di Alessandro Raboni*
“La blockchain e l’intelligenza artificiale costituiscono una minaccia per la democrazia. L’AI abilita la sorveglianza di massa, facilitando il lavoro dei regimi autoritari; la blockchain accelera il capitalismo e la finanziarizzazione della società.”
A parlare così è Peter Thiel, ex CEO di PayPal e simpatizzante di ideali ultra-liberisti (ad esempio seasteading.org): “Crypto is libertarian and AI is communist”. Ma, al netto dell’ansia collettiva che generano, queste tecnologie potrebbero rappresentare una soluzione ai problemi che hanno contribuito a causare in primo luogo?
Plurality si legge come un saggio sci-fi (science fiction, ndr) ottimista, offrendoci una guida pratica per navigare la complessità degli strumenti tecnologici a disposizione della democrazia, delineando al contempo una strategia tecnica e filosofica.
Sebbene basato in gran parte sugli insegnamenti tratti dall’esperienza politica di Taiwan, l’ambizione dell’opera è globale. La tesi centrale supporta la digitalizzazione della democrazia come espressione del pluralismo politico. Hacker e programmatrice sin dalla tenera età, Audrey Tang ha fondato, insieme a un folto gruppo di civil hackers, g0v nel 2012 per rendere la democrazia taiwanese più agile e trasparente. Fornendo ai cittadini taiwanesi strumenti spesso più efficaci e intuitivi di quelli governativi, il movimento ha ottenuto sin dagli inizi un notevole successo. In perfetto stile open-source, ancora oggi g0v organizza un hackathon circa ogni due mesi. Cofacts Line Bot, un chatbot per il fact-checking pubblico, e Government Budget Visualization sono alcuni esempi di strumenti emersi da queste iniziative.
Alcuni dei progetti di g0v sono stati adottati dal governo taiwanese, in particolare durante il mandato di Tang, prima come ministro per il Digitale nel 2022, poi nel 2023 come membro del consiglio nazionale per la cybersicurezza. Ispirandosi al successo di Taiwan, Plurality ambisce a introdurre concetti innovativi come il Quadratic Voting (QV) all’interno della sfera pubblica.
Teorizzato da Weyl e Vitalik Buterin nel 2018, il QV è un concetto semplice quanto potenzialmente rivoluzionario: un metodo di voto che riflette l’intensità delle preferenze nelle decisioni collettive. Gli elettori ricevono un budget di crediti da assegnare alle diverse domande sulla scheda elettorale per segnalare l’intensità delle loro preferenze. I crediti vengono poi convertiti in “voti conteggiati” in base alla loro radice quadrata. Questo metodo consente di mitigare notevolmente le differenze socioeconomiche, affrontando problemi come la tirannia della maggioranza, e trovando applicazione non solo nelle votazioni, ma anche in ambiti correlati, come il finanziamento pubblico ai partiti.
Sebbene rasenti l’utopia, Plurality ci offre uno spunto interessante per riflettere sul ruolo che la tecnologia può ricoprire nel facilitare o scoraggiare la partecipazione politica.
* Head of Growth in Transak, una startup che facilita pagamenti con asset digitali. Ha fondato EthMilan.xyz, il più grande evento di divulgazione Blockchain/AI in Italia.
** Audrey Tang (in foto, nel 2020) è stata la prima ministra dichiaratamente transessuale nella storia di Taiwan. Per evitare potenziali offese, Tang è identificata con il pronome neutro.