Più di tre mesi di pausa per dare spazio a giochi, riposo, magari anche a un po’ di noia e contrastare l’iperattivismo del resto dell’anno che vede coinvolti bambini e ragazzi, e di cui recentemente si è lamentato in alcuni brevi reel anche il regista Paolo Sorrentino. Una parentesi che rischia di diventare una “bolla” psicologica che aumenta le ansie in vista del ritorno a scuola. Un fenomeno che gli esperti chiamano “scivolamento scolastico”. Le statistiche dicono infatti che le capacità di apprendimento e i livelli di attenzione sono molto più bassi alla ripresa dell’anno scolastico. E a parte l’annoso dibattito sull’efficacia o meno dei compiti per le vacanze è un fatto che la lunga pausa estiva faccia “resettare la mente” aumentando l’ansia che molti ragazzi si troveranno ad affrontare alla ripresa della scuola.
E quindi, che fare per facilitare la ripresa dei ritmi scolastici? “Prima di tutto, si incomincia col parlare del rientro a scuola in termini positivi”, spiega al FattoQuotidiano.it la professoressa Anna Oliverio Ferraris, scrittrice, psicoterapeuta, già docente di psicologia dello sviluppo, università La Sapienza di Roma, autrice del recente saggio Non solo amore, pubblicato da Rizzoli. Si riprendono quindi le attività, si ritrovano i compagni, a volte tutti gli insegnanti, altre volte soltanto alcuni. E poi: ci sarà un cambio di classe? Cambieranno il compagno di banco?
Ci sono anche delle pratiche utili da adottare insieme ai figli?
“Sì, per esempio ci si organizza per mettere in ordine zainetto, quaderni, libri, penna, matite e altro materiale che serve per materie come il disegno, le scienze, il laboratorio, la musica. Per evitare che si rovinino si decide di foderare alcuni libri. Si va quindi alla ricerca della carta preferita. Si crea dunque un clima volto a impegnarsi attivamente, assumendosi dei compiti e fronteggiando le novità. In parallelo i bambini e i ragazzi continuano a incontrare i loro amici, giocare all’aperto e completare – se ancora non l’hanno fatto – quelle letture che gli insegnanti avevano segnalato loro prima della chiusura estiva”.
Smartphone e tablet possono interferire in questo processo di reinserimento a scuola?
“Da quest’anno, nelle elementari e nelle medie, lo smartphone dovrà essere depositato in uno scatolone e ripreso all’uscita dalla classe. La stessa cosa faranno gli insegnanti. È un’occasione per i bambini e i ragazzi per ridurne l’uso ed essere meno ansiosi nell’aspettativa di messaggi, in genere irrilevanti ma in grado di indurre una dipendenza. Anche i genitori devono cogliere questa occasione per cercare di ridurre a casa l’utilizzo ludico di queste tecnologie che non solo possono indurre vere e proprie forme di condizionamento ma, frammentando i tempi di attenzione, modificare le capacità cognitive e rallentare l’apprendimento scolastico”.
Soprattutto i primi giorni di scuola, quanto è utile seguirli, per esempio, durante i compiti da svolgere a casa?
“Può servire – anche per comunicare ai giovani studenti che i compiti assegnati dagli insegnanti sono importanti per la loro formazione – seguire ciò che devono fare per la scuola evitando però di sostituirsi. Man mano devono imparare a organizzarsi cercando di non frammentare l’attività di studio con troppe interruzioni, dovute a chiamate, messaggini, invii di selfie, canzoni, ecc. A seconda delle età è invece importante fare delle pause, giochi e attività motorie”.
Per quanto riguarda il sonno, a che ora mandarli a letto? E nel week-end, come regolarsi con il riposo?
“Un bambino ha bisogno di dormire almeno otto ore ed è quindi importante che vada a letto presto, tenendo presente che guardare video o gli schermi dei vari gadget prima di dormire ha un effetto eccitante che riduce la qualità del sonno. Nel week-end possono alzarsi più tardi, è però anche importante che facciano del movimento per rilassarsi e mantenere una buona forma fisica”.
Per ragazze e ragazzi che presentano qualche deficit di attenzione e iperattività la situazione può essere più complicata. Come orientarsi in questi casi?
“È importante che svolgano un’attività fisica prima di dedicarsi ai compiti: questo vale sia per i bambini con deficit di attenzione e iperattività sia in generale per tutti i bambini. L’attività motoria ossigena il cervello, migliora le capacità di attenzione, tant’è che in molti Paesi europei una giornata scolastica viene frazionata da due-tre pause di attività motoria, a volte anche svolte all’interno della classe”.