Media & Regime

Faccio mia la denuncia di Edoardo Prati: il caso Sangiuliano mortifica il merito

Una mia ex studentessa è diventata influencer. A suo tempo l’avevo anche bocciata, ma adesso questa ragazza ordinaria è diventata un punto di riferimento per decine e decine di migliaia di follower che cercano consigli su come truccarsi, rifarsi le unghie, vestirsi e in generale curare il proprio modo di apparire in società. È molto brava e spigliata, al punto che qualche giorno fa l’ho vista – tramite Instagram – ad un evento di giovanissimi influencer dispensare autografi, selfie e sorrisi a vere e proprie folle di adolescenti adoranti.

Da quello che ho potuto constatare, è un influencer anche Edoardo Prati. Un divulgatore di cultura classica – soprattutto riferita alla letteratura e al teatro antichi – che riscuote un notevole successo sia per la sua obiettiva passione e competenza in materia sia per determinate caratteristiche specifiche che lo rendono un “personaggio”. Per ciò che mi risulta – ma non sono un conoscitore – questo ragazzo ha avuto un successo perlopiù unanime tanto da essere perfino ospitato dalla trasmissione televisiva cult Che tempo che fa. Poi, appunto nelle ore più recenti, Prati ha deciso di commentare la vicenda che ha visto coinvolto l’ex ministro della cultura Sangiuliano esprimendosi in termini di “vergogna” e “situazione umiliante”, biasimando la “violenza” costante contro i giovani – generalmente accusati di non leggere e non interessarsi alla cultura – quando è il Paese stesso, e nella fattispecie il governo, ad aver ridotto la cultura stessa a “una puntata di C’è posta per te”.

Da questo momento in poi gli unanimi consensi del divulgatore culturale hanno cominciato a incrinarsi, con commenti sulle sue pagine che lo hanno rimproverato di stare facendo il “fazioso”, il “politicante banale e noioso” e naturalmente il “comunista”.

La colpa di Edoardo Prati, in buona sostanza? Aver denunciato il senso di vergogna che provano tutte le persone amanti della cultura – tanto più nel paese che ne è capitale mondiale, quantomeno se parliamo di cultura umanistica – nel vedere come essa è stata ridotta da intere classi dirigenti politiche (non soltanto questa ultima di centrodestra, a onor del vero) irresponsabili, incapaci e ignoranti (a proposito delle tre “i” di cui vaneggiano i nostri governanti rispetto alla Scuola – inglese, informatica e imprenditoria – dovrebbero riflettere piuttosto su queste tre “i” che caratterizzano il loro operato da troppo tempo).

Ciò che più sconforta e desta indignazione, è la costante mortificazione del merito, la stessa che da troppo tempo ci fa assistere a figure indegne, impreparate e perfino non qualificate che assurgono ai ruoli apicali del governo: neppure il nuovo ministro della Cultura, Giuli, è laureato, tanto che il centrodestra ha dovuto replicare che non lo era neppure Veltroni, in un comico e sconsolante rimpallo di accuse su chi mette persone meno titolate in ruoli di potere, mentre alla gente comune sono richiesti titoli a non finire, master e corsi di aggiornamento continui anche solo per insegnare o essere impiegati nella pubblica amministrazione.

Se questi sono i criteri, ma soprattutto, se questo è il messaggio che le nostre classi dirigenti lanciano alla popolazione tutta e ai giovani, perché mai un ragazzo dovrebbe ispirarsi allo studio e al sapere e non, piuttosto, a diventare un influencer come ha fatto la mia ex studentessa, del tutto estranea rispetto alle questioni culturali e ancor più politiche? Non è forse questo l’antico desiderio di ogni potere interessato a una popolazione che non sia in grado di controllarlo, cioè in ultima analisi composta di sudditi e non di cittadini?

A tutto questo si aggiunga l’impressione generata da un sistema mediatico che ha largamente ricamato sulle questioni pruriginose legate al caso Sangiuliano, perlopiù sorvolando sulla inadeguatezza e miseria di tutti i soggetti in campo, dallo stesso ministro ignorante su molte questioni oltre che inadeguato per ragioni oggettive (che non si è vergognato di firmare decreti fino a poco prima di lasciare il Ministero), alla quasi consulente ricattatrice, alla Presidente del Consiglio che non si è sentita minimamente in dovere di scusarsi per certe nomine rivelatesi vergognosamente fallimentari, per finire col nuovo ministro che, non sappiamo con quali parole, girerà anche per gli Atenei italiani a dire agli studenti quanto sia importante laurearsi per ricoprire incarichi di prestigio.

Studenti di tutto il mondo, unitevi, cura delle unghie, dei capelli e del vestire, nonché sottomissione volontaria al potente di turno saranno il vostro passe-partout per diventare professionisti affermati e influencer sulla cresta dell’onda. Un’onda di melma marrone e maleodorante in cui stiamo affogando distratti dal fragore del nulla imperante.