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Sondaggio, aumentano gli ucraini favorevoli a negoziare con la Russia. I giovani e i soldati più pessimisti sull’esito del conflitto

Cresce la percentuale di ucraini favorevole ad avviare negoziati con la Russia per finire la guerra. Non è la maggioranza, ma è una porzione significativa. Il 43% degli ucraini intervistati dal sondaggio del centro di ricerca Carnegie Endowment for international peace (su un campione di 2000 soggetti presi in tutte le regioni del Paese), ha risposto “sì” alla domanda “Sei favorevole ai negoziati con la Russia?”. Il 54% ha risposto di no. La percentuale è in aumento rispetto agli anni passati, scrive l’Istituto.

Il sostegno a una soluzione diplomatica non significa, comunque, accettare la perdita di territorio da parte ucraina, o all’accettare le richieste russe. L’83% degli ucraini infatti si oppone alla riduzione delle capacità militari ucraine, una delle richieste negoziali della Russia nel 2022. E una fetta dei favorevoli al negoziato vorrebbe anche il ritiro dell’esercito russo almeno da una parte del territorio: solo il 35% degli intervistati è d’accordo a un cessate il fuoco immediato sulla linea attuale del fronte.

L’indagine fa emergere differenze significative tra la popolazione in base alla fascia d’età. Gli over 60 sono in generale più ottimisti sull’esito della guerra e meno propensi a negoziare. I giovani, al contrario, sono più pessimisti.

Gli ucraini più giovani, soprattutto quelli sotto i trentacinque anni, tendono a essere più pessimisti sulle prospettive di vittoria dell’Ucraina e più disposti ad accettare risultati di guerra limitati.

Solo il 40% dei 18-25enni ritiene che l’Ucraina debba combattere fino alla liberazione di tutto il suo territorio fino ai confini stabiliti al momento dell’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, mentre per gli over 60 la percentuale di favorevoli è al 60%. Il motivo principale del pessimismo giovanile è che sono i giovani a dover combattere la guerra. Nel Paese in guerra vige la coscrizione obbligatoria per gli over 25, che il governo del presidente Zelensky ha modificato di recente.

Questo divario si vede chiaramente dalla domanda sul sostegno a un’ulteriore mobilitazione nel Paese: il 72% degli ucraini di età superiore ai sessant’anni è favorevole a un’ulteriore mobilitazione, mentre sotto i quarantacinque anni la percentuale scende intorno al 50%. Quest’ultimo gruppo, ovviamente, ha maggiori probabilità di essere arruolato. Gli ucraini più giovani probabilmente vedono anche la guerra sconvolgere le loro vite, influenzando tutto, dalle prospettive di lavoro alle decisioni su se e quando mettere su famiglia o se rimanere in Ucraina.

Un’altra possibile spiegazione del divario, scrive il Carneige, sta nella dieta mediatica. Gli anziani tendono a informarsi sulla guerra con la televisione, guardando quindi il canale unificato ucraino United News gestito dal governo. I giovani usano principalmente Telegram e YouTube, accedendo quindi a un maggiore pluralismo del racconto dell’attualità.

Di tutt’altro tenore le risposte che si ottengono tra i veterani e i soldati in servizio attivo. Chi ha prestato o presta servizio nelle forze armate ucraine è generalmente pessimista sul futuro dei combattimenti ma allo stesso tempo molto determinato a proseguire il conflitto. Nell’indagine del Carneige i soldati sono i meno propensi a credere che l’Ucraina stia vincendo la guerra (solo il 32% risponde di sì alla domanda) e la metà non crede che la guerra finirà in meno di due anni (percentuale secca del 50%). Allo stesso tempo, i militari di Kiev più propensi a credere che l’Ucraina debba combattere fino alla liberazione di tutto il suo territorio fino ai confini del 1991 (67%), indicando che la loro valutazione più cupa della guerra, senza dubbio modellata dalle loro esperienze personali, non si traduce nell’accettazione di obiettivi bellici più limitati.