Dopo essere stato presentato e discusso al Parlamento europeo a porte chiuse, il rapporto di Mario Draghi “The future of European competitiveness” viene illustrato ai comuni cittadini. Poco di nuovo rispetto a quanto trapelato in questi giorni. L’ex presidente del Consiglio punta molto sull’industria delle armi e sui fondi per difesa. Avrebbe anche un senso se intesa come premessa per emancipare l’Europa da volontà e diktat statunitensi e stabilire una rapporto più paritario tra i due “alleati”. Tuttavia è lecito nutrire qualche dubbio sulle reali intenzioni di un uomo da sempre vicino a Washington. Su questo punto, peraltro, il rapporto ricalca quanto già scritto da un altro ex capo del governo italiano, Enrico Letta, nel suo documento sul mercato Ue.

Probabilmente Draghi sposa la massima Si vis pacem, para bellum, se vuoi la pace, sii pronto per la guerra. Nell’introduzione del rapporto si legge infatti “I valori fondamentali dell’Europa sono prosperità, equità, libertà, pace e democrazia in un ambiente sostenibile. L’Ue esiste per garantire che gli europei possano sempre beneficiare di questi diritti fondamentali. Se l’Europa non sarà più in grado di garantirli avrà perso la sua ragione d’essere. L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale. L’unico modo per diventare più produttiva è che l’Europa cambi radicalmente”.

Come fare per migliorare produttività e competitività? Draghi suggerisce alcune strade. Una riguarda la governance dell’Ue e l’unanimità richiesta per alcune decisioni che rallenta, quando non paralizza, l’azione dell’Ue. “Finora, molti sforzi per approfondire l’integrazione europea tra gli Stati membri sono stati ostacolati dal voto all’unanimità. Dovrebbero quindi essere sfruttate tutte le possibilità offerte dai Trattati Ue per estendere il voto a maggioranza qualificata. Il voto a maggioranza qualificata dovrebbe essere esteso a più aree”, scrive quindi l’ex presidente della Banca centrale europea, auspicando anche, nei casi di stallo, il ricorso alla “cooperazione rafforzata”.

Per produrre una svolta servono soldi, tanti “Il fabbisogno finanziario necessario all’Ue per raggiungere i suoi obiettivi è enorme” e per raggiungere gli obiettivi indicati nel rapporto “sono necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del Pil dell’Ue nel 2023″, spiega Draghi. “Per fare un paragone, gli investimenti del piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all’1-2% del Pil dell’Ue“, si legge.

Dove trovare le risorse? “Se le condizioni politiche e istituzionali sono presenti, l’Ue dovrebbe continuare, basandosi sul modello del NextGenerationEu, ad emettere strumenti di debito comune (una soluzione che non piace alla Germania, ndr), che verrebbero utilizzati per finanziare progetti di investimento congiunti volti ad aumentare la competitività e la sicurezza”. Nel testo viene spiegato che “L’emissione di asset” comuni “su base più sistematica richiederebbe un insieme più forte di regole di bilancio che garantiscano che un aumento del debito comune sia accompagnato da un percorso più sostenibile del debito nazionale”.

Il rapporto spiega quindi che “Il bilancio dell’Ue dovrebbe essere riformato per aumentarne l’efficacia e l’efficienza, oltre a essere meglio sfruttato per sostenere gli investimenti privati”, istituendo “un ‘pilastro della competitività”. Nel testo si specifica che “le risorse finanziarie dell’Ue dovrebbero essere rifocalizzate su progetti strategici e obiettivi concordati congiuntamente, in cui l’Ue apporta il maggior valore aggiunto”. L’Ue dovrebbe dunque “semplificare la struttura del bilancio per raggiungere una scala sufficiente a sostenere i progetti strategici”, viene evidenziato nel rapporto, con la proposta di “raggruppare e ridurre il numero di tutti i programmi di finanziamento”.

Uniti alla meta – Stringersi più forte è, secondo Draghi, l’unica via per salvarsi in un mondo sempre più competitivo e frammentato. “Dobbiamo assumere un nuovo atteggiamento nei confronti della cooperazione: rimuovere gli ostacoli, armonizzare regole e leggi e coordinare le politiche. Esistono diverse costellazioni nelle quali possiamo avanzare. Ma ciò che non possiamo fare è non avanzare affatto. La nostra fiducia nel fatto che riusciremo ad andare avanti deve essere forte. Mai in passato la scala dei nostri Paesi è apparsa così piccola e inadeguata rispetto alla dimensione delle sfide. È da molto tempo che l’autoconservazione è una preoccupazione così comune. Le ragioni per una risposta unitaria non sono mai state così convincenti e nella nostra unità troveremo la forza di riformare la forza di riformare”, aggiunge Draghi.

“La competitività dell’Ue è attualmente compressa da due lati. Da un lato, le imprese dell’Ue devono far fronte a una domanda estera più debole, soprattutto da parte della Cina, e a crescenti pressioni competitive da parte delle imprese cinesi. La quota dell’Ue nel commercio mondiale è in calo, con una notevole diminuzione dall’inizio della pandemia. Dall’altro lato, la posizione dell’Europa nelle tecnologie avanzate che guideranno la crescita futura si sta riducendo“.

I settori critici – Il rapporto sottolinea che “Per ridurre le sue vulnerabilità, l’Ue deve sviluppare una vera e propria politica economica estera basata sulla sicurezza delle risorse critiche. A breve termine, l’Ue deve attuare rapidamente la legge sulle materie prime critiche”. Il rapporto raccomanda quindi d’integrare questa legge “con una strategia globale che copra tutte le fasi della catena di approvvigionamento dei minerali critici, dall’estrazione alla lavorazione al riciclaggio”. Per rafforzare la posizione dell’Europa nella fase di approvvigionamento, si propone di creare “una piattaforma europea dedicata alle materie prime critiche”.

L’Europa dovrebbe massimizzare i propri sforzi congiunti per rafforzare l’innovazione nei semiconduttori e la “propria presenza nei segmenti dei chip più avanzati”, si legge ancora. “Dopo la proposta di un European Chips Act, nell’Ue sono stati annunciati investimenti totali nella diffusione industriale per circa 100 miliardi di euro, sostenuti per la maggior parte dagli Stati membri sotto il controllo degli aiuti di Stato. Tuttavia, esiste il rischio che un approccio frammentato porti a uno debole coordinamento. Si propone pertanto di creare uno stanziamento di bilancio centralizzato dell’Ue dedicato ai semiconduttori supportato da un nuovo “fast track” come per gli Important Projects of Common European Interest (Ipcei)”, scrive Draghi nel documento.

Il peso della demografia – L’attenzione sulla competitività e la produttività deve essere ancora più importante poiché l’Europa, per la prima volta, “non potrà contare sull’aumento della popolazione” per incrementare la sua economia vista la curva demografica prevista. “Dal 2040 ci saranno 2 milioni di lavoratori in meno nell’Ue all’anno“, ha sottolineato Draghi.

Un declino demografico che, se non contrastato anche grazie all’immigrazione, mette a rischio anche la sostenibilità del welfare. “Lo stato sociale europeo sarà fondamentale per fornire servizi pubblici, protezione sociale, alloggi, trasporti e assistenza all’infanzia forti durante la transizione verso l’economia del futuro. L’Ue dovrà garantire che tutti i lavoratori abbiano diritto all’istruzione e alla riqualificazione“. Secondo Mario Draghi “L’Ue deve puntare ad avvicinarsi all’esempio statunitense in termini di crescita della produttività e innovazione, ma senza gli inconvenienti sociali del modello Usa”.

Le politiche ambientali – “Se agli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa corrisponderà un piano coerente per raggiungerli, la decarbonizzazione sarà un’opportunità per l’Ue. Ma se non riusciamo a coordinare le nostre politiche, c’è il rischio che la decarbonizzazione sia contraria alla competitività e alla crescita”, avverte Draghi nel suo Rapporto. “Anche se i prezzi dell’energia sono diminuiti considerevolmente rispetto ai loro picchi, le aziende dell’Ue devono ancora affrontare prezzi dell’elettricità che sono 2-3 volte quelli degli Stati Uniti. I prezzi del gas naturale sono 4-5 volte più alti.

Questo divario di prezzo è dovuto principalmente alla mancanza di risorse naturali in Europa, ma anche a problemi fondamentali del nostro mercato comune dell’energia. Le regole del mercato impediscono alle industrie e alle famiglie di cogliere appieno i benefici dell’energia pulita nelle loro bollette. Tasse elevate e le rendite catturate dagli operatori finanziari aumentano i costi dell’energia per la nostra economia”, osserva Draghi. Curiosamente l’ex premier non indica tra le cause dei coti dell’energia la guerra in Ucraina. Eppure da quando è iniziata il costo del gas in Europa è stabilmente doppio rispetto alle medie storiche pre-invasione.

Nel settore delle auto, guardando alla transizione verde e al previsto stop ai motori a diesel e a benzina nel 2035, in Ue si è verificato “un grave disallineamento” tra le richieste all’automotive e l’installazione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche, nota Draghi in conferenza stampa. “Il sistema europeo di scambio di quote di emissione (Ets) è stata una misura importante per ridurre le emissioni, efficace”, ha evidenziato Draghi, mettendo tuttavia in luce a più riprese la necessità di “assicurarsi che tutte le politiche siano allineate: le politiche climatiche con le politiche industriali, quelle industriali con quelle commerciali, e così via”.

L’appello ad agire – “Dovremmo abbandonare l’illusione che solo la procrastinazione possa preservare il consenso. In realtà, procrastinare ha prodotto solo una crescita più lenta, e di certo non ha ottenuto più consenso. Siamo arrivati al punto in cui, senza un’azione, dovremo o compromettere il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà”, scrive Mario Draghi aggiungendo “Affinché la strategia delineata in questo rapporto abbia successo, dobbiamo iniziare con una valutazione comune della nostra situazione, degli obiettivi e della valutazione comune della nostra situazione, degli obiettivi a cui vogliamo dare priorità, dei rischi che vogliamo evitare e dei compromessi che siamo disposti ad accettare. Dobbiamo garantire che le nostre istituzioni democraticamente elette siano al centro di questi dibattiti. Le riforme possono essere veramente ambiziose e sostenibili solo se godono del sostegno democratico”.

“Attuare il rapporto o morire? Più che altro direi attuare il rapporto o rassegnarsi a una lenta agonia“, conclude Draghi rispondendo ad una domanda durante la presentazione. “L’immagine di una morte immediata è ingannevole, ci troveremo in uno scenario di una società che si riduce, anche dal punto di vista demografico. Vi faccio un esempio: il reddito disponibile negli Usa è raddoppiato negli utili 20 anni rispetto all’Europa e potrei continuare”.

Le reazioni – “Prima c’è la definizione di priorità e progetti comuni, poi ci sono due strade possibili: i finanziamenti nazionale o nuove risorse proprie. Sarà la volontà dei Paesi membri a decidere come si vuole agire”, dice la committente del Rapporto e presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Grazie, caro Mario Draghi, per aver analizzato le sfide economiche dell’Europa. Riconquistare la competitività economica dell’Europa è fondamentale per il nostro futuro europeo. Il momento di agire è adesso, con pragmatismo e fermezza”. Lo scrive su X il presidente del Ppe, Manfred Weber.

“Siamo di fronte a una sfida esistenziale: per essere competitivi abbiamo bisogno di più innovazione e più investimenti comuni. Il messaggio di Mario Draghi all’Unione europea va ascoltato”, dice il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, scrivendo su X.

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