Almeno 40 persone sono state uccise e 60 ferite in un attacco israeliano sulla zona umanitaria di al-Mawasi, sulla costa di Khan Younis nel sud di Gaza. Il raid, avvenuto nella notte tra lunedì e martedì, è stato confermato dall’esercito israeliano che, come riporta Times Of Israel, sostengono di aver colpito con l’aviazione “un centro di comando e controllo di Hamas che operava clandestinamente all’interno di una zona umanitaria”. Secondo i militari israeliani, il covo a Khan Younis serviva agli islamisti per “ordire complotti terroristici contro le truppe dell’Idf e i civili israeliani”.

L’Idf smentisce il bilancio delle vittime – Durante la giornata il comando militare israeliano ha diffuso una nota che smentisce la ricostruzione di fonte palestinese: “L’Idf respinge i numeri pubblicati da Hamas sull’attacco notturno a Khan Younis, dichiarando che in generale, e secondo una revisione preliminare, i dati forniti dall’ufficio di informazione del governo di Gaza, gestito da Hamas, che ha costantemente diffuso bugie e false informazioni durante la guerra, non coincidono con quelli in possesso dell’Idf, le munizioni precise utilizzate e l’accuratezza dell’attacco”. In un comunicato pubblicato su Telegram, l’aeronautica di Tel Aviv sostiene di aver adottato “numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili” e afferma di aver “colpito esponenti di spicco di Hamas”.

Le dichiarazioni confliggono con le testimonianze sul campo raccolte dai media arabi. I tre comandanti islamisti obiettivo del raid sarebbero stati Samer Ismail Khader, a capo delle forze aeree di Hamas, Osama Tabash, capo della sorveglianza nella divisione di intelligence di Hamas e Ayman Mabhouh. Tutti sarebbero stati “direttamente coinvolti nel massacro del 7 ottobre”, non è chiaro se siano stati uccisi nel raid.

“I missili israeliani hanno lasciato crateri profondi fino a nove metri nella tendopoli”, riporta Al-Jazeera citando testimonianze oculari dei sopravvissuti. Secondo il media del Qatar, l’attacco è avvenuto nei pressi di un ospedale da campo. “C’erano cadaveri erano sepolti nella sabbia, li abbiamo recuperati a pezzi”, ha detto un residente coinvolto nei soccorsi all’Associated Press.

Alcune delle tende hanno preso fuoco, ricordando la dinamica del devastante raid del maggio scorso a Rafah, dove almeno 45 persone furono uccise nell’incendio scatenato da un bombardamento israeliano su un’altra tendopoli. Dopo quell’episodio, che sconvolse l’opinione pubblica, gli Stati Uniti hanno avviato forti pressioni su Israele perché limitasse le sue attività militari nelle zone popolati e hanno lanciato il piano in tre fasi per il cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi tra Hamas, avviando una fase di negoziati che però non si è mai conclusa ed è tuttora in stallo.

Il ministro della Difesa Gallant: “Hamas indebolito, ora un accordo sarebbe vantaggioso per Israele” – Il ministro della israeliano Yoav Gallant ha commentato le notizie sostenendo che dopo 11 mesi di guerra “Hamas come formazione militare non esiste più”, ed è ormai ridotta ad azioni di guerriglia. Gallant ha anche ribadito che un accordo di tregua a Gaza tra Israele e Hamas che permetta il rilascio degli ostaggi detenuti nel territorio palestinese sarebbe una “opportunità strategica” per Israele che aiuterebbe il Paese anche a “migliorare la sicurezza” sugli altri fronti di scontro, alludendo al confronto con Hezbollah in Libano.

Gallant ha spiegato ai giornalisti che dal le condizioni sono mature per una tregua di almeno sei settimane nei combattimenti a Gaza che dal suo punto di vista includa il rilascio di molti degli ostaggi ancora detenuti nella Striscia. Tuttavia, non si è impegnato a porre fine in modo permanente ai combattimenti, come richiesto da Hamas, sollevando dubbi sulla fattibilità di un accordo. Da settimane, il ministro della Difesa è l’unico membro del governo che sostiene la necessità di un accordo rapido per il rilascio degli ostaggi, e per questo si è scontrato più volte con Netanyahu, in pubblico e in privato.

Altri attacchi aerei in Libano contro Hezbollah – Le Forze armate israeliane hanno annunciato di aver colpito con raid aerei sferrati in nottata alcuni edifici usati da Hezbollah nel Libano meridionale. I bersagli colpiti si trovano nelle zone di Ayta ash-Shab, Khiam e Naqoura, ha precisato l’Idf.

Israele risponde all’Onu: “Cessate il fuoco solo con il rilascio degli ostaggi” – L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Dannon ha replicato all’appello rivolto lunedì dal segretario generale Antonio Guterres per un cessate il fuoco a Gaza. “È deludente vedere le Nazioni Unite sostenere un cessate il fuoco senza menzionare gli ostaggi e senza condannare Hamas”, ha detto Dannon. In un’intervista all’Associated Press, Guterres ha dichiarato che è “irrealistico” pensare che l’Onu possa svolgere un ruolo nel futuro di Gaza, amministrando il territorio o fornendo una forza di mantenimento della pace, perché è improbabile che Israele lo accetti. Il segretario Onu aveva aggiunto poi che “le Nazioni Unite saranno disponibili a supportare qualsiasi cessate il fuoco, la questione è se le parti lo accetteranno, e in particolare se Israele lo accetterà”. “Un cessate il fuoco non può avere luogo e non avrà luogo finché gli ostaggi che ci sono stati presi il 7 ottobre rimarranno prigionieri a Gaza”, è stata la risposta del rappresentante israeliano.

L’Egitto: “Ok a visita Abu Mazen nel valico di Rafah” – Intanto ’Egitto ha accettato di consentire al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas di entrare nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah a condizione che Israele approvi la visita. Il 15 agosto Abu Mazen aveva annunciato la sua intenzione di andare a Gaza insieme a membri dell’Anp. Qualche giorno dopo il ministro palestinese Hussein Al-Sheikh aveva inviato una lettera al capo del consiglio di sicurezza nazionale israeliano, Tsachi Hanegbi, per concordare la visita. Ma il primo ministro Benjamin Netanyahu non l’ha ancora autorizzata.

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