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Santanchè e il caso Sangiuliano: “Dimettermi anch’io? Se per voi basta un avviso di garanzia…”. Ma la ministra è imputata

Su Sangiuliano vorrei dire semplicemente che io sto con la moglie“. Lo ha detto Daniela Santanché, ministra del Turismo, a margine della presentazione del progetto del Touring Club “Viaggio Italiano” a Milano. “Se ha fatto bene a dimettersi? Questo attiene alla sua sensibilità personale, non ha fatto né bene né male”, ha proseguito. Il caso dell’ex ministro della Cultura d’altra parte si presta per essere affiancato al suo visto che da tempo le opposizioni chiedono che lasci il suo posto per effetto del peso dei guai giudiziari. “Non mi pare di avere un processo o una condanna – risponde Santanchè – Poi se voi ritenete che un avviso di garanzia debba portare alle dimissioni da ministro, è una opinione vostra”. In realtà la ministra è imputata due volte dopo due diverse richieste di rinvio a giudizio della Procura di Milano arrivate tra maggio e luglio. La qualifica da indagati a imputati scatta proprio al momento in cui i pm formulano la richiesta di rinvio a giudizio.

Nel primo caso la ministra è sotto accusa insieme ad altre due persone (una delle quali è il compagno Dimitri Kunz) nel filone del caso Visibilia sulla presunta truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo Covid. Nel secondo caso si tratta del falso in bilancio che riguarda il dissesto delle società del gruppo editoriale Visibilia, fondato da Santanchè e da lei amministrato fino al dicembre del 2021. In entrambi i casi il tribunale deve ancora fissare l’udienza preliminare in cui sarà deciso quale rito sarà celebrato e, in caso sia quello ordinario, se l’esponente di Fratelli d’Italia debba essere rinviata a giudizio.

Ad ogni modo Santanchè non pensa ci siano “strategie esterne” sulle sue questioni. “Ho fiducia nella magistratura – risponde ai giornalisti – e non ho partecipato a processi mediatici” ma “come è giusto che sia sono sempre stata presente nelle sedi opportune, ho spiegato in Parlamento“.