Giustizia & Impunità

Uccise e fece a pezzi Carol Maltesi, la Cassazione: “Nuovo processo d’appello sulla premeditazione” per Davide Fontana

Il 21 febbraio scorso gli era stato inflitto l’ergastolo in appello. Oggi la Cassazione ha deciso che dovrà essere celebrato un nuovo processo di appello per Davide Fontana, l’ex bancario di 44 anni imputato per aver ucciso, l’11 gennaio del 2022, la fidanzata Carol Maltesi nella sua abitazione di Rescaldina (Milano) e per essersi poi […]

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Il 21 febbraio scorso gli era stato inflitto l’ergastolo in appello. Oggi la Cassazione ha deciso che dovrà essere celebrato un nuovo processo di appello per Davide Fontana, l’ex bancario di 44 anni imputato per aver ucciso, l’11 gennaio del 2022, la fidanzata Carol Maltesi nella sua abitazione di Rescaldina (Milano) e per essersi poi liberato del corpo della 26enne, fatto a pezzi. L’annullamento della sentenza riguarda l’aggravante della premeditazione.

All’udienza di oggi a piazza Cavour, il pg di Cassazione aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato dalla difesa dell’imputato. I giudici della Corte di assise di appello di Milano avevano riconosciuto l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, oltre che per la distruzione e l’occultamento di cadavere, aggravanti che avevano fatto aumentare la pena dai 30 anni del primo grado all’ergastolo. La Cassazione ha confermato l’aggravante della crudeltà stabilendo invece un annullamento con rinvio su quella della premeditazione.

Quello di Carol Maltesi fu un omicidio particolarmente efferato e crudele. La coppia aveva deciso di girare un video hard da vendere su OnlyFans: Carol fu colpita alla testa con un martello per 13 volte mentre era legata a un palo della lap dance e poi finita con una coltellata alla gola. Il 44enne non avrebbe accettato l’imminente trasferimento della giovane in provincia di Verona per poter stare accanto al figlio. Dopo l’omicidio Fontana ha fatto a pezzi il corpo tenendo i resti nel congelatore e infine gettandoli in quattro sacchi di plastica da un dirupo a Paline di Borno, in provincia di Brescia. I resti, a cui l’uomo tentò di dare fuoco, furono ritrovati in un burrone nel Bresciano, fino a quando un passante, per puro caso, segnalò a fine marzo dei sacchi dell’immondizia già dal dirupo.