Non la prestazione perfetta, ma quella di cui c’era bisogno. Concreta, autoritaria, lucida. Jannik Sinner è in finale allo Us Open, la prima della sua carriera. L’azzurro supera il britannico Jack Draper, numero 25 del mondo, con il punteggio di 7-5 7-6 6-2 e domenica 8 settembre andrà alla caccia del secondo trionfo Slam, del sesto titolo del 2024, del numero 16 in totale. Scontato il fatto che questo sia un altro momento storico per il tennis italiano. Una nuova pagina che rimarrà indelebile. Nessuno nel maschile era mai riuscito a raggiungere questo appuntamento a Flushing Meadows. L’altoatesino riesce lì dove Matteo Berrettini e Corrado Barazzutti erano stati respinti. I due infatti erano stati fermati in semifinale rispettivamente nel 2019 e 1977. L’Italia torna così all’ultimo atto a New York a distanza di nove anni, dall’indimenticabile finale tutta azzurra tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci del 2015.

È stata una vittoria di pazienza e di esperienza. Sinner ha testato e gestito un Draper sceso in campo per nulla intimorito dal grande appuntamento conquistato senza perdere un set. Anzi, il britannico ha venduto cara la pelle fino a che ha retto a livello mentale, affidandosi soprattutto alle sue notevoli doti con il servizio e il diritto. Un approccio di grande personalità che ha costretto l’azzurro a un match molto più complicato del previsto, combattuto, spigoloso, ma mai percepito come in pericolo. Anche nei momenti più delicati infatti – ad esempio il controbreak subito sul 4-3 del primo set o la palla break salvata all’inizio del secondo parziale -, la sensazione è sempre stata quella di essere sostanzialmente in controllo della situazione.

A fare la differenza è stata ancora una volta la capacità di alzare il livello nei momenti chiave della partita, come alla fine del primo set, con il break decisivo sul 5-5, e soprattutto nel tie-break del secondo, in cui Sinner ha cambiato marcia in maniera violenta, ha dominato e ha impresso una svolta definitiva alla semifinale. Da lì è partito il countdown finale, conclusosi in due fasi: il break conquistato sul 3-2 del terzo set e poi la risposta di rovescio vincente che ha chiuso la pratica alla prima occasione utile. Una partita dura anche, e in particolare, dal punto di vista fisico, e non solo per la battaglia in sé. Le condizioni di gioco sono state molto pesanti, dettate da un’umidità incessante. Tanto da portare Draper a chiudere l’intervento del medico per alcuni problemi di stomaco avuti in campo. Insomma, un altro bel test fisico superato per l’azzurro, forse il più probante di questa spedizione newyorkese.

La finale allo Us Open si traduce in 10.480 punti nel ranking. Circa 3.500 in più rispetto al numero 2 del mondo Alexander Zverev, mentre Carlos Alcaraz e Novak Djokovic sono rispettivamente a 4.000 e 5.000 lunghezze di distanza. Insomma, l’azzurro ormai ha fatto il vuoto, e l’obiettivo di chiudere la stagione in vetta è davvero a un passo, indipendentemente da come andrà la finale a New York. Solo un autentico tracollo di Sinner nella parte conclusiva dell’anno potrebbe riaprire i giochi.

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