“Il ministro Nordio ha detto che” le intercettazioni “costano 170 milioni l’anno. Vi faccio solo un esempio. Noi a Napoli abbiamo sequestrato 280 milioni di Bitcoin, li abbiamo trasformati in euro: quando la sentenza sarà definitiva questi soldi potranno essere spesi. Quindi con una sola operazione ci siamo pagati un anno e mezzo d’intercettazioni”. A dirlo è stato il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ospite alla festa de il Fatto Quotidiano e intervistato da Marco Lillo e Antonio Massari. “Con le intercettazioni – ha aggiunto Gratteri – lo Stato ci guadagna. Tutte le indagini fatte con le intercettazioni telefoniche portano un guadagno per lo Stato: pensate a tutte le indagini che portano a sequestro di beni di lusso, oro, orologi, pietre preziose. Beni che messi all’asta sarebbero tutti venduti subito”. Per sottolineare poi il cortocircuito della riforma sulle intercettazioni, Gratteri ha portato l’esempio di un amministratore pubblico che confessa a un negoziante-spacciatore – in quel momento intercettato per traffico di stupefacenti – di aver preso una tangente, cioè di essersi fatto corrompere. “Ma quell’intercettazioni – ha spiegato il magistrato – io non potrò usarla, dovrò buttarla via”.