Matteo Renzi? “Una presenza inquinante, non potremmo mai lavorare con lui”. L’attacco di Beppe Grillo? “Rispetto il suo ruolo di fondatore, ma nel Movimento 5 stelle non può essere un sopraelevato rispetto alla comunità”. Il percorso di rilancio dei Cinque stelle? “C’è ricetta che non funziona più, oggi non dobbiamo interpretare i bisogni di 15 anni fa ma progettare la società del domani”. I presunti complotti denunciati da alcuni esponenti del governo di Giorgia Meloni? “Di prove di complotti non ne abbiamo, la prova della loro incapacità è acclarata da tempo”. Le dimissioni di Gennaro Sangiuliano da ministro? “Ma Daniela Santanchè resta al suo posto? E Delmastro e Lollobrigida? Sangiuliano era un eccentrico, non era un uomo di partito”. Dai problemi interni ai 5 stelle, alle interlocuzioni col Pd fino alle critiche al governo: Giuseppe Conte tocca tutti i temi più delicati dell’attualità politica.

“Renzi? E’ il popolo italiano che non si fida più di lui” – A cominciare da quello più spinoso: l’ipotesi di un’apertura da parte del Pd di Elly Schlein al ritorno di Matteo Renzi nella coalizione. “Noi non potremo mai lavorare con Renzi e costruire un progetto con Renzi”, ha detto il leader del Movimento 5 stelle alla festa del Fatto Quotidiano, in corso alla Casa del Jazz di Roma. Numerosi i “buu” e i “fuori” che si sono sentiti tra il pubblico, quando i giornalisti Paola Zanca e Luca Sommi hanno chiesto all’ex premier di un possibile ritorno del leader d’Italia viva nel campo del centrosinistra. “Renzi dice che mi porto la claque? Mi sa che me la porto dappertutto perché ovunque vada è così. La fiducia di un personaggio politico la si vede anche dall’indice di gradimento, è il popolo italiano che non si fida di Renzi. Sto campo largo, ma che vuol dire campo largo? Chiunque passa? Fino a ieri ha votato con la Meloni poi ha perso le elezioni e torna. Hanno lanciato anche le firme contro il reddito di cittadinanza, è una parabola politica che non funziona. Poi noi siamo in politica per contrastare l’affarismo”, ha detto Conte. E a proposito di affari, l’ex premier ha attaccato il leader d’Italia viva:”Renzi è votato al campo degli affari, sta facendo affari in tutto il mondo. Ora si sta ingegnando a entrare nella partita del litio, bravissimo, vale tanto. Ma che c’entra con la politica?”.

“Renzi affarista, cosa c’entra la politica” – Alla domanda se si sia già confrontato con la leader del Pd Elly Schlein sul motivo per cui ha riaperto a Renzi, Conte ha risposto: “Avremo modo di parlarne sicuramente. Noi con Pd e Avs stiamo lavorando e non si parte da zero, non stiamo a pettinare le bambole.Stiamo cercando di costruire un progetto alternativo, ma non si può fare con persone che escono ed entrano”. E ancora: “Un progetto alternativo non puoi farlo con persone che contaminano. Questo campo largo, questa formula che significa? Questo campo deve essere coeso, loro hanno fatto il Jobs Act e sono convinti, non vogliono il salario minimo, sono contro il reddito di cittadinanza. Noi siamo in politica per contrastare l’affarismo, non può essere che ti appropri per le istituzioni per fare affari”, ha aggiunto, riferendosi sempre al leader di Italia viva. Poi ha detto: “Se qualcuno pensa, con queste presenze inquinanti di rovinare i nostri principi e valori non ci riuscirà”. In ogni caso, ha continuato l’ex premier, “noi questa fretta di andare al Governo non ce l’abbiamo, o per lo meno ce l’abbiamo per mandare a casa Meloni, ma l’alternativa deve essere credibile per essere vincente”.

“Il rilancio M5s? C’era una ricetta che non funziona più” – Altro tema fondamentale dell’intervista è quello relativo al processo di rilancio dei 5 stelle. Solo pochi giorni fa Beppe Grillo ha nuovamente attaccato Conte con un post durissimo in cui accusa l’ex premier addirittura di volere “abbattere il M5s“. Come replica Conte? “Ho sempre rispettato e continuo a rispettare il suo ruolo di fondatore, nessuno può oscurare questo grande progetto che è il Movimento. Solo che c’è una ricetta che non funziona più, non bisogna più interpretare i bisogni di 15 anni fa, na dobbiamo cercare di capire come progettare la società di domani”, ha detto l’ex presidente del consiglio, riferendosi al processo costituente del M5s. “Il modo migliore per attualizzare i principi del Movimento è lanciare un progetto costituente. In nessun partito politico in Italia e in Europa si è mai realizzato un processo costituente come il nostro che parte dal basso”. Grillo ha soprattutto messo il veto a eventuali modifiche sul simbolo, sulla regola del doppio mandato e sul nome. “Ma il simbolo è già cambiato, è cambiato più volte nella storia del Movimento: da ultimo abbiamo messo la parola Pace – ha detto Conte . E anche la regola sul doppio mandato: si sono inventati con Grillo compiacente il mandato zero per i consiglieri comunali. E io non c’ero. Se alla fine del nostro processo il simbolo rimane identico a me va benissimo, ma è la base che decide. Ma nessuno può dire di questo si può discutere e di questo no”. Interpellato sul contenuti del contratto firmato dal garante relativi al simbolo, Conte ha poi spiegato: “In passato sono stato accusato da Grillo stesso di essere un leguleio. Gli avvocati se ne occuperanno, io sono qui a fare il leader di una comunità politica. Ci sono avvocati, ma sono tranquillissimo: l’impegno a non sollevare contestazioni su simbolo è nero su bianco e il garante dovrebbe rispettare un impegno contrattuale”. Ma è possibile che esista un Movimento senza Grillo? “Non ci abbiamo mai pensato, mi sorprenderebbe tanto. Sarebbe la massima contraddizione, significherebbe che in tutta l’architettura qualcosa non andava: chi ha lanciato l’idea della democrazia dal basso viene meno adesso che si realizza un vero processo di partecipazione. Ma in passato chi è stato visionario perché era considerato visionario? Perché si è richiamato alle origini? O perché ha guardato avanti?”. Ma come va oggi il rapporto tra Conte e Grillo? Continuano a sentirsi? “Purtroppo dopo queste sue uscite non mi ha più chiamato”, ha detto il leader dei 5 stelle. Che poi ha puntualizzato: “Questa non è questione Grillo-Conte, ma una questione Grillo-comunità che vuole discutere. E’ un principio politico e giuridico. Io non accetterò mai di vivere in una comunità in cui c’è un soggetto sopraelevato rispetto alla comunità stessa. E’ un principio antidemocratico. Se passa questo principio – e non vedo come possa passare – io non potrei esserci”.

“Serve una legge per cacciare i partiti dalla Rai” – Conte ha pure commentato le dimissioni di Sangiuliano da ministro della Cultura. “Ho mostrato la mia solidarietà umana, non politica. Poi è emerso che si è dimesso anche se prima Meloni aveva detto no. E Santanchè, Lollobrigida e Delmastro ce li teniamo? Semplice: lui era un esterno, non era un uomo di partito. Per Giorgia Meloni l’importante è consolidare il suo nucleo”. E a proposito delle accuse di complotto lanciate da alcuni esponenti di governo, l’ex premier ha replicato: “Se fai il presidente del Consiglio e non sei accomodante è chiaro che ci sono apparati dello Stato, lobby, che cercano di costruire cricche, è un dato di fatto e io essendo assolutamente allergico a questo, ho avuto spesso la sensazione di trabocchetti e insidie. Però mai mi avete sentito parlare di complotti, perché se sei presidente del Consiglio lavori, punto. Non fai questo vittimismo”. E ha sottolineato: “Di prove di complotti non ne abbiamo, la prova della loro incapacità è acclarata da tempo”. Ma in questo momento così delicato a livello internazionale, come si sarebbe comportato Conte se fosse stato ancora a Palazzo Chigi? “Mi sarei incazzato per la piega che stava prendendo la situazione e mi sarei fatto sentire con gli altri leader”. Anche con gli Stati Uniti? “Sì, sei uno scendiletto o sei un alleato? Io ho sottoscritto la via della Seta facendo arrabbiare Trump, e dicono che sono amico di Trump…”. Un passaggio anche sulla Rai. “Se esite Telemeloni? Certo, ma perché c’è una legge che lo consente. Non è che se prima era TelePd era migliore. Il problema è la legge, noi stiamo per lanciare gli Stati generale per un progetto di riforma della Rai. Il primo obiettivo è fuori la politica, i partiti, dalla Rai”, ha detto il leader dei 5 stelle. Prima, però, ci sarà da eleggere il nuovo presidente di viale Mazzini: “Noi non siamo mai stati gli utili idioti di nessuno. Nessuno si aspetti i nostri voti per accreditare…Portino presidenti autorevoli, indipendenti e li valutiamo. Se si accomodano su soluzioni partiticamente congeniali non ci riguarda”.

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