L’esercito israeliano ha concluso che “con ogni probabilità” l’attivista Aysenur Ezgi Eygi sia stata uccisa dal “fuoco indiretto e non intenzionale delle forze di difesa israeliane”. In altri termini, la 26enne turco-americana si sarebbe ritrovata sulla scia di proiettili diretti contro un’altra persona, definita “il principale istigatore” degli atti violenti che hanno portato alla risposta armata delle forze israeliane.

Eygi è stata uccisa venerdì scorso durante una protesta contro gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata. Americana di Seattle originaria della Turchia, era un’attivista dell’International Solidarity Movement (Ism).

L’esercito di Tel Aviv martedì ha diramato una nota in cui annuncia i risultati della sua indagine preliminare condotta sulla sparatoria. Il comunicato spiega che “l’incidente è avvenuto durante un raduno violento di decine di sospetti palestinesi, che hanno appiccato il fuoco a copertoni e lanciato pietre contro le forze di sicurezza”. La nota si conclude con il “profondo rammarico” dell’Idf per la morte della donna.

Altri manifestanti, accreditati come testimoni oculari, hanno detto a diversi media internazionali che quel giorno c’erano effettivamente stati scontri tra le forze israeliane e palestinesi, con lancio di sassi contro l’Idf che ha risposto con gas lacrimogeni e proiettili veri, ma che le violenze si erano placate prima che Eygi venisse colpita. Sull’incidente è stata avviata anche un’indagine della polizia militare, i cui risultati saranno presentati all’esame dell’avvocatura generale militare.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha condannato la morte “immotivata e ingiustificata” dell’attivista, durate la sua visita a Londra: “Nessuno dovrebbe essere ucciso a colpi di arma da fuoco per aver partecipato a una manifestazione”. Blinken ha anche criticato direttamente le azioni dell’Idf: “A nostro giudizio, le forze di sicurezza israeliane devono apportare alcuni cambiamenti fondamentali al modo in cui operano in Cisgiordania, compresi cambiamenti alle loro regole di ingaggio”.

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