Giustizia & Impunità

Incendio aeroporto Catania, chiusa l’inchiesta: due manager verso il processo. “Piano per la sicurezza inadeguato, dipendenti non formati”

È stata una “multipresa per le utenze elettriche difettosa”, presente nel box dell’agenzia di noleggio auto “Italy Rent Car” al terminal arrivi, a innescare il rogo all’aeroporto Vincenzo BelliniFontanarossa di Catania del 16 luglio 2023, che ha paralizzato per giorni l’intera Sicilia. È quanto emerge dall’avviso di conclusione indagini – anticipato dal quotidiano La Sicilia – notificato dalla Procura di Catania all’ingegnere Orazio Condorelli, procuratore speciale incaricato dalla Società aeroporto di Catania (Sac) di far rispettare gli adempimenti e le norme antincendio, e a Federica Caravello, amministratrice unica e legale rappresentante di “Italy Rent Car”. Entrambi sono accusati di incendio colposo: l’inchiesta è coordinata dai procuratori aggiunti Agata Santonocito e Fabio Scavone.

Il rogo aveva paralizzato lo scalo catanese costringendo a dirottare i voli su Palermo e Trapani, con bus che trasferivano i viaggiatori da una parte all’altra dell’isola ed enormi ritardi (video). La vicenda aveva aperto anche un caso politico interno al centrodestra: mentre il ministro del Sud Nello Musumeci e il governatore Renato Schifani minimizzavano i disagi, annunciando la riapertura del traffico aeroportuale poche ore dopo l’incendio, il ministro delle Imprese Adolfo Urso tuonava contro la “mancata programmazione” e le “carenti verifiche sui programmi infrastrutturali, annunciati e mai realizzati” dalla Regione. In parallelo, gli inquirenti iscrivevano nel registro degli indagati sette persone, tra cui l’ad di Sac Nico Torrisi, in quota Forza Italia. A rischiare il processo a un anno di distanza, però, sono solo in due, Condorelli e Caravello, mentre le altre posizioni sono state stralciate in vista di una probabile richiesta di archiviazione.

Secondo l’accusa, in particolare, Condorelli ha “omesso di attivare una procedura organizzativa per la gestione della sicurezza antincendio adeguata alle dimensioni dell’aerostazione in termini di superfici e numero di passeggeri”. Nello specifico, il manager dello scalo non ha previsto “la presenza necessaria e continuativa di un numero minimo di operatori antincendio (…) che presidiassero ogni zona o maxi-zona dell’aeroporto, tanto che la sera dell’incendio erano presenti in tutto il terminal solo quattro operatori” e “in tutta la zona arrivi, aperta al pubblico, non era presente, né era previsto che fosse presente, alcun operatore antincendio”. La presenza di personale specializzato, secondo i magistrati, “avrebbe consentito di giungere nell’immediatezza sul posto e spegnere l’incendio”.

A Caravello, invece, è contestato di aver “omesso di fornire” alla sua dipendente, presente nel box noleggio al momento dello scoppio dell’incendio, “la necessaria formazione obbligatoria in materia di sicurezza e prevenzione antincendi”, che le avrebbe consentito di fronteggiare prontamente una possibile emergenza. Inoltre, i magistrati contestano all’amministratrice della compagnia di autonoleggio anche il falso, perché, nel corso della “procedura per il rilascio del tesserino aeroportuale” per l’accesso a Fontanarossa, ha dichiarato “che la dipendente avesse ricevuto l’apposita formazione”.