Un altro presidente uscente riconfermato da candidato unico. Un altro avversario politico fatto fuori prima delle urne dalla giustizia sportiva. Dopo tennis e nuoto, anche l’atletica leggera ha le sue elezioni bulgare: Stefano Mei è stato riconfermato alla guida della Fidal per i prossimi quattro anni con il 72% dei voti. Non ha avuto rivali, letteralmente. Nelle settimane precedenti all’assemblea, Giacomo Leone, ex maratoneta italiano vincitore a New York nel ’96, attualmente alla guida del Comitato regionale Puglia della Fidal, era stato estromesso dalla contesa per il solito cavillo burocratico: la sua candidatura è stata ritenuta inammissibile dalla Commissione elettorale della Federazione per la miseria di 4 firme (anzi, in realtà due considerando le riserve) non conformi sulle 257 richieste. È successo infatti che in questi pochi casi il modulo su cui era stata raccolta la sottoscrizione non recasse indicato proprio il nome del candidato presidente.

Un errore materiale, riconosciuto dal diretto interessato, che però è bastato a bocciare la candidatura e trasformare in una farsa le elezioni federali. Inutili ovviamente i ricorsi: Leone ha provato ad appellarsi alla buona fede e al fatto che le sottoscrizioni erano chiaramente riferite a lui, essendo state peraltro raccolte e consegnate “brevi manu”, ma non è bastato. Il tribunale federale (sai che sorpresa) ha respinto il ricorso, pronunciandosi guarda caso in favore del presidente federale. Nulla di fatto anche al Tar, che non ha accolto la richiesta di sospensione cautelare delle elezioni contro lo statuto modificato in estate (i giudici amministrativi dovranno pronunciarsi successivamente nel merito). Ci sarebbe volendo il Collegio di Garanzia presso il Coni, a cui Leone può ancora appellarsi, ma intanto le elezioni si sono celebrate e il presidente è stato incoronato.

In attesa di calcio e basket, dunque, un’altra grande disciplina conferma per un secondo mandato il suo numero uno, che può vantare lo storico successo delle Olimpiadi di Tokyo 2021, non replicato a Parigi 2024 dove sono arrivate comunque 40 medaglie. In generale un movimento in crescita esponenziale, la cui semina è avvenuta nella gestione precedente ma che sotto Mei è sbocciato e di cui lui si prende i meriti. Mei dunque ha dalla sua i risultati, almeno quelli sportivi. Lo stesso non si può dire per quelli amministrativi, con il disastro degli Europei di Roma raccontato dal Fatto, la candidatura saltata ai Mondiali e i troppi casi che hanno coinvolto di recente la Fidal. Se però la sua conferma dopo l’estromissione di Leone (e forse anche prima) era abbastanza scontata, la notizia è quanto accaduto nell’elezione dei consiglieri, su cui la maggioranza ha fatto man bassa.

L’atletica era e probabilmente è ancora un movimento spaccato: nell’ultimo quadriennio, Mei addirittura non aveva avuto sempre la maggioranza, e ciò aveva permesso di tenere accesi i fari su ciò che accadeva in consiglio. Stavolta, invece, complice l’assenza del candidato presidente alternativo, le elezioni hanno avuto una bassissima partecipazione da parte dell’opposizione e l’effetto slavina è stato clamoroso: la lista di Mei ha portato a casa ben 12 consiglieri su 12. Significa che nei prossimi quattro anni il presidente e la sua cerchia avranno completamente carta bianca (già si parla di una nuova modifica allo statuto per inserire il terzo mandato, equiparando l’atletica alle altre Federazioni) e la Fidal sarà completamente blindata. Un altro fortino nello sport italiano.

X: @lVendemiale

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