Kamala Harris aggressiva e sferzante. Donald Trump nervoso, spesso furioso. Si è concluso con una buona performance della candidata democratica il primo – e probabilmente ultimo – dibattito presidenziale 2024. Organizzato da ABC News a Philadelphia, guidato con mano di ferro da David Muir and Linsey Davis, il confronto televisivo non ha avuto momenti davvero memorabili. Nessuno dei due candidati ha sferrato il colpo decisivo. Nessuno dei due avrà probabilmente un vero e proprio ritorno in termini di voti. Ma ieri sera Harris ha fatto quello che doveva fare. Si è fatta conoscere meglio dagli americani. Ha rivendicato un ruolo autonomo rispetto a Joe Biden. Si è presentata come la candidata capace di “voltar pagina”. Trump è invece apparso spesso sulla difensiva. Soprattutto, non è stato in grado di legare Harris alle politiche più impopolari di Biden. Era quello che lui e i suoi collaboratori speravano di ottenere. E’ quello che non sono riusciti a realizzare.

Il confronto è iniziato con una stretta di mano tra i candidati e un “Sono Kamala” da parte della democratica. Per la successiva ora e quaranta, i due si sono scambiati ogni genere di accuse e di insulti. “Incapace” è stato l’epiteto con cui più spesso Trump ha definito Harris. “Sei un disonore per l’America”, gli ha risposto in tre occasioni Harris. Incalzati dai moderatori – davvero bravi: Muir e Davis sono stati capaci di guidare il dibattito e contemporaneamente sottoporre i candidati al fact-checking – Harris e Trump hanno parlato di tutto. Inflazione, tasse, aborto, Covid-19, giustizia, democrazia, Nato, Ucraina, Gaza, ruolo degli Stati Uniti nel mondo, immigrazione, assalto al Congresso. Il via allo scontro è stato dato proprio da Harris, che rispondendo alla prima domanda ha rivendicato di esser nata in una famiglia della classe media e di voler quindi creare una “economia delle opportunità” diversa da quella di Trump. “Vuole alzare le tasse sulle importazioni, il suo programma economico si rivelerà un disastro”, ha detto Harris. Al che Trump, nel primo dei tanti scatti di rabbia della sua serata, ha esclamato: “E’ una marxista. Suo padre era un professore di economia marxista. Le ha insegnato molto bene la lezione”.

Il tema delle origini familiari ha percorso tutto il confronto, con Harris che ha cercato dipingere Trump come un privilegiato che ha ereditato 400 milioni di dollari dal padre, e Trump che ha rappresentato Harris come una liberal non in sintonia con il cuore della nazione. Durante tutta la serata, il repubblicano ha raramente guardato l’avversaria, preferendo mantenere lo sguardo diritto davanti a lui. Harris si è invece spesso rivolta a Trump, esplodendo in risate di irrisione quando il rivale la sparava grossa. “Questo è davvero estremo”, ha detto in almeno due occasioni la democratica. Uno dei momenti più tesi e interessanti della serata è arrivato sulla questione dell’interruzione di gravidanza. “Né il governo federale – né tanto meno Donald Trump – dovrebbero dire a una donna cosa fare con il suo corpo”, ha spiegato Harris. Incalzato dai giornalisti di ABC, Trump è apparso in difficoltà. Non ha escluso di voler firmare un bando federale all’aborto, nel caso diventasse presidente. Poi si è lanciato in una serie di affermazioni più volte riconosciute come del tutto infondate. Per esempio, che la gran parte degli aborti si concentra nel nono mese di gravidanza. O che ci sono aborti che si verificano “dopo la nascita”, ha attaccato il tycoon aggiungendo che i dem con le loro politiche vogliono “giustiziare i bambini“. Al che Linsey Davis, la moderatrice di ABC, gli ha fatto notare che “in nessuno Stato americano è consentito l’infanticidio”.

Non è stato l’unico momento in cui Trump ha ripetuto fake news in voga tra settori del suo elettorato. Discutendo di immigrazione, l’ex presidente ha spiegato che a Springfield, una cittadina dell’Ohio, gli immigrati “mangiano gli animali domestici”, i cani e i gatti. La notizia è stata definita del tutto infondata dalle autorità cittadine, ma continua a girare tra molti supporters di Trump, accettata come vera anche dal suo vice. J.D. Vance. In più occasioni, in tema di immigrazione, il repubblicano ha dipinto una situazione tragica e fuori controllo. Gli immigrati “stanno prendendosi le nostre città con la violenza”, ha detto. Trump ha anche di nuovo ripetuto le accuse sulle elezioni manipolate nel 2020. Ha rifiutato di assumersi la responsabilità per l’assalto al Congresso del 6 gennaio e ha ancora una volta liquidato le accuse contro di lui come un complotto organizzato dal Dipartimento alla Giustizia e dai democratici.

Gli accenti forse più forti e riusciti della serata, Trump li ha trovati sulle questioni internazionali, quando ha accusato l’amministrazione Biden di aver gestito in modo dilettantesco il ritiro dall’Afghanistan e di essersi poi mostrata debole nei conflitti in Ucraina e a Gaza. Il candidato repubblicano è stato anche capace di sviare la domanda sull’identità razziale e di genere di Harris – un paio di settimane fa, aveva detto che Harris si è sostanzialmente inventata di “essere nera” – e ha battuto sull’antica opposizione di Harris al fracking. La democratica, apparsa vaga e in difficoltà sulle questioni internazionali, ha invece mostrato una retorica particolarmente efficace nella difesa dell’Obamacare e nella volontà più volte ripetuta di voler “riunire, non dividere” il Paese. In definitiva, la sua prova appare incoraggiante per due elementi soprattutto. Da un lato, Harris è riuscita appunto a prendere le distanze dalle politiche di Biden. Dall’altro, ha fatto di questo scontro/confronto un referendum su Trump, sul suo carattere, sulle sue capacità, sull’opportunità che un ex presidente, più volte inquisito accusato di aver fomentato una rivolta contro la repubblica, possa tornare alla Casa Bianca. Mentre il dibattito si concludeva, arrivava un’altra buona notizia per la campagna democratica. Taylor Swift annunciava il suo sostegno a Harris su Instagram, in un post firmato “gattara senza figli”, che è l’insulto che J.D. Vance ha rivolto alle donne che non procreano.

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