Economia & Lobby

Conti pubblici in rosso, il governo inglese fa cassa anche con i soldi per il riscaldamento dei pensionati poveri

Il governo laburista britannico, guidato dal moderato Keir Starmer, ribadisce la sua intenzione di eliminare i sussidi di cui godono oggi una decina di milioni di pensionati per far fronte al caro bollette. Il governo giustifica la decisione con la necessità di rimediare al presunto buco finanziario da 22 miliardi di sterline imputato al precedente esecutivo Tory. Starmer ha confermato la linea dura intervenendo al congresso del Tuc, importante sigla sindacale britannica, ignorando le contestazioni montanti che arrivano dagli stessi sindacati e da settori del suo stesso partito. Occorrono “decisioni difficili”, ha ripetuto il premier, insistendo che la sua compagine non sarà “sconsiderata” nella gestione dei conti pubblici. Oggi è atteso un voto alla Camera dei Comuni sul provvedimento.

Gli aiuti per i pensionati oscillano tra le 100 e le 300 sterline al mese ed erano stati introdotti nel 1997 per alleviare la povertà tra i pensionati. La pensione media è di poco superiore alle 9mila sterline l’anno (10,600 euro), meno della metà del salario minimo nazionale. Più di 2 milioni di pensionati si trovano in una condizione di conclamata povertà e, nel 2023, in 5mila sono morti per il freddo.

Il membro della Camera dei Lord e docente di finanza aziendale Prem Sikka, denuncia l’inquità della decisione ricordando anche i profitti record messi a segno dalle aziende energetiche.

Lunedì la cancelliera dello Scacchiere (il nostro ministro dell’Economia, ndr) , Rachel Revees, ha incontrato a porte chiuse i deputati del suo partito in una riunione a tratti tempestosa (stando alle indiscrezioni dei media), durante la quale ha insistito sulla necessità di questo taglio, che vale circa 1,5 miliardi di sterline pronta cassa. Almeno una cinquantina di deputati laburisti resta tuttavia sul piede di guerra e 17 di loro – guidati da Diane Abbott, pasionaria superstite della sinistra interna – hanno fatto sapere apertamente di non essere disposti ad adeguarsi alla disciplina di partito: a costo di essere sospesi dal gruppo, come minacciato dalla linea dura che la leadership vuole imporre e come già capitato a luglio ad altri 7 “compagni” puniti per aver votato in favore di un emendamento anti-governativo contrario al tetto sulla concessione di benefici sociali alle famiglie in difficoltà fino a non più di due figli.