Prima di confessare di essere lui il responsabile della morte di Sharon Verzeni, Moussa Sangare provò con una serie di bugie a sviare gli investigatori. Una serie di “circostanze palesemente false (…)”messe a confronto con il tenore, davvero inequivoco” delle immagini delle telecamere di sorveglianza e alcuni particolari emersi dalle conversazioni intercettate tra il 31enne e i due testimoni che lo hanno riconosciuto, mentre il 29 agosto tutti e tre si trovavano nella sala di aspetto del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bergamo. Sono questi alcuni degli elementi che hanno portato il pm Emanuele Marchisio con gli investigatori a non avere più dubbi sul trentenne che, dopo aver tentato di dare giustificazioni con “falsità evidenti” è crollato e ha confessato. Era lui, l’uomo in bicicletta visto andare via dal luogo del delitto, il 30 luglio a Terno d’Isola.
Inizialmente ha negato di “essersi recato, negli ultimi mesi, a Terno d’lsola”, si legge nell’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino ha convalidato il fermo e disposto il carcere. Ma quanto gli è stato mostrato il video che riprendeva “il suo percorso notturno” ha ammesso di” essere stato presente sul luogo del fatto, indicando, tuttavia core autore, dell’omicidio, un altro fantomatico soggetto, di cui forniva una descrizione sommaria e incoerente”.
“Riferiva, in particolare” che Sharon “sarebbe stata in compagnia di ‘un amico’, con cui avrebbe discusso e che quindi l’avrebbe accoltellata, minacciando poi anche lui che aveva assistito al fatto”. Una versione che “cozza” con i filmati in cui si vede la giovane barista “passeggiare in assoluta solitudine per tutto il tragitto antecedente al suo omicidio”. Un’altra “falsità” detta da Sangare, da poco trasferito dal carcere di Bergamo a quello di San Vittore a Milano, per motivi di incolumità (altri detenuti gli hanno pure lanciato bottiglie incendiarie), è stata “l’affermazione secondo cui si sarebbe tagliato capelli ‘due o tre mesi’ prima dell’audizione”. Cosa a cui non hanno creduto “se non altro per la lunghezza, estremamente corta” degli stessi capelli “al momento dell’audizione” che ha fatto ritenere che “il taglio doveva essere avvenuto in epoca molto più recente”.