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Che fine ha fatto la società americana creata da Draghi e scoperta dal Fatto Quotidiano? E’ stata chiusa. Ecco la ricostruzione

Che fine ha fatto la società americana creata da Mario Draghi per intestarle la sua magione londinese molti anni fa? SuperMario ha appena presentato le sue ricette per l’Europa e qualcuno avrebbe potuto tirar fuori il tema della necessità di lottare contro le strutture fiscali internazionali finalizzate al risparmio delle tasse e all’erosione del gettito […]

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Che fine ha fatto la società americana creata da Mario Draghi per intestarle la sua magione londinese molti anni fa? SuperMario ha appena presentato le sue ricette per l’Europa e qualcuno avrebbe potuto tirar fuori il tema della necessità di lottare contro le strutture fiscali internazionali finalizzate al risparmio delle tasse e all’erosione del gettito dell’erario europeo. E magari qualcuno avrebbe potuto rinfacciare al grande saggio europeo quella vecchia società della famiglia Draghi in Georgia, una sorta di paradiso fiscale a stelle e strisce.

La società georgiana, che avrebbe rischiato di essere un brutto biglietto da visita per SuperMario d’Europa, non c’è più. La società made in Usa è stata scoperta dal Fatto ormai tre anni fa. Nel frattempo qualcosa è accaduto: un anno dopo il nostro articolo che ne segnalava l’esistenza, la società made in Georgia ha chiuso i battenti. “Terminated” c’è scritto sul registro commerciale ufficiale di quello Stato Usa.

La società aveva sede a Roswell, cittadina della contea di Fulton. La Georgia è famosa, come il Delaware, per la sua bassa tassazione e la bassa trasparenza dei suoi registri dai quali possiamo evincere solo che la società si chiamava SFG International LLC, una ragione sociale che potrebbe alludere alle iniziali dei nomi della moglie e dei due figli di Draghi. In passato vantava un ufficio di corrispondenza ad Albany, nello Stato di New York.

Era stata creata da Mario Draghi nel 2006 per intestarle l’appartamento al terzo piano composto di due interni (‘Flats 4 and 5’ si legge nei registri immobiliari londinesi) di un palazzo di stile vittoriano in una delle zone più belle di Londra. La proprietà dovrebbe valere almeno 2,5 milioni di euro (un appartamento di un solo flat al piano sotto è stato venduto nel 2022 a 1 milione e 650 mila sterline) ed è passata dalla LLC al una persona fisica: Giacomo Draghi, figlio di Mario, ex banker di Morgan Stanley, dal 2017 in forze all’Hedge Fund LMR Partners.

Il manager 45enne, come risulta da un documento depositato lunedì 16 ottobre 2023 al registro delle società britanniche è divenuto titolare anche delle due quote (su 9 totali) della Braceharth Ltd, la società inglese che gestisce il condominio del palazzo nel centro di Londra della quale Mario Draghi in persona è stato director dal 2005 al 2010. Il figlio Giacomo è stato nominato alla stessa carica da novembre 2022.

Mario Draghi comprò la casa nel 2005 quando era un manager privato della Goldman Sachs. A gennaio 2006, dopo la nomina a governatore di Bankitalia, creò un blind trust osannato dalla stampa nostrana per annullare i conflitti potenziali di interessi e conferirvi i suoi beni. A giugno 2006 crea la società in Georgia, le intesta la casa, e il tutto confluisce nel trust.

Nel 2018 il trust gira le quote della LLC georgiana (e quindi la casa londinese) alla moglie, Serena Cappello. Il trust nel 2020 si scioglie e nel 2022 le quote della Sfg International LLC (intestataria della casa e delle due quote della società che gestisce il condominio, Braceharth Ltd) vanno al figlio Giacomo Draghi che decide di sciogliere la LLC americana.

Il Fatto ha chiesto ai consulenti fiscali di Mario Draghi quanto ha pagato alla fine del giro tortuoso in tasse. Il passaggio generazionale della proprietà da Mario a Giacomo, tra 2018 e 2022, sarebbe costata in Italia ben 330mila euro di imposte di donazione.

Quindi le buone notizie sono due: la famiglia dell’ex premier, eterno candidato ai vertici europei, ha finalmente chiuso un’imbarazzante società basata in una sorta di paradiso fiscale a stelle e strisce.

Secondo: le tasse sul passaggio al figlio sono state pagate in Italia e addirittura in misura maggiore di quanto Draghi avrebbe pagato se non avesse approntato la complessa struttura societaria basata su trust e LLC.

Un’ultima notazione. Siamo l’unico giornale a esserci occupati di questa casa e della società georgiana. Nel 2021 abbiamo notato la stranezza (tra trust inglese e LLC georgiana) della struttura proprietaria approntata dai Draghi per controllare la casa londinese. La pubblicità dei redditi e delle proprietà dei politici è prevista per accrescere la trasparenza. Eppure siamo stati i soli a fare domande a Draghi sul punto. Nel gennaio 2006 la nostra stampa aveva dato spazio alla scelta virtuosa di Draghi di creare un “blind trust” per evitare i conflitti di interessi. La medesima stampa italiana non ha avuto interesse invece per un premier che intesta le quote di una Ltd britannica e una casa londinese dal valore milionario a una LLC della Georgia. Più che di “blind trust” qui si dovrebbe parlare di “blind press“.

Controllando i registri ora abbiamo scoperto che il 5 dicembre del 2022 la società è stata chiusa (“terminated”) presso il registro delle imprese dello Stato della Georgia. Il 7 settembre del 2022 l’agente della società londinese di servizi finanziari Verfides, aveva iscritto la Sfg International LLC al registro delle imprese britannico, il Company House londinese, come “overseas company’, dichiarando che Giacomo Draghi ne era il proprietario effettivo. Quindi c’era stato un passaggio di proprietà perché nel maggio 2021 fonti vicine a Mario Draghi ci avevano assicurato che la società georgiana e la casa di Londra erano solo della moglie. A quel punto abbiamo chiesto se qualcuno avesse pagato le imposte sulla donazione entrata in vigore nell’ottobre 2006 poco prima della cessione da Mario Draghi alla società georgiana che nel 2022 è poi diventata del figlio. I passaggi tra genitori e figli sono tassati al 4 per cento in Italia sul valore sopra la soglia del milione di euro.

Mario Draghi non era tenuto a rispondere alle nostre domande ma, con gentilezza e trasparenza, come aveva fatto nel 2021, quando gli abbiamo posto le nostre domande, ormai qualche tempo fa, ci ha rinviato per le risposte a Guglielmo Maisto, professore e grande esperto di diritto internazionale tributario: “La liquidazione del trust è stata fiscalmente onerosa. Nel 2018 – spiega Maisto – il trust ha trasferito alla moglie del prof. Draghi le quote della società della Georgia (Stato Federato Usa) titolare dell’immobile londinese (cioé della Sfg International LLC, ndr) e le quote della società inglese (Braceharth Ltd, ndr) titolare della proprietà condominiale (cd freehold). Successivamente, nel 2022 la moglie del prof. Draghi ha donato le quote della società Usa al figlio Giacomo. Sono state pagate imposte importanti in Italia, nonostante le norme italiane prevedano franchigie esenti da imposizione. La base imponibile dell’imposta sulle donazioni aventi per oggetto quote societarie è calcolata sulla base del patrimonio netto della società stessa. Nel secondo trasferimento al figlio quindi la tassazione è stata più elevata per via di una rivalutazione del valore dell’immobile intervenuta nel frattempo. L’immobile era stato acquistato molti anni prima ed è stato rivalutato nel 2022. In tutto, tra il 2018 e il 2022 i due trasferimenti hanno portato al pagamento di imposte sulle donazioni superiori a 330mila euro. L’immobile, quindi, è dal maggio 2022 di Giacomo Draghi. La Sfg International LLC che deteneva l’immobile e le quote della società londinese è stata liquidata e il suo socio unico Giacomo Draghi è subentrato nella proprietà dell’immobile londinese e delle quote della società inglese titolare della proprietà condominiale (freehold). Non sono state pagate invece imposte in Gran Bretagna perché le donazioni sono tassate solo in caso di morte del donante nei sette anni successivi”. E non c’è bisogno di dire che auguriamo lunga vita alla signora Draghi. Non certo per ragioni fiscali.