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Luca Carboni: “Il tumore ai polmoni era grande e difficile da operare, è stato uno choc. Ho pensato alla morte come ad una possibilità concreta, ma ho combattuto”

In pochi minuti, tutto è cambiato. Dalla scelta dei brani sono passato alla scelta delle terapie per sopravvivere", ricorda l'artista in una toccante intervista a Walter Veltroni sulle pagine del Corriere

di F. Q.
Luca Carboni: “Il tumore ai polmoni era grande e difficile da operare, è stato uno choc. Ho pensato alla morte come ad una possibilità concreta, ma ho combattuto”

Dopo due anni di assenza dalle scene, Luca Carboni ha deciso di rompere il silenzio e raccontare la sua battaglia contro un tumore al polmone. La diagnosi è arrivata nel marzo 2022, durante le registrazioni del suo nuovo album. “Uno choc“, così il cantautore descrive il momento in cui ha appreso la notizia, che ha stravolto i suoi piani e lo ha costretto a mettere in pausa la sua carriera musicale. “In pochi minuti, tutto è cambiato. Dalla scelta dei brani sono passato alla scelta delle terapie per sopravvivere. Il tumore era grande, difficile da operare”, ricorda l’artista in una toccante intervista a Walter Veltroni sulle pagine del Corriere.

“Lo staff di oncologia del Sant’ Orsola- guidato dal Primario Prof. Andrea Ardizzoni, con la collaborazione dello pneumologo Piero Candoli e del chirurgo Piergiorgio Solli- ha avviato subito una massiccia cura di chemioterapia. Il tumore si è ridotto molto e ad agosto ha consentito l’operazione per asportarlo. Per fortuna non c’erano metastasi e dopo l’intervento abbiamo continuato con l’immunoterapia. Dopo due anni posso dire di essere tecnicamente guarito anche se, con questo tipo di malattia, questa parola ha un significato fragile”.

E ancora: “Dalla notizia, dalla lastra e, soprattutto, dallo sguardo del radiologo, mi ero convinto di avere poco tempo. Ho pensato alla morte, per la prima volta, come a una possibilità concreta. Ma devo alla scienza medica il ritorno, assai presto, di una ragionevole speranza. Non ci credevo, immaginavo fosse una necessaria consolazione, eppure mi sono aggrappato a quel barlume di luce. Ho pensato due cose: che dovevo fidarmi dei medici e affidarmi al destino, combattendo a modo mio. Comunque, anche quando vedevo la fine come eventualità possibile, mi sentivo felice. Ho fatto una vita bella, piena di luce, di gioie, di amori. Il mio percorso è stato faticoso e carico di soddisfazioni”.

La lotta contro la malattia
Carboni ha affrontato la malattia con coraggio e determinazione, sottoponendosi a una massiccia cura di chemioterapia e a un intervento chirurgico per asportare il tumore. Fortunatamente, non sono state riscontrate metastasi e il cantante ha potuto proseguire con l’immunoterapia: “Ho sopportato la chemio, erogata con dosi massicce, molto bene, anche grazie ai consigli del mio medico omeopata. E lo stesso con l’immunoterapia. In definitiva ho vissuto una esperienza drammatica senza provare dolore. Non mi sono piegato alla disperazione, che pure conviveva con me, ho combattuto. Ho smesso di fumare, ho camminato tanto. Andavo sull’Appennino e cercavo paesaggi che rendessero ancora più forte il mio rapporto con la vita”. Così oggi, dopo due anni, può dichiararsi “tecnicamente guarito”, anche se consapevole della fragilità di questa parola quando si parla di tumore

Un’esperienza collettiva
L’esperienza della malattia ha profondamente segnato Carboni, mettendolo in contatto con altri pazienti e facendogli vivere le loro storie. “Il tumore non è un’esperienza individuale, ma collettiva”, afferma il cantautore, sottolineando l’importanza del sostegno reciproco e della condivisione: “Questa esperienza mi ha messo in contatto con tante persone. Ho frequentato oncologia, ho vissuto le storie di tanti malati. Non puoi sentirti guarito se non è guarito l’altro, la persona che avevi a fianco mentre facevi le flebo. In questi anni ho pregato per me, ma anche per chi condivideva il mio stesso percorso. Come un mio amico dell’isola d’Elba, che ha scoperto il mio stesso male ma non ce l’ha fatta”.

L’importanza della fede
La fede e la natura hanno giocato un ruolo fondamentale nel percorso di guarigione di Carboni. La sua famiglia cattolica gli ha insegnato a tenere sempre aperta la finestra sul divino, e questa esperienza ha rafforzato la sua devozione: “Io vengo da una famiglia cattolica che mi ha educato a tenere sempre aperta la finestra sul divino. Poi, per un certo periodo, ho chiuso quella finestra che poi si era di nuovo spalancata da adulto, ben prima della malattia. Questa esperienza ha rafforzato la mia convinzione spirituale”.

Il ritorno alla vita e alla musica
Il ritorno di Carboni alla vita avverrà a novembre con una mostra a Bologna, la sua città natale, che coinciderà con i quarant’anni dal suo primo disco. Anche se non ha scritto nuova musica durante la malattia, la pittura e gli audiolibri gli hanno fornito spunti per possibili testi e canzoni. Ora che sta bene, Carboni è pronto a ricomporre la sua vita, a riprendere in mano le canzoni interrotte dalla malattia e a tornare sul palco, dove la prima canzone che canterà sarà “Primavera“. Carboni ha anche condiviso un ricordo speciale legato a Lucio Dalla, che ha avuto un ruolo importante nella sua carriera. A venti anni, consegnò i suoi testi a Ron in un’osteria di Bologna, dove Dalla li lesse e li apprezzò. Questo incontro segnò l’inizio del suo percorso musicale e lo portò a collaborare con gli Stadio. Nonostante la sofferenza e la paura, Carboni ha trovato nella malattia anche una sensazione di libertà creativa, senza scadenze o vincoli. Ora è pronto a riaprire la porta della sua vita, a ritrovare le persone e a condividere la sua musica con il pubblico.

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