Un primo caso di influenza aviaria senza contatto diretto con animali malati è stato segnalato nel Missouri. Il Center for Disease Control (CDC) ha confermato che si tratta del 14esimo caso di infezione nell’uomo di H5N1 negli Stati Uniti nel 2024, ma il primo in cui la persona infetta non ha avuto esposizione a volatili malati. La persona, con condizioni mediche preesistenti, è stata ricoverata il 22 agosto. Il CDC rassicura che il rischio di diffusione del virus tra la popolazione rimane basso: “È il 14esimo caso umano di H5 negli Stati Uniti nel 2024 e il primo senza un’esposizione ad animali malati o infetti”, si legge in una nota.
Nel frattempo, l’influenza aviaria H5N1 ha raggiunto anche l’Antartide, probabilmente trasportata da uccelli migratori provenienti dal Sud America. La presenza del virus è stata confermata da una ricerca dell’Agenzia britannica per la salute di piante e animali (Apha), pubblicata su Nature Communications. Il virus è stato rilevato in diverse specie di uccelli e mammiferi, tra cui foche elefante, sollevando preoccupazioni per la fauna selvatica delle regioni remote.
L’attenzione è alta a livello globale, soprattutto dopo il recente salto di specie del virus dagli uccelli ai mammiferi. Anche se l’analisi genetica attuale indica che il virus H5N1 non è ancora in grado di trasmettersi facilmente da uomo a uomo, gli esperti invitano a non abbassare la guardia, anche perché i casi di infezione nell’uomo continuano ad aumentare. In Cambogia, una ragazza di 15 anni è morta a causa del virus, diventando la decima vittima nel Paese dall’inizio dell’anno. Dal 2023, si contano almeno 903 casi nel mondo, di cui 464 mortali, quasi tutti collegati al contatto con animali infetti o ambienti contaminati.
Tre infettivologi americani hanno proposto, sulle pagine del Journal of American Medical Association, di offrire la vaccinazione volontaria contro l’influenza aviaria A/H5N1 ai gruppi a rischio. L’Fda ha già approvato 3 vaccini contro H5N1 e ne esiste uno contro H5N8 che sembra efficace anche contro l’attuale variante. Gli esperti sottolineano l’urgenza di prepararsi a una possibile pandemia, aumentando la capacità produttiva e colmando le lacune scientifiche e normative. Come sottolineano gli esperti, “il momento per agire con decisione non è quando scoppia una pandemia, ma oggi, finché ne abbiamo l’opportunità”.
“Oggi l’influenza aviaria spaventa molto di più del Covid o del Mpox. Con l’epidemia che continua negli allevamenti intensivi di bovini negli Usa credo che il salto di specie non sia così lontano e nulla impedisce che possa accadere. Il caso di H5 registrato dagli Cdc in Missouri – che pare non abbia avuto contatti con animali – fa un po’ preoccupare ma non abbiamo la neuraminidasi, ovvero non sappiamo ancora se è H5N1 o un altro ‘N’ – dice all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Massimo Ciccozzi – C’è una ‘sirena’ che deve farci stare in guardia – aggiunge – serve sorveglianza e monitoraggio, anche se sono solo 14 i casi umani di contagi da aviaria registrati ad oggi negli Stati Uniti. Quindi nessun allarme per l’Italia“.
“Se è vero quello che dicono i Cdc, e non ne ho dubbi, che è stato registrato in Missouri un caso umano di influenza aviaria A (H5) senza nessun contatto con animali, non è una bella notizia. Aspettavamo solo il quando l’influenza aviaria si sarebbe trasmessa da uomo-uomo e mi pare che questo caso potrebbe esserlo. Ora aspettiamo altre certezze dagli Usa su questa vicenda ma prima o poi l’influenza aviaria sarà un problema globale e andrà affrontata. Questo virus si sta avvicinando progressivamente all’uomo ed è più vicino di quanto possiamo pensare” dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova.