Calcio

La Serie B al voto: Vittorio Veltroni e Beppe Dossena sfidano Balata. Il giallo sulla regolarità delle loro candidature

Il pallone italiano torna al voto e la prima partita si gioca in Serie B. Giovedì 12 settembre i club del campionato cadetto dovranno scegliere il loro prossimo presidente tra Mauro Balata, n.1 uscente, Vittorio Veltroni, noto manager nipote di Walter, e l’ex campione del mondo Beppe Dossena. Con un giallo sulle ultime due candidature, […]

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Il pallone italiano torna al voto e la prima partita si gioca in Serie B. Giovedì 12 settembre i club del campionato cadetto dovranno scegliere il loro prossimo presidente tra Mauro Balata, n.1 uscente, Vittorio Veltroni, noto manager nipote di Walter, e l’ex campione del mondo Beppe Dossena. Con un giallo sulle ultime due candidature, per un busillis sui termini di scadenza su cui nessuno ha voluto pronunciarsi.

Come noto, il calcio si prepara ad un’intensa stagione elettorale, che culminerà nel voto per la FederCalcio, con il presidente Gabriele Gravina che da mesi sta brigando per rimanere in sella nonostante i fiaschi della sua gestione. Inizialmente aveva anticipato a novembre, per bruciare gli avversari sul tempo, poi a seguito dell’approvazione del famoso emendamento Mulè (che obbliga a dare più peso alla Serie A) l’assemblea elettiva è diventata statutaria, con le urne rinviate probabilmente a gennaio. Prima della Federazione, però, dovranno votare le componenti, ed in particolare le Leghe, su cui pure è attesa battaglia.

Si pensava che i giochi si sarebbero fatti dopo la riforma statutaria, invece, in maniera non dissimile da come aveva fatto inizialmente Gravina, Balata (che del presidente federale negli ultimi tempi era diventato uno dei critici più accesi) ha accelerato, convocando l’assemblea già ad inizio settembre. Sotto la sua gestione la Lega B ha trovato un’identità, però esce anche da un bagno di sangue sull’ultima asta dei diritti tv che certo non ha fatto felici i patron. Con la riforma è destinata a crescere e la sua poltrona può far gola. Infatti, nonostante la corsa contro il tempo, sono state presentate non una ma ben due candidature alternative: Beppe Dossena, che qualche tempo fa aveva già tentato l’avventura nel sindacato dei calciatori, e Vittorio Veltroni, nipote di Walter, soprattutto manager di spessore internazionale con esperienze in Vodafone e Mondadori e un ruolo di primo piano nella società di head hunting Heidrick & Struggles con cui ha avuto modo di relazionarsi già con diversi presidenti.

La sfida è aperta. Ma qui le cose si complicano perché ancor prima dei voti potrebbero contare i cavilli. Come detto, visti i tempi ristretti le ultime due candidature sono maturate in extremis e depositate il 2 settembre, proprio sul gong. Prima o dopo, è questione di interpretazione. Lo statuto, recentemente modificato, fissa il termine a 10 giorni dallo “svolgimento” dell’assemblea. L’assemblea è stata convocata in prima seduta l’11 settembre e in seconda, quando si voterà effettivamente, il 12. Dunque, considerando la prima, le candidature sarebbero arrivate fuori tempo, con la seconda invece no. Quale vale?

Nessuno si è pronunciato, anche perché non è chiaro nemmeno quale sarebbe l’organo preposto a farlo. Forse il giudice sportivo (che però in realtà ha competenza sulle operazioni di verifica dei poteri e di scrutinio). La Lega ha pubblicato un comunicato ufficiale dove si parla solo di candidaturepervenute”: sembra il via libera alle candidature, anche se l’aggettivo utilizzato potrebbe non essere casuale e avere un sapore ambiguo. Qualcuno teme ancora una sorpresa dell’ultimo minuto, di scoprire a poche ore dal voto o addirittura in assemblea che quelle due candidature non sono valide, senza più tempo per i ricorsi. Viceversa, un’eventuale vittoria di Veltroni o Dossena potrebbe essere poi impugnata a posteriori, portando l’esito del voto in tribunale e lasciando la Lega nel caos per settimane. Se un dubbio esiste, come pare essere stato sollevato nelle ultime ore, meglio sarebbe stato scioglierlo prima, e in maniera definitiva. Discussa anche la richiesta di indicare in anticipo la persona deputata a votare per ogni club. E mentre si continua tanto a parlare di questioni formali e molto poco di temi, le urne si avvicinano: al primo giro serviranno 16 preferenze su 20, e l’impressione è che nessuno le abbia; dal terzo ne basteranno 11. La stagione elettorale del pallone comincia così.

X: @lVendemiale