Secondo uno studio della Stanford University, circa il 18% dei CEO avrebbe tratti narcisistici, contro il 5% stimato nella popolazione statunitense
Gli amministratori delegati – chief executive officer per dirla all’inglese – sono fondamentali per un’azienda. Ma che succede se sono narcisisti? Perché molti lo sono sul serio… “Il narcisismo dei CEO è un dato di fatto nel mondo aziendale”. Così esordisce una ricerca appena pubblicata su Global Finance Journal. Secondo uno studio del 2021 della Stanford University, circa il 18% dei CEO avrebbe tratti narcisistici, contro il 5% stimato nella popolazione statunitense.
Il problema è che con questi manager è come giocare con il fuoco: possono portare un’azienda dalle stelle alle stalle, o viceversa. Perciò il loro settore è studiatissimo. “Il narcisismo è positivo solo fino a un certo punto: oltre è patologico. Altrimenti il manager prende decisioni orientate verso il proprio interesse, piuttosto che verso una strategia a lungo termine”, spiega Roberto D’Incau, founder Lang&Partners HR Consulting. Ma chi è dunque questo capo narcisista?
Un carrierista ben pagato
“Estremamente” è un avverbio che lo caratterizza. Estremamente audace, sicuro di sé, provvisto di autostima, arrogante. E, va da sé, estremamente bramoso di potere e successo. Sgradevole? Certo può esserlo, soprattutto agli occhi dei sottoposti. Ma di sicuro è corteggiato dalle aziende, che per accaparrarselo sono disposte a sborsare di più: secondo la Stanford University, gli stipendi sono più alti del 33% rispetto a quelli dei colleghi più modesti. E la carriera è rapida, osserva uno studio italiano del 2021: basta avere alcuni tratti narcisistici, tra cui maggiori estroversione, autostima, autoritarismo e dominio.
Ma in definitiva, cosa rende tanto desiderabili queste persone? La loro indubbia capacità manageriale. Secondo studi di pochi anni fa, un CEO narcisista sarebbe perfino in grado di stimolare l’innovazione in un’impresa familiare, dove la sua posizione apparirebbe invece fuori luogo perché i proprietari potrebbero temere che la sua personalità e la sua immagine prendano il sopravvento sulla loro gestione. Anche per quanto riguarda l’innovazione ambientale ci potrebbe essere uno stimolo da parte dell’AD narcisista, secondo uno studio del 2023, mentre la ricerca già citata pubblicata sul Global Finance Journal (“Give me uncertainty, and I will shine: CEO narcissism and corporate performance”) conclude, in base a risultati empirici, che “la risolutezza e la brama di attenzione del CEO narcisista migliorano la performance aziendale nei periodi di forte incertezza, mentre queste caratteristiche di narcisismo non servono, e sono perciò svantaggiose, nei periodi di scarsa incertezza”. Da qui appare chiaro che in certe condizioni l’AD narcisista si rivela un’arma a doppio taglio, trasformandosi in un danno per l’impresa: secondo gli studi, l’ego narcisistico può talvolta degenerare e spingere il manager a comportamenti fiscalmente criminali. Per questo e altri rischi, è importante che il datore di lavoro sappia riconoscere il CEO ultra narcisista.
Il troppo stroppia
“Prima di tutto, conta il focus sull’immagine personale. Questa è indubbiamente importante, anche per l’azienda, ma non deve essere troppo soverchiante. Certi personaggi a volte si vedono dappertutto”, spiega D’Incau. Non è un caso che molti studi valutino l’impatto del nome e della foto nei comunicati stampa e nelle relazioni annuali per inquadrare meglio il CEO. Altre caratteristiche negative sono, secondo l’esperto: “Un senso esagerato della propria importanza, l’idea di essere indispensabili, il bisogno costante di ammirazione e lode, la mancanza di empatia”. Questi CEO mostrano interesse e preoccupazione solo per sé: a rimetterci sono i sottoposti, ma non di rado anche le imprese. Come emerso da uno studio del 2022, perfino gli azionisti di un’azienda furono critici nei confronti dei CEO che nel periodo pandemico non avevano condiviso le difficoltà contingenti e non si erano ridotti lo stipendio.
Oltre che poco empatico, spesso il CEO non si mostra incapace di ascoltare gli altri, perfino i clienti: racconta Roberto D’Incau che durante un incontro con un importantissimo cliente, un dirigente aziendale si era accorto che il suo CEO non ascoltava minimamente le necessità del cliente, tanto era concentrato a parlare e a mettersi in mostra. E date le premesse, anche la condivisione delle competenze può scarseggiare, come afferma uno studio pubblicato nel 2022 su Strategic Management Journal.
E ancora non basta. “Spesso il CEO narcisista mostra ipersensibilità nei confronti delle critiche costruttive; le prende per attacchi personali e non per riflessioni importanti di cui tenere conto. Nella realtà attuale, in cui è indispensabile la responsabilità condivisa, lui preferisce prendere decisioni da solo. Inoltre manipola le situazioni e le persone per i propri obiettivi personali, che possono essere anche estranei a quelli dell’azienda”. Uno studio pubblicato pochi mesi fa sullo Stress Management Journal mostra come questi CEO riescano a spingere il consiglio d’amministrazione a prendere decisioni azzardate i cui rischi non sono davvero valutati. Per convincere i recalcitranti e mantenere sempre l’attenzione su di sé, questi manager sono capaci perfino di blandire e adulare. “Se tutte queste caratteristiche sono presenti insieme, il rischio è alto”, avverte D’Incau. “Perciò è importante che il CEO venga scelto con attenzione, ma anche che venga inserito in un CDA in grado di bilanciarlo e gli venga affiancato un team capace di frenarlo al momento opportuno”.