Economia & Lobby

Sentenza storica su Apple: l’Irlanda dovrà recuperare 13 miliardi di aiuti illegittimi. Vestager: “Vittoria per la giustizia fiscale”

La Corte di Giustizia Ue ha anche respinto il ricorso di Google contro la maxi multa da 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Ue al gruppo

Per molti osservatori è una decisione storica. La Corte Ue ha annullato la sentenza del Tribunale dell’Unione sui ruling fiscali adottati dall’Irlanda a favore della Apple e deciso definitivamente sulla controversia. Confermando la decisione della Commissione europea del 2016 secondo cui l’Irlanda ha concesso ad Apple un aiuto illegale e che dunque il Paese è […]

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Per molti osservatori è una decisione storica. La Corte Ue ha annullato la sentenza del Tribunale dell’Unione sui ruling fiscali adottati dall’Irlanda a favore della Apple e deciso definitivamente sulla controversia. Confermando la decisione della Commissione europea del 2016 secondo cui l’Irlanda ha concesso ad Apple un aiuto illegale e che dunque il Paese è tenuto a recuperare i 13 miliardi di euro di tasse non pagate dalla società statunitense. Il denaro era già stato versato da Apple in un conto deposito, bloccato in attesa di una sentenza definitiva. Con un’altra sentenza è stato poi respinto il ricorso di Google (e della società madre Alphabet) contro la maxi multa da 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Ue per abuso di posizione dominante. “Oggi è una grande vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale”, ha commentato la vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager, che ha gestito la politica Ue della concorrenza per dieci anni e lascerà l’incarico all’insediamento della nuovo esecutivo comunitario. La sentenza della Corte Ue su Google Shopping è “epocale“, “dimostra che anche le più potenti società tecnologiche possono essere ritenute responsabili, nessuno è al di sopra della legge“.

Nel 2016,Vestager sostenne che l’Irlanda aveva concesso benefici illegali ad Apple grazie ai quali l’azienda aveva ottenuto di pagare sostanzialmente meno tasse rispetto ad altre società attive nel paese. Dublino si è sempre opposta al recupero del denaro di Apple, temendo che questo pregiudichi il suo status di paese che offre alle multinazionali trattamenti fiscali incredibilmente favorevoli, e ne pregiudichi quindi l’attrattività. Secondo calcoli che furono fatti all’epoca della prima sentenza, per ogni Iphone da un migliaio di euro venduto, Apple pagava tasse in Irlanda per pochi centesimi di euro. Oggi però il governo del premier Simon Harris fa sapere che l’Irlanda “rispetterà la sentenza”.

Quanto a Google, l’esecutivo comunitario aveva constatato nel 2017 un abuso della sua posizione dominante nello spazio economico europeo nel comparto delle ricerche generiche su Internet, con l’obiettivo il proprio comparatore di prodotti, rispetto a quelli dei comparatori di prodotti concorrenti. Il Tribunale aveva già respinto il ricorso della società nel novembre 2021.

I diretti interessati contestano le sentenze. “Siamo delusi dalla decisione della Corte. Abbiamo apportato modifiche nel 2017 per conformarci alla decisione della Commissione Europea e il nostro approccio ha funzionato con successo per oltre sette anni, generando miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione prezzi”, dichiara un portavoce di Google. Mentre per Apple “la Commissione europea sta cercando di cambiare retroattivamente le regole ignorando che, come previsto dal diritto tributario internazionale, il nostro reddito era già soggetto a imposte negli Stati Uniti. Siamo delusi dalla decisione odierna poiché in precedenza la Corte di Giustizia aveva riesaminato i fatti e annullato categoricamente il caso. Paghiamo sempre tutte le tasse che dobbiamo ovunque operiamo e non c’è mai stato un accordo speciale”.

Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo e presidente della Commissione per le questioni fiscali, parla di sentenza “storica”: “I vantaggi fiscali concessi alle multinazionali vengono considerati di fatto una elusione fiscale, una pratica incompatibile con il mercato interno. L’Italia è uno dei Paesi europei che viene maggiormente penalizzato da questa competizione sleale che drena risorse preziose alle casse pubbliche necessarie per l’istruzione, la sanità, la lotta contro la povertà o il sostegno ai settori industriali in crisi. Adesso ci aspettiamo dalla futura Commissione europea una proposta legislativa che bandisca ogni forma di elusione fiscale e vantaggio competitivo ai giganti tech e a tutte le big corporation all’interno dell’Unione europea”. Tridico auspica quindi il varo di un “registro centralizzato europeo che raccolga informazioni e consenta di conoscere i beneficiari effettivi di trust, attività finanziarie e immobili rafforzando il contrasto agli abusi fiscali, all’elusione, al riciclaggio al finanziamento del terrorismo e a possibili conflitti di interesse”, come da proposta dell’Osservatorio fiscale europeo guidato da Gabriel Zucman.

L’ong Oxfam saluta la decisione come una “importante vittoria per la giustizia fiscale” che “porta nuovamente alla ribalta il pervicace ruolo dei paradisi fiscali europei nella deleteria corsa al ribasso in materia di fisco societario”, dice il policy advisor Mikhail Maslennikov. “E rende giustizia, dopo dieci anni, a chi denunciava con forza le potenziali pratiche elusive di Apple in Irlanda. La sentenza comporta l’obbligo per l’Irlanda di recuperare le ingenti imposte eluse da Apple in oltre un decennio. È certamente una vittoria significativa, ma la strada per garantire una maggiore giustizia fiscale resta ancora lunga. Sulla scorta della decisione della Corte le istituzioni europee devono dare un ulteriore, vigoroso, impulso legislativo all’azione di contrasto alla pianificazione fiscale aggressiva delle multinazionali e al dumping fiscale intra-Ue, per garantire condizioni eque di concorrenza nell’area economica europea ed evitare abusi che privano i governi di ingenti risorse erariali indispensabili per la lotta alle disuguaglianze, all’esclusione sociale e al cambiamento climatico”.