Le intercettazioni parlano chiaro e raccontano come da almeno un anno i ferri fossero cortissimi tra Antonio Bellocco e Andrea Beretta. Qualcuno lo sapeva? Poi, improvvisamente, l’omicidio di Cernusco sul Naviglio. I video, la dinamica: Beretta, secondo i pm, armato di pistola e coltello nell’auto di Bellocco. Dopo aver ucciso Bellocco e, secondo il decreto di fermo firmato dai pm, infierito sul corpo, Beretta ferito a sua volta (si spara da solo o Bellocco, presa l’arma, spara?) viene trasportato in ospedale. Circa due ore dopo (da indagato?) rende interrogatorio al pubblico ministero Paolo Storari. Spiega molto, dice di aver saputo che volevano ucciderlo. Aggiunge che il motivo forse è legato al negozio di merchandising della curva dell’Inter gestito da Beretta a Pioltello. Tanti soldi. Beretta però non molla. Bellocco insiste: nella bacinella, direbbe, ci vanno anche questi soldi. Tenta un’estorsione? Come emergerebbe dal verbale dell’omicida. Si ipotizzerà all’epoca di aprire un altro negozio a Milano. Su questo Bellocco pare irremovibile. Milano è roba di famiglia.
Dopo l’omicidio, ieri, l’interrogatorio di garanzia. Beretta si avvale della facoltà di non rispondere. Verbale chiuso. È però nelle parole che va in scena la partita doppia tra accusa e indagato. Con Beretta, per quel che risulta al Fatto, per nulla consapevole e a dire ancora dei Bellocco: li schiaccio. Con il pm a quel punto sorpreso. E che i Bellocco il pm li abbia già indagati è fatto noto. Era la Blue Call. Umberto, coinvolto in quella inchiesta, è parente di Toto Antonio Bellocco.
Ieri, nel carcere di Opera, i sentimenti respirano la stessa tensione. La Procura che da mesi indaga sulle curve vuole capire da Beretta il motivo. Che Beretta, viene detto, ad aver ucciso un figlio di Rosarno, avrà qualche pensiero. Due i pensieri, secondo chi indaga, ma uno solo conta: spiegare. Andrea Beretta attualmente si trova nel reparto sanitario del carcere di Opera. Pensa, probabilmente, alla sua famiglia. Quella, per quel che è emerso ieri dalle agenzie di stampa, minacciata da Bellocco durante la lite in auto davanti alla Testudo. E però, immaginiamo ora Beretta a pensarci in carcere. Che Bellocco fosse di quella stirpe, forse lui tra i capi della Nord, lo sapeva e non era d’accordo, forte anche di molte amicizie che contano nel milieu mafioso milanese.
Che poi tutto inizi poco dopo la finale di Champions persa dall’Inter è una chiacchiera stranota. A quel tavolo c’era chi conta. E su qualche ammanco si è passato sopra. Del resto Belloco jr era appena arrivato. Ma dopo la seconda stella vinta in casa del Milan? I soldi piovono a palate. A quel secondo tavolo, risulta al Fatto, l’accordo non viene trovato. Che succederà dopo, tra maggio e il 4 settembre, al momento non si sa. Quel che emerge, chiuso il verbale, sono ancora le parole. Chi indaga spiega ai avere da tempo un quadro del come Beretta dovesse essere ucciso dai Bellocco. Ucciso male addirittura.
E oggi? A pochi giorni dal derby? La curva Nord resta formalmente in mano al suo frontman Marco Ferdico. Anche se qualcuno spiega come questo regno di mezzo sia già stato preso (in pace) da altre famiglie calabresi. Il primo pensiero di Ferdico, dopo l’omicidio di Bellocco, è noto sui social ed è andato a Totò Bellocco, figlio di Giulio. Con Beretta l’amicizia è siglata con un tatuaggio. Beretta che oggi, dopo la morte di Bellocco, ha ancora il consenso di gran parte della curva. Ferdico è, oggi, il capo della curva Nord che, poche settimane fa, a un quotidiano nazionale spiegava che gestire una curva è come gestire una azienda. Quel giorno stesso la Commissione comunale antimafia ascoltava i dirigenti dell’Inter sulla presenza di Bellocco e della mafia.