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Guerra in Ucraina, Zuppi: “La cosa che ci deve preoccupare di più è che l’Europa non c’è. Abbiamo dato la pace per scontata”

Una delle cose che ci deve preoccupare di più è che l’Europa non c’è. L’assenza dell’Europa o la sua inconcludenza è veramente preoccupante per tutti, per l’Europa in primo luogo perché tradisce se stessa, visto che perde un’eredità straordinaria a cui diamo poco valore, 80 anni di pace. Nessuna generazione ha mai avuto in Europa ottant’anni di pace come l’abbiamo avuta noi. E non abbiamo fatto la manutenzione, abbiamo sempre pensato che tanto la pace c’era“. Sono le parole pronunciate dal cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, al Festival della Politica di Mestre, durante un dialogo sui conflitti nel mondo e in particolare sulla guerra tra Russia e Ucraina con il filosofo Massimo Cacciari.

C’è un gap di ragione in giro – osserva il porporato – ma perché non ragioniamo? È una follia non rendersi conto che non ci saranno conseguenze in una guerra. C’è una corsa al riarmo ma non c’è nessuna corsa per ridare all’Europa capacità, forza, potere, credibilità. Eppure l’articolo 11 della nostra Costituzione è straordinario, c’è poco da fare: non solo c’è il ripudio della guerra, ma anche la volontà di pensare il modo con cui risolvere i conflitti. Non con la violenza, non con la guerra, non con la logica del più forte, ma con il diritto“.

Il religioso mutua l’espressione adottata nel 57esimo rapporto annuale del Censis sullo stato socio-economico dell’Italia, popolata da cittadini “sonnambuli” e inermi: “Noi siamo davvero un po’ sonnambuli, cioè facciamo fatica a capire la catastrofe. E non siamo ragionevoli. Pensiamo che andrà tutto bene o che da qualche parte ci sia qualcuno che potrà risolvere tutto. Siamo un po’ fatalisti, ma non è molto diverso da quando si arrivò alle Guerre mondiali. La guerra è razionale – prosegue – è geometrica nel senso che a ogni atto corrisponde una progressione; e continua a progredire se non le si contrappone un’altra ragionevolezza. E invece, nell’imprevedibilità degli eventi, si arriva anche alla catastrofe. Una catastrofe che è per tutti, dobbiamo renderci conto che non riguarda solo gli altri“.

Poi prende a prestito una metafora di Papa Francesco in occasione della sua prima visita a Lampedusa: “Siamo dentro una bolla di sapone pensando però che possiamo permetterci di essere spettatori, senza renderci conto che una bolla di sapone scoppia con nulla e ci può travolgere in un niente. La pace è indispensabile, perché la pace è la vita“.
E rende omaggio al suo interlocutore: “Ringrazio Massimo perché penso la sua passione ci aiuta a affrontare questa tragedia, non con arrendevolezza e con ingenuità, ma con profondo realismo e anche con tanta speranza, pronti a pagare anche il prezzo della speranza“.

Zuppi menziona quindi la guerra in Ucraina, concordando con Cacciari: “Certo, a un certo punto c’è stata la sciagurata scelta dell’invasione russa, ma non è che non si sapesse che dal 2014 c’era una condizione che peggiorava continuamente“.

E cita infine la sua missione di pace del luglio dello scorso anno, quando per conto di Papa Francesco incontrò il presidente degli Usa Joe Biden: “In quell’occasione mi hanno portato a vedere il monumento costruito per le vittime della guerra in Corea. C’era una scritta che mi ha colpito: “Freedom is not free”. È giusto: la libertà non è gratis, non c’è storia. Quanti nostri genitori sono morti per la libertà? Quanta povera gente ha perso la vita per la libertà? A Bologna – conclude – abbiamo un cimitero di polacchi che sono morti per liberare la città dal nazifascismo. Ecco perché oggi siamo dei dissennati. Io penso che forse sia giusto dire ‘Freedom is not free’. Potremmo anche dire ‘peace is not free’. Però dobbiamo cambiare modalità di pagamento“.