Wild God, il disco nuovo di Nick Cave, insieme ai Bad Seeds, è finalmente uscito. Lo aspettavamo da tempo e ora è pronto per essere ascoltato. Lato a e lato b di un album recensito in diretta, dopo ripetuti ascolti, nei consueti nove punti di questo Blog.

Cominciamo!

1. Evoluzione Artistica
È arrivato forse il punto di svolta nel percorso di Nick Cave? Quando si parla di svolta, non necessariamente ci si riferisce a qualcosa di positivo. Se negli anni delle dipendenze la sua musica era forgiata nella dannazione, ora si avverte una serenità che – a primo ascolto – riesce a spiazzare. Anche il dolore manifesto degli ultimi album ha ceduto il passo a un suono più riflessivo, quasi illuminato, segno di un’evoluzione personale che non tutti i fan apprezzeranno allo stesso modo.

2. Tematica e Atmosfera
L’album mostra un’esplorazione delle ombre e delle luci interiori; un viaggio in grado di illuminare le profondità dell’animo umano. Tuttavia – ad un ascolto ripetuto – la luce individuata risulta essere tenue e incerta, incapace di rischiarare completamente la sua musica come probabilmente vorrebbe.

3. Cicatrici
Esistono connessioni con il passato? La trasformazione attuale è il risultato degli ultimi tre album, nati da un’evoluzione artistica e personale complessa. Tuttavia, chi lo conosce davvero potrà scorgere altre connessioni, legate anche agli anni della dannazione. Quelle ferite si sono rimarginate, ma le cicatrici restano visibili per chi sa dove guardare. Solo chi lo ha seguito a fondo nel tempo sarà in grado di riconoscerle.

4. Violenza Bianca
La dannazione di un tempo sembra essersi estinta, ma qualcuno suggerisce si sia trasformata in una nuova forma di “violenza” bianca. Non è una riflessione banale, a ben pensarci, ma occorre specificare che Wild God – dopo ripetuti ascolti – appare tutt’altro che un disco luminoso, il concetto di luce per Cave resta un ossimoro dissoltosi nelle complessità della sua esistenza artistica e personale.

5. Re Inkiostro
L’inchiostro che un tempo scorreva dalla sua penna era nero e profondo. Oggi, invece? Quello riversato in questo nuovo disco è altrettanto indelebile, oppure è diventato simile a quello simpatico, destinato a svanire col tempo? Riuscirà Wild God a lasciare un segno duraturo o le sue tracce si dissolveranno entro un ricordo vago e sfumato? Solo il tempo e l’ascolto potranno restituire le giuste risposte.

6. Cosa non mi convince di questo disco
Rispetto agli ultimi tre album, l’uso eccessivo e pomposo dei cori e degli arrangiamenti crea un senso di sovraccarico, rendendo l’ascolto meno fluido. In alcuni momenti, sembra quasi che “si canti” addosso, forzando la struttura dei brani, anziché lasciarli evolvere naturalmente. Di conseguenza, le canzoni appaiono meno coese e più rigide rispetto alle opere recenti.

7. Coesione e Fluidità
Per chiarire meglio il punto precedente: il problema non sta solo nell’uso eccessivo di cori e arrangiamenti, ma nel fatto che questi elementi rompono l’equilibrio complessivo. Negli ultimi tre album si percepiva un flusso naturale, mentre qui manca una direzione precisa. Alcuni brani – come ad esempio Wild God – risultano sovraccarichi e perdono quell’emozione diretta che Cave riesce a trasmettere. Questo senso di frammentazione rende l’ascolto meno coinvolgente, creando un distacco che impedisce una piena immersione nell’opera.

8. Cosa invece mi convince di questo disco
Nonostante i suoi difetti, l’album riesce a trasmettere un’intensità emotiva sincera. Cave riesce ancora a creare atmosfere suggestive, sospese tra il sacro e il profano, grazie a testi profondi e una forte componente spirituale. Alcuni brani, come Final Rescue Attempt e Long Dark Night, si distinguono per la loro capacità di evocare immagini potenti, mantenendo viva quella carica poetica che ha sempre caratterizzato la sua produzione.

9. Considerazioni finali:
“Attingono a un’inevitabile retorica”, qualcuno dice… ma che rivendico con convinzione, perché retorica non è. L’ho aspettato per anni, sperando che il suo percorso artistico lo riportasse all’impeto travolgente di un tempo. Ma quella furia ho capito che non tornerà. Altri potrebbero dire: “L’hai capito solo adesso?” E la mia risposta è: “Sì”. Wild God rappresenta per me una sentenza, la fine di un viaggio iniziato con l’incoscienza dei Boys Next Door, proseguito nell’oscura sperimentazione dei Birthday Party e culminato nella maturità dei Bad Seeds, fino a giungere a un epilogo definitivo. Continuerò ad ascoltarlo? Certo, ma con una nuova consapevolezza, accettando che il Nick Cave attuale sia destinato a svanire, come l’inchiostro simpatico.

Connessa ai miei post, come di consueto, esistono playlist dedicate che potrete ascoltare gratuitamente sul mio canale Spotify.
Buon ascolto!

9 canzoni 9 … di Nick Cave and Bad Seeds

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