Dopo il successo agli Us Open, per Jannik Sinner si torna a parlare del caso Clostebol. Per la verità con una buona notizia: ad oggi l’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) non ha presentato ricorso contro il proscioglimento del tennista italiano. Sembrava la parola fine sulla vicenda e la possibilità per il campione azzurro di mettersi definitivamente alle spalle le accuse infamanti di doping. Non è così. Perché un comunicato della stessa Wada ha chiarito che i termini per un eventuale ricorso al Tas non sono scaduti alla mezzanotte di ieri, lunedì, come si credeva inizialmente. L’Agenzia antidoping quindi potrebbe ancora decidere di chiedere una squalifica per Sinner. Per capire perché, bisogna ripercorre le tappe della vicenda.

La notizia e poi la precisazione della Wada
Sinner il 19 agosto scorso è stato scagionato dalla International Tennis Integrity Agency (Itia) per l’ormai famosa positività al Clostebol rilevata a marzo durante il torneo di Indian Wells. La Wada, norma alla mano, aveva 21 giorni di tempo per presentare un eventuale ricorso al Tribunale arbitrale internazionale dello sport e chiedere una squalifica per Sinner. Invece nulla si è mosso. L’Itia, la International Tennis Integrity Union, questa mattina aveva confermato al Corriere della Sera di non aver ricevuto comunicazione. Lo stesso aveva fatto trapelare l’entourage di Sinner a La Gazzetta dello Sport. E poi anche il Tas ha confermato, ad oggi, di non aver ricevuto nulla dalla Wada. Insomma, sembrava che il caso fosse definitivamente alle spalle. Ma la Wada ha smentito tutto, specificando che “la revisione di questo caso da parte della Wada è in corso. Non è stata ancora presa alcuna decisione in merito. La scadenza non è ancora trascorsa“. L’Agenzia infatti ha chiarito che i termini del ricorso non sono scaduti: i 21 giorni di tempo – in base a un comma dell’articolo 13.2 del Codice Antidoping – scattano solo dal momento in cui la Wada riceve l’intera documentazione relativa a un caso (the complete file relating to the decision, si legge nel codice).

L’Itia: “La documentazione inviata la scorsa settimana”
La documentazione richiesta dalla Wada sulla vicenda Sinner “è stata inviata la scorsa settimana“, ha spiegato a LaPresse l’Itia, l’ente predisposto ai controlli anti-doping nel tennis. In molti hanno parlato in queste ore di “documentazione aggiuntiva”, ma non è una definizione tecnicamente corretta. La stessa Itia infatti spiega: “La Wada ha chiesto la documentazione completa“. Quindi non è stato chiesto nessun chiarimento specifico. Semplicemente la Wada vuole avere tutti i documenti che hanno portato alla sentenza di proscioglimento per Sinner: “In occasione di ogni udienza ci sono documenti aggiuntivi, come osservazioni, relazioni scientifiche e altre informazioni che vengono prese in considerazione dal panel. Questo – spiegano dall’Itia – è ciò che la Wada richiederà per considerare la propria posizione. Non è che non siano soddisfatti della decisione, è che richiedono tutte le informazioni“.

Il caso Clostebol: così Sinner è stato prosciolto
La vicenda risale al torneo di Indian Wells, quando Sinner è risultato positivo a un controllo antidoping. Le analisi hanno rilevato tracce infinitesimali di Clostebol, un anabolizzante proibito, utilizzato principalmente in pomate cicatrizzanti. La difesa di Sinner si è basata su un’assunzione involontaria: il preparatore atletico Ferrara aveva dato lo spray al fisioterapista Nardi, che lo aveva utilizzato per curare una ferita al dito. Successivamente aveva massaggiato Sinner senza usare guanti. La ricostruzione – sostenuta da varie prove – è stata prima accolta dall’Itia (non è scattata la sospensione) e ha poi portato alla decisione di non squalificarlo al termine del processo discusso da Sport Resolution, un servizio indipendente e no-profit di risoluzione di controversie in ambito sportivo, al quale si appoggiano diverse importanti federazioni. Determinante per scagionare Sinner è stato anche il parere di tre esperti, che hanno spiegato come la misera quantità di Clostebol trovata fosse compatibile con una assunzione involontaria.

Perché la Wada potrebbe fare ricorso e cosa rischia Sinner
Ciononostante, la Wada potrebbe decidere di impugnare la sentenza, puntando non a dimostrare l’uso intenzionale della sostanza, ma a stabilire una colpa parziale. Ovvero a ritenere Sinner colpevole per il comportamento del suo staff. In tal caso, la Wada potrebbe chiedere per Sinner una squalifica retroattiva da 4 a 6 mesi, con la conseguente perdita dei tornei vinti – tra cui Miami, Halle, Cincinnati e appunto gli Us Open – e del suo status di numero uno al mondo. Sembra tuttavia uno scenario alquanto remoto. La Wada, infatti, ha anche recentemente approvato uno studio che sottolinea la elevata possibilità di assunzioni accidentali nei casi di positività al Clostebol. E recentemente è stata travolta dalle polemiche dopo la mancata impugnazione di un caso controverso che coinvolgeva 23 nuotatori cinesi. Insomma, difficile che possa cambiare linea proprio ora: sarebbe una decisione quasi inedita. Ma Sinner ancora non si può definitivamente scrollare di dosso un macigno che si porta dietro da mesi, con successive critiche e polemiche: scorie che il numero 1 al mondo è riuscito a nascondere, tornando a dominare in campo e conquistando il suo secondo Slam della carriera, dopo gli Australian Open vinti a inizio 2024. Ora deve dedicarsi ai prossimi impegni – dai tornei asiatici fino al gran finale di stagione, con Atp Finals e Coppa Davis – sperando di lasciarsi le ombre definitivamente alle spalle.

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