Il ministero della Sanità libanese ha annunciato che tre soccorritori sono stati uccisi e altri due feriti in un attacco israeliano contro una squadra della Protezione civile che spegneva gli incendi nel sud del Libano. “Il nemico israeliano ha preso di mira una squadra della Protezione civile libanese che stava spegnendo gli incendi causati dai recenti attacchi israeliani nel villaggio di Froun, che hanno provocato la morte di tre soccorritori”, ha detto il ministero in una nota, precisando che le due persone ferite erano in condizioni critiche. Intanto nella Striscia di Gaza continua a peggiorare il bilancio di vittime civili. Un attacco israeliano su una scuola trasformata in rifugio ha provocato la morte di otto persone e il ferimento di altre quindici, secondo quanto riportato dall’agenzia palestinese Wafa. Il bombardamento ha colpito la scuola Halimah al-Saadiyah, nel nord di Gaza, dove erano alloggiate famiglie sfollate. L’esercito israeliano (Idf) ha dichiarato di aver preso di mira un centro di comando di Hamas che operava all’interno del complesso scolastico, giustificando l’attacco come una risposta alla presunta presenza di terroristi.
Altre tre vittime e almeno 20 feriti in un’altra ex scuola trasformata in rifugio. “Un aereo israeliano ha sparato due missili contro una sala di preghiera e un’aula della scuola Amr Ibn al-Aas, dove i civili si erano rifugiati nel quartiere di Sheikh Radwan, nel nord di Gaza City”, ha dichiarato l’agenzia di difesa civile. Abd Arooq, uno degli sfollati, ha sostenuto che la scuola aveva offerto rifugio a più di duemila persone. “Non sappiamo dove andare. Siamo per strada,” ha detto. “Non c’è alcun rispetto per moschee, scuole o nemmeno per le case in cui viviamo”. Altre cinque vittime si contano dopo un raid che ha colpito un’abitazione nella parte orientale del campo profughi di Nuseirat. Dall’inizio del conflitto, il bilancio delle vittime a Gaza è salito a oltre 40.900 morti, con più di 94.600 feriti, secondo i dati del ministero della Sanità gestito da Hamas. A deteriorarsi ulteriormente è anche la situazione umanitaria. Il valico di Kerem Shalom tra Gaza e Israele rimane chiuso per il secondo giorno consecutivo a causa dello shabbat, impedendo l’ingresso di aiuti umanitari. Mentre il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, è chiuso da oltre quattro mesi, causando l’accumulo di migliaia di camion carichi di aiuti nel Sinai.
A sollevare le preoccupazioni internazionali è poi la morte dell’attivista turco-americana Aysenur Ezgi Eygi, la giovane di 26 anni uccisa ieri durante una protesta a Beita, vicino Nablus, in Cisgiordania. Secondo testimoni, stava partecipando a una manifestazione in difesa degli agricoltori palestinesi, quando è stata colpita da un proiettile sparato dall’esercito israeliano. L’autopsia condotta dalle autorità palestinesi ha confermato che il colpo è stato esploso da un cecchino israeliano. Il governo statunitense ha espresso profonda preoccupazione e il segretario di Stato americano Antony Blinken ha definito “tragica” la morte della cittadina statunitense, esprimendo cordoglio alla famiglia della vittima e sottolineando l’importanza di chiarire al più presto le circostanze della sua uccisione. Blinken ha aggiunto che gli Stati Uniti raccoglieranno “informazioni urgenti” sull’episodio e valuteranno eventuali azioni in base ai risultati dell’indagine. Intanto la famiglia della ragazza ha chiesto l’avvio immediato un’indagine indipendente, mentre l’ONU ha sollecitato Israele a fornire spiegazioni complete sull’incidente. L’attivista era nota per il suo impegno a favore della causa palestinese, e la sua morte rischia di alimentare ulteriori attriti tra Washington e Tel Aviv, già in difficoltà nel trovare un compromesso per un cessate il fuoco a Gaza. Secondo lo stesso Blinken, il 90% dell’accordo tra Israele e Hamas sarebbe già stato definito, ma permangono disaccordi su alcuni punti critici, tra cui la liberazione degli ostaggi israeliani. Il direttore della Cia, William Burns, capo negoziatore americano, ha annunciato che una proposta più dettagliata sul cessate il fuoco sarà avanzata nei prossimi giorni.
Un recente sondaggio condotto da Channel 12 ha mostrato che il 60% degli israeliani ritiene prioritario raggiungere un accordo per il rilascio dei 101 ostaggi detenuti a Gaza, mentre il 28% ritiene che la permanenza delle truppe israeliane nel corridoio di Filadelfia, lungo il confine tra Gaza ed Egitto, sia più importante. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è visto con sempre maggiore sfiducia, superato in popolarità dall’opposizione guidata da Yair Lapid e Benny Gantz, entrambi considerati più affidabili per gestire la crisi. Nel contesto del crescente isolamento internazionale di Israele, la regina Rania di Giordania è intervenuta con forza a favore della causa palestinese, parlando al Teha Forum di Cernobbio sul lago di Como. Ha presentato cinque punti per una “pace giusta” che includono il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, nonché la necessità di sanzionare chiunque commetta crimini contro civili. Rania ha criticato la comunità internazionale per aver tollerato l’occupazione israeliana per oltre 57 anni, denunciando quella che ha definito una palese ingiustizia contro i palestinesi. La regina ha anche puntato il dito contro il “doppio standard” adottato verso Israele, accusando la comunità internazionale di trattare la sicurezza dello Stato ebraico come più importante di quella dei palestinesi. “Questo è razzismo anti-palestinese”, ha dichiarato Rania, esortando la comunità internazionale a intervenire per fermare il bagno di sangue.