Bandiera storica della lotta all’amianto killer, a 95 anni è morta a Casale Monferrato (Alessandria), sede della fabbrica Eternit, Romana Blasotti Pavesi. La donna aveva perso il marito Mario, la sorella Libera, il nipote Giorgio, una sua cugina Anna e la figlia Maria Rosa, a causa di tumori. Dell’Afeva (associazione familiari vittime amianto) la donna era presidente onorario ed è l’associazione che ne annuncia la morte.
“Un grande dispiacere per tutti noi – scrive in una nota Bruno Pesce, storico portavoce -. È stata un esempio importantissimo non solo per la nostra comunità, ma anche a livello internazionale. Le sue enormi sofferenze, causate dall’amianto criminale che ha ripetutamente colpito la famiglia, purtroppo come tante altre, le ha trasformate in un lungo impegno di lotta. Con la sua grande forza, umanità e determinazione ha sostenuto le risposte da dare, con la partecipazione dei familiari delle vittime e dei cittadini, alla tragedia dell’amianto: giustizia – ricerca e cura- bonifica”.
In occasione dell’apertura del Parco, il 10 settembre 2016, sorto sul sito dell’ex Eternit Blasotti Pavesi disse: “Mi fa tornare alla mente ricordi che fanno male ma anche la soddisfazione per le lotte vinte. La nostra battaglia è stata e continua a essere dura ma, spero, che si confermi sempre di più esempio per gli altri. L’inaugurazione di questo parco è una tappa concreta e simbolica verso il nuovo processo contro i responsabili della tragedia Eternit. Speriamo si faccia finalmente giustizia; speriamo vinca davvero la verità”. A lei dedicato anche ‘L’aquilone di Romana’, scultura che rappresenta una bimba che fa volare un aquilone, segno della speranza. Molti i commenti di condoglianze alla famiglia e di riconoscimento del ruolo fondamentale per l’associazione: “Una grande donna. La battaglia che ha fatto lei per l’Eternit non l’ha fatta nessuno…”, “Ci lascia una grande persona. Una guerriera. Un esempio di coraggio e tenacia. Ciao Romana”.
Nel corso del tempo l’associazione è riuscita a ottenere la chiusura della fabbrica (1986), la messa al bando dell’amianto (1992), l’iscrizione dell’asbestosi e dei mesoteliomi come “malattie professionali” (1994) e la creazione di un fondo per le vittime. Sono ancora in corso invece alcuni processi nei confronti dell’industriale svizzero Stephan Schmidheiny. Lo scorso giugno a Napoli era stata confermata in appello a Napoli la condanna per omicidio colposo, mentre a maggio la Cassazione aveva annullato la condanna facendo temere una serie di ricadute sugli altri processi.