Kamala Harris aggressiva e sferzante. Donald Trump nervoso, spesso furioso. Si è concluso con una buona performance della candidata democratica il primo – e probabilmente ultimo – dibattito presidenziale 2024. Organizzato da ABC News a Philadelphia, guidato con mano di ferro da David Muir and Linsey Davis, il confronto televisivo non ha avuto momenti davvero memorabili. Nessuno dei due candidati ha sferrato il colpo decisivo. Nessuno dei due avrà probabilmente un vero e proprio ritorno in termini di voti. Ma ieri sera Harris ha fatto quello che doveva fare. Si è fatta conoscere meglio dagli americani. Ha rivendicato un ruolo autonomo rispetto a Joe Biden. Si è presentata come la candidata capace di “voltar pagina”. Trump è invece apparso spesso sulla difensiva. Soprattutto, non è stato in grado di legare Harris alle politiche più impopolari di Biden. Era quello che lui e i suoi collaboratori speravano di ottenere. E’ quello che non sono riusciti a realizzare.
Il confronto è iniziato con una stretta di mano tra i candidati e un “Sono Kamala” da parte della democratica. Per la successiva ora e quaranta, i due si sono scambiati ogni genere di accuse e di insulti. “Incapace” è stato l’epiteto con cui più spesso Trump ha definito Harris. “Sei un disonore per l’America”, gli ha risposto in tre occasioni Harris. Incalzati dai moderatori – davvero bravi: Muir e Davis sono stati capaci di guidare il dibattito e contemporaneamente sottoporre i candidati al fact-checking – Harris e Trump hanno parlato di tutto. Inflazione, tasse, aborto, Covid-19, giustizia, democrazia, Nato, Ucraina, Gaza, ruolo degli Stati Uniti nel mondo, immigrazione, assalto al Congresso. Il via allo scontro è stato dato proprio da Harris, che rispondendo alla prima domanda ha rivendicato di esser nata in una famiglia della classe media e di voler quindi creare una “economia delle opportunità” diversa da quella di Trump. “Vuole alzare le tasse sulle importazioni, il suo programma economico si rivelerà un disastro”, ha detto Harris. Al che Trump, nel primo dei tanti scatti di rabbia della sua serata, ha esclamato: “E’ una marxista. Suo padre era un professore di economia marxista. Le ha insegnato molto bene la lezione”.
Il tema delle origini familiari ha percorso tutto il confronto, con Harris che ha cercato dipingere Trump come un privilegiato che ha ereditato 400 milioni di dollari dal padre, e Trump che ha rappresentato Harris come una liberal non in sintonia con il cuore della nazione. Durante tutta la serata, il repubblicano ha raramente guardato l’avversaria, preferendo mantenere lo sguardo diritto davanti a lui. Harris si è invece spesso rivolta a Trump, esplodendo in risate di irrisione quando il rivale la sparava grossa. “Questo è davvero estremo”, ha detto in almeno due occasioni la democratica. Uno dei momenti più tesi e interessanti della serata è arrivato sulla questione dell’interruzione di gravidanza. “Né il governo federale – né tanto meno Donald Trump – dovrebbero dire a una donna cosa fare con il suo corpo”, ha spiegato Harris. Incalzato dai giornalisti di ABC, Trump è apparso in difficoltà. Non ha escluso di voler firmare un bando federale all’aborto, nel caso diventasse presidente. Poi si è lanciato in una serie di affermazioni più volte riconosciute come del tutto infondate. Per esempio, che la gran parte degli aborti si concentra nel nono mese di gravidanza. O che ci sono aborti che si verificano “dopo la nascita”, ha attaccato il tycoon aggiungendo che i dem con le loro politiche vogliono “giustiziare i bambini“. Al che Linsey Davis, la moderatrice di ABC, gli ha fatto notare che “in nessuno Stato americano è consentito l’infanticidio”.
Non è stato l’unico momento in cui Trump ha ripetuto fake news in voga tra settori del suo elettorato. Discutendo di immigrazione, l’ex presidente ha spiegato che a Springfield, una cittadina dell’Ohio, gli immigrati “mangiano gli animali domestici”, i cani e i gatti. La notizia è stata definita del tutto infondata dalle autorità cittadine, ma continua a girare tra molti supporters di Trump, accettata come vera anche dal suo vice. J.D. Vance. In più occasioni, in tema di immigrazione, il repubblicano ha dipinto una situazione tragica e fuori controllo. Gli immigrati “stanno prendendosi le nostre città con la violenza”, ha detto. Trump ha anche di nuovo ripetuto le accuse sulle elezioni manipolate nel 2020. Ha rifiutato di assumersi la responsabilità per l’assalto al Congresso del 6 gennaio e ha ancora una volta liquidato le accuse contro di lui come un complotto organizzato dal Dipartimento alla Giustizia e dai democratici.
Gli accenti forse più forti e riusciti della serata, Trump li ha trovati sulle questioni internazionali, quando ha accusato l’amministrazione Biden di aver gestito in modo dilettantesco il ritiro dall’Afghanistan e di essersi poi mostrata debole nei conflitti in Ucraina e a Gaza. Il candidato repubblicano è stato anche capace di sviare la domanda sull’identità razziale e di genere di Harris – un paio di settimane fa, aveva detto che Harris si è sostanzialmente inventata di “essere nera” – e ha battuto sull’antica opposizione di Harris al fracking. La democratica, apparsa vaga e in difficoltà sulle questioni internazionali, ha invece mostrato una retorica particolarmente efficace nella difesa dell’Obamacare e nella volontà più volte ripetuta di voler “riunire, non dividere” il Paese. In definitiva, la sua prova appare incoraggiante per due elementi soprattutto. Da un lato, Harris è riuscita appunto a prendere le distanze dalle politiche di Biden. Dall’altro, ha fatto di questo scontro/confronto un referendum su Trump, sul suo carattere, sulle sue capacità, sull’opportunità che un ex presidente, più volte inquisito accusato di aver fomentato una rivolta contro la repubblica, possa tornare alla Casa Bianca. Mentre il dibattito si concludeva, arrivava un’altra buona notizia per la campagna democratica. Taylor Swift annunciava il suo sostegno a Harris su Instagram, in un post firmato “gattara senza figli”, che è l’insulto che J.D. Vance ha rivolto alle donne che non procreano.
Mondo
Elezioni Usa. Nel duello tv Harris provoca e rivendica: “Non sono Biden”. Trump nervoso si difende: “I dem vogliono uccidere i bambini”
Kamala Harris aggressiva e sferzante. Donald Trump nervoso, spesso furioso. Si è concluso con una buona performance della candidata democratica il primo – e probabilmente ultimo – dibattito presidenziale 2024. Organizzato da ABC News a Philadelphia, guidato con mano di ferro da David Muir and Linsey Davis, il confronto televisivo non ha avuto momenti davvero memorabili. Nessuno dei due candidati ha sferrato il colpo decisivo. Nessuno dei due avrà probabilmente un vero e proprio ritorno in termini di voti. Ma ieri sera Harris ha fatto quello che doveva fare. Si è fatta conoscere meglio dagli americani. Ha rivendicato un ruolo autonomo rispetto a Joe Biden. Si è presentata come la candidata capace di “voltar pagina”. Trump è invece apparso spesso sulla difensiva. Soprattutto, non è stato in grado di legare Harris alle politiche più impopolari di Biden. Era quello che lui e i suoi collaboratori speravano di ottenere. E’ quello che non sono riusciti a realizzare.
Il confronto è iniziato con una stretta di mano tra i candidati e un “Sono Kamala” da parte della democratica. Per la successiva ora e quaranta, i due si sono scambiati ogni genere di accuse e di insulti. “Incapace” è stato l’epiteto con cui più spesso Trump ha definito Harris. “Sei un disonore per l’America”, gli ha risposto in tre occasioni Harris. Incalzati dai moderatori – davvero bravi: Muir e Davis sono stati capaci di guidare il dibattito e contemporaneamente sottoporre i candidati al fact-checking – Harris e Trump hanno parlato di tutto. Inflazione, tasse, aborto, Covid-19, giustizia, democrazia, Nato, Ucraina, Gaza, ruolo degli Stati Uniti nel mondo, immigrazione, assalto al Congresso. Il via allo scontro è stato dato proprio da Harris, che rispondendo alla prima domanda ha rivendicato di esser nata in una famiglia della classe media e di voler quindi creare una “economia delle opportunità” diversa da quella di Trump. “Vuole alzare le tasse sulle importazioni, il suo programma economico si rivelerà un disastro”, ha detto Harris. Al che Trump, nel primo dei tanti scatti di rabbia della sua serata, ha esclamato: “E’ una marxista. Suo padre era un professore di economia marxista. Le ha insegnato molto bene la lezione”.
Il tema delle origini familiari ha percorso tutto il confronto, con Harris che ha cercato dipingere Trump come un privilegiato che ha ereditato 400 milioni di dollari dal padre, e Trump che ha rappresentato Harris come una liberal non in sintonia con il cuore della nazione. Durante tutta la serata, il repubblicano ha raramente guardato l’avversaria, preferendo mantenere lo sguardo diritto davanti a lui. Harris si è invece spesso rivolta a Trump, esplodendo in risate di irrisione quando il rivale la sparava grossa. “Questo è davvero estremo”, ha detto in almeno due occasioni la democratica. Uno dei momenti più tesi e interessanti della serata è arrivato sulla questione dell’interruzione di gravidanza. “Né il governo federale – né tanto meno Donald Trump – dovrebbero dire a una donna cosa fare con il suo corpo”, ha spiegato Harris. Incalzato dai giornalisti di ABC, Trump è apparso in difficoltà. Non ha escluso di voler firmare un bando federale all’aborto, nel caso diventasse presidente. Poi si è lanciato in una serie di affermazioni più volte riconosciute come del tutto infondate. Per esempio, che la gran parte degli aborti si concentra nel nono mese di gravidanza. O che ci sono aborti che si verificano “dopo la nascita”, ha attaccato il tycoon aggiungendo che i dem con le loro politiche vogliono “giustiziare i bambini“. Al che Linsey Davis, la moderatrice di ABC, gli ha fatto notare che “in nessuno Stato americano è consentito l’infanticidio”.
Non è stato l’unico momento in cui Trump ha ripetuto fake news in voga tra settori del suo elettorato. Discutendo di immigrazione, l’ex presidente ha spiegato che a Springfield, una cittadina dell’Ohio, gli immigrati “mangiano gli animali domestici”, i cani e i gatti. La notizia è stata definita del tutto infondata dalle autorità cittadine, ma continua a girare tra molti supporters di Trump, accettata come vera anche dal suo vice. J.D. Vance. In più occasioni, in tema di immigrazione, il repubblicano ha dipinto una situazione tragica e fuori controllo. Gli immigrati “stanno prendendosi le nostre città con la violenza”, ha detto. Trump ha anche di nuovo ripetuto le accuse sulle elezioni manipolate nel 2020. Ha rifiutato di assumersi la responsabilità per l’assalto al Congresso del 6 gennaio e ha ancora una volta liquidato le accuse contro di lui come un complotto organizzato dal Dipartimento alla Giustizia e dai democratici.
Gli accenti forse più forti e riusciti della serata, Trump li ha trovati sulle questioni internazionali, quando ha accusato l’amministrazione Biden di aver gestito in modo dilettantesco il ritiro dall’Afghanistan e di essersi poi mostrata debole nei conflitti in Ucraina e a Gaza. Il candidato repubblicano è stato anche capace di sviare la domanda sull’identità razziale e di genere di Harris – un paio di settimane fa, aveva detto che Harris si è sostanzialmente inventata di “essere nera” – e ha battuto sull’antica opposizione di Harris al fracking. La democratica, apparsa vaga e in difficoltà sulle questioni internazionali, ha invece mostrato una retorica particolarmente efficace nella difesa dell’Obamacare e nella volontà più volte ripetuta di voler “riunire, non dividere” il Paese. In definitiva, la sua prova appare incoraggiante per due elementi soprattutto. Da un lato, Harris è riuscita appunto a prendere le distanze dalle politiche di Biden. Dall’altro, ha fatto di questo scontro/confronto un referendum su Trump, sul suo carattere, sulle sue capacità, sull’opportunità che un ex presidente, più volte inquisito accusato di aver fomentato una rivolta contro la repubblica, possa tornare alla Casa Bianca. Mentre il dibattito si concludeva, arrivava un’altra buona notizia per la campagna democratica. Taylor Swift annunciava il suo sostegno a Harris su Instagram, in un post firmato “gattara senza figli”, che è l’insulto che J.D. Vance ha rivolto alle donne che non procreano.
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“Salvacondotto per Sinwar in cambio degli ostaggi e nuovo sistema che gestisca Gaza”, la proposta di Israele al capo di Hamas
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Usa 2024, così Kamala Harris ha stravinto su Donald Trump nel dibattito tv
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Mondo
A Gaza è finita la tregua: Israele attacca Hamas sulla Striscia. “Oltre 350 morti, molti bambini”. Tel Aviv: “Colpiremo fino alla restituzione di tutti gli ostaggi”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Trump-Putin, oggi la telefonata. Media: “Usa pensano a riconoscere la Crimea come russa”. Tasse e debito: corsa al riarmo dell’Est Europa
Politica
“Riarmo? Linea di Schlein sensata, non porterà più sicurezza”: la lettera degli ex big del Pd toscano
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "Spero ci sia la volontà politica per evitare di dividerci di nuovo. Questo è un passaggio storico. Non possiamo sbagliare, è troppo importante. La politica estera e i temi della difesa europea magari non sono decisivi per il consenso elettorale, ma sono fondamentali per la costruzione della credibilità di un soggetto politico e della costruzione di un’alternativa di governo". Lo dice al Foglio Alessandro Alfieri, senatore del Pd e coordinatore di Energia popolare, a proposito della mozione del Pd sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue.
"Lavoriamo a un documento che sottolinei le criticità del piano sulle quali il governo dovrebbe negoziare con la Commissione – dalla necessità di non sbilanciare il costo del riarmo troppo sui bilanci nazionali, alla necessità di investimenti che contribuiscano a far crescere la collaborazione industriale trai i paesi europei e gli acquisti e programmi comuni tra pesi – ma che confermi comunque che questo è oggi un passaggio necessario per garantire la sicurezza dell’Europa", sottolinea il senatore dem.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - La tregue in Ucraina "ci sarà, è inevitabile. Trump e Putin si sono spinti troppo avanti. Hanno tagliato fuori dal confronto l’Europa che rompe le scatole e ora, escludendo gli altri, hanno obbligato se stessi a portare a casa il risultato. Non possono fallire, non possono tornare alla casella di partenza". Lo dice Romano Prodi a 'Avvenire'.
Ma "la pace è un’altra cosa. È più complicata perché si tratta di definire aspetti complessi. A cominciare dai problemi territoriali. Certo di solito una tregua finisce con il rendere definitivi accordi provvisori", sottolinea l'ex presidente della commissione Ue. Sulla difesa europea, Prodi spiega: "Ora è il momento di farci il nostro ombrello. Penso a un lungo e indispensabile cammino verso la difesa comune. Penso a risorse aggiuntive che vengano progressivamente messe insieme da tutti i Paesi Ue. Penso a risorse spese in modo coordinato e unito. Se aumentiamo le spese militari senza organizzare una politica estera e una difesa comune, sono soldi buttati via".
Prodi, tra le altre cose, parla della situazione del Pd: "In Europa non esiste un Paese in cui un partito abbia la maggioranza. Ecco il tema: creare la compagnia di viaggio" e con il M5s "c’è tanta distanza. Troppa. Questo gioco della separazione quotidiana vuol dire condannarsi alla sconfitta. E invece la sfida è trovare una capacità di mediare avanzando. Servono proposte innovative. Servono proposte che emozionano. Che prendono il cuore. Perchè c’è metà del Paese che non va più a votare. E perchè i giovani non si convincono con proposte in contrasto tra loro".
(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.