Il classico battito di ali di una farfalla che scatena un tornado dall’altra parte del mondo, a volerla raccontare con un’abusata metafora. Una fake news pubblicata su Facebook in una cittadina di 60mila abitanti nell’Ohio che con una spirale ascendente attraverso i social network viene portata davanti a un microfono in mondovisione da Donald Trump, a voler guardare più prosaicamente ai fatti. E’ il modo in cui è nata l’ultima accusa lanciata dal candidato repubblicano agli immigrati nel duello per le presidenziali con Kamala Harris: “A Springfield stanno mangiando i cani, stanno mangiando i gatti”. Una bufala nata sui social che è diventata in una manciata di ore argomento di campagna elettorale per un candidato alla Casa Bianca.

Tutto comincia nel fine settimana. Venerdì 6 settembre su Facebook appare un post che dice: “Springfield è una piccola città dell’Ohio. Quattro anni fa aveva 60.000 residenti. Sotto Harris e Biden, 20.000 immigrati haitiani sono stati trasferiti in città. Ora anatre e animali domestici stanno scomparendo“. Il post includeva uno screenshot da un gruppo privato in cui un altro utente riferiva: “Il mio vicino di casa mi ha detto che un’amica di sua figlia ha perso il gatto. Lo ha cercato ovunque (…). Un giorno è tornata a casa dal lavoro e appena scesa dall’auto ha guardato verso la casa in cui vivono alcuni haitiani e ha visto il suo gatto pendere da un ramo, come un cervo che deve essere macellato e quelli lo stavano smembrando per mangiarselo“. L’autore continuava sostenendo che gli immigrati caraibici in città stavano facendo lo stesso con cani, anatre e oche. Accanto allo screenshot c’era una foto di un uomo di colore che camminava per strada tenendo in mano quella che sembrava un’oca morta.

Il post era stato subito etichettato da Meta come “disinformazione“, ma nonostante ciò in poche ore la bufala era stata rilanciata da decine di importanti influencer di destra, tra cui l’attivista conservatore Charlie Kirk – che domenica ha pubblicato uno screenshot del post su X ricevendo nel giro di 24 ore oltre 3 milioni di visualizzazioni -, il teorico della cospirazione Jack Posobiec, che riusciva a parlarne su X più di 30 volte in 24 ore, e il proprietario di X Elon Musk, nonché da importanti esponenti del Grand Old Party come il senatore repubblicano del Texas Ted Cruz (“Votate Trump affinché gli immigrati haitiani non ci mangino”), e J.D. Vance: “Ci sono state persone che hanno visto i loro animali domestici rapiti e mangiati da persone che non dovrebbero trovarsi in questo Paese”, ha scritto il 9 settembre sull’ex Twitter il senatore dell’Ohio e candidato alla vicepresidenza con Trump. Lo stesso giorno la falsa notizia arrivava sul britannico Daily Mail e ovviamente su Breitbart, il sito della Alt-right fondato da Steve Bannon. Persino la Commissione Giustizia della Camera dedicava un post all’argomento. Al punto che a mezzogiorno di lunedì gli haitiani erano l’argomento di tendenza numero uno negli Stati Uniti su X.

La questione si era fatta talmente grossa e spinosa che lo stesso lunedì 9 la polizia di Springfield aveva ritenuto opportuno smentire: “In risposta alle recenti voci che denunciano attività criminali da parte della popolazione di immigrati nella nostra città – si legge in un comunicato inviato a Nbc News -, desideriamo chiarire che non ci sono state segnalazioni credibili o affermazioni specifiche di animali domestici danneggiati, feriti o maltrattati da individui all’interno della comunità di immigrati”.

Eppure lo stesso giorno il candidato alla vicepresidenza ribadiva su X: “Nelle ultime settimane, il mio ufficio ha ricevuto molte richieste da veri residenti di Springfield che hanno affermato che gli animali domestici dei loro vicini o la fauna selvatica locale sono stati rapiti da migranti haitiani. È possibile, naturalmente, che tutte queste voci si rivelino false“. “Sapete cosa è confermato? Che un bambino è stato assassinato da un migrante haitiano che non aveva alcun diritto di essere qui”, continuava Vance, riferendosi al caso di un cittadino haitiano condannato a maggio per omicidio colposo per aver provocato un incidente stradale in cui aveva perso la vita un bimbo di 11 anni. Un modo per riagganciarsi a un fatto realmente accaduto e tentare di glissare sulla scarsa attendibilità della notizia rilanciata il giorno prima.

Già lunedì 9, insomma, dopo il comunicato della polizia si era capito che si trattava di una fake news. Nonostante ciò Trump l’ha scelta come argomento per attaccare gli immigrati durante il dibattito di Philadelphia. In stretta osservanza del principio enunciato nel 2017 da Kellyanne Conway e diventato assioma fondativo della comunicazione del tycoon. Commentando in tv le false informazioni fornite nella sua prima conferenza stampa dall’allora portavoce della Casa Bianca Sean Spice, la consigliera del cerchio magico dell’ex presidente aveva risposto al conduttore: “Non drammatizziamo, Chuck. Tu dici che sono falsità, ma lui ha dato fatti alternativi“. La storia si ripete sempre uguale a se stessa.

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