi alla Lega di allora, il fronte delle opposizioni si irrobustisce giorno dopo giorno; anche la Chiesa, che non dovrebbe interferire nelle cose italiane, ha preso posizione contraria. Il contesto fa pensare che si stia indebolendo pure il sogno del premierato.
Assistiamo alla rappresentazione di un vuoto abissale di cultura politica. L’idea dell’Italia di Fratelli d’Italia è abbastanza chiara, affannata e confusa quella della Lega, ancor più con il lancio del generale che glorifica la XMas. Risvegliata dall’intervento della famiglia Berlusconi ha rialzato la testa Forza Italia tanto che il buon Tajani, per distinguersi, ha posto sul tavolo il problema dello ius scholae pur non stancandosi di affermare, in ogni occasione, che il governo è solido e la coalizione regge. Mai quadratura del cerchio fu più evidente!
Che dire? Una volta l’autunno era caldo per definizione; quest’anno se il clima prosegue così lo può essere per le temperature roventi che abbiamo, non certo per il quadro politico-sociale che ci sembra invece un ballo in maschera. Giuseppe Verdi non ce ne voglia.
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