La vela della tuta alare non si apre durante il lancio da una parete a quota 1.280 metri e precipita al suolo sulle rocce. È accaduto ad Abbadia Lariana, nel Lecchese: un base jumper di 33 anni – sportivo americano – è morto dopo essersi lanciato dalla parete Forcellino (ai Piani Resinelli). Il corpo è stato trovato nei boschi sotto la zona di lancio, la stessa in cui lo scorso mese di febbraio era deceduto un altro base jumper in circostanze analoghe.

L’accaduto
Dalle prime informazioni, l’uomo era con un gruppo di 4-5 persone per effettuare il volo. Il giovane è stato trovato senza vita dopo che era stato lanciato l’allarme dai suoi amici. Si era lanciato attorno alle 13. In base a una prima ricostruzione, dopo il lancio sarebbe stato tradito da un problema alla tela che avrebbe dovuto farlo planare. La dinamica è al vaglio delle forze dell’ordine. Secondo quanto riferisce l’Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza), il giovane sarebbe precipitato a seguito del lancio, possibilmente per la mancata apertura corretta della vela. A seguito delle ricerche attivate, il 33enne è stato rinvenuto deceduto nelle aree boschive sottostanti alla zona di lancio. Sul posto sono intervenuti l’elisoccorso, il soccorso alpino, i vigili del fuoco e i carabinieri.

Lo sport più rischioso: i dati
La morte del 33enne americano è la sesta registrata dall’inizio dell’anno dopo essersi lanciata con la tuta alare. Il base jumping è considerato lo sport estremo più rischioso in assoluto. Nel mese di agosto sono decedute due persone rispettivamente sotto le pendici del Monte Civetta e in Val Badia. Ad aprile, invece, fu Haley Precious – una base jumper canadese di 41 anni – ad avere la peggio sul Monte Brento. Secondo una stima, dagli anni ’80 (periodo della sua nascita), il bilancio dei morti è già di 382.

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