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L’Ue non potrà mai essere democratica: è ora di liberarsi di Maastricht e puntare a un’Unione confederale

Nel suo recente intervento al seminario di Cernobbio indetto dalla European House-Ambrosetti, il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha affermato: “Sovente i critici (della Ue, nda) omettono due aspetti: anzitutto l’Unione europea è … caratterizzata dalla partecipazione diretta dei popoli alle decisioni; inoltre, le scelte che, talvolta, sono oggetto di polemiche a livello locale … non sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali, la Commissione, il Parlamento Europeo, con procedimenti partecipati e trasparenti”.

Queste affermazioni appaiono stupefacenti. In effetti è assai difficile dimostrare che i popoli partecipano direttamente alle decisioni della Ue (?) e che queste sarebbero frutto della condivisione paritaria (?) tra i governi (come se l’Italia o la Spagna contassero quanto la Germania e la Francia!) e sarebbero anche non opache ma trasparenti. E’ molto difficile sostenere che l’opinione pubblica è messa in grado di conoscere e di dibattere criticamente quello che avviene nei palazzi di Bruxelles. Solamente meno del 50% degli aventi diritto ha votato alle elezioni europee proprio perché le elettrici e gli elettori europei sanno poco o nulla di quello che avviene a Bruxelles, e sanno di non contare nelle decisioni comunitarie.

Giustamente in tutto il suo discorso sulla Ue il Presidente non menziona una parola chiave, che è democrazia. Infatti Mattarella, che è un fine giurista, sa perfettamente che la Ue non è né può essere democratica. Com’è noto a tutti quelli che conoscono le basi della scienza politica, la Ue, essendo un’organizzazione intergovernativa, non è né potrà mai essere democratica. Questo è il punto centrale di una critica radicale all’Unione Europea, che tuttavia pochi intellettuali e politici (purtroppo soprattutto a sinistra) riconoscono: l’Unione per sua natura non è democratica, perché è espressione dei governi europei.

Il Consiglio Europeo, l’organo di gran lunga decisivo nella Ue, è composto dai capi di governo eletti nei loro paesi ma non dai cittadini europei. In pratica comandano solo i vertici governativi. Il Parlamento Europeo è eletto ma solo su base nazionale e ha poteri molto limitati: può approvare o rifiutare le leggi solo su alcune materie. La Commissione, che ha un ruolo esecutivo ma anche parzialmente legislativo, è nominata dai governi. L’Unione intergovernativa si sovrappone agli Stati nazionali democratici ed è al riparo dai conflitti sociali che sono il sale della democrazia. In pratica è impossibile opporsi alle decisioni della Ue. In tale modo le istituzioni democratiche elette dai cittadini nei singoli paesi vengono esautorate e deresponsabilizzate. Il potere decisionale della Ue non ammette opposizione (a parte le rivolte di piazza, come quelle recenti degli agricoltori in tutta Europa). Da qui la resistenza e le proteste dei popoli europei, abilmente e demagogicamente sfruttate dalla destra più o meno fascistoide. L’Unione non ha un vero e proprio governo, ma ha un sistema di “governance” molto simile a quello delle società per azioni.

In particolare, come noto, la Ue è diretta da due principali azionisti di riferimento, cioè dalla diarchia Germania-Francia, una diarchia peraltro attualmente in grave crisi e in via di disfacimento. Ormai la Ue è senza guida.

Il problema basilare di questa Unione è dunque che non è democratica. Risponde a se stessa. La Banca Centrale Europea è un caso esemplare: è completamente indipendente non solo dai governi europei ma perfino dagli organi della Ue, ed è quindi totalmente irresponsabile di fronte a qualsiasi forma di rappresentanza democratica e di fronte alla politica. Il potere monetario nell’Unione è dunque incontrollabile. Le grandi società finanziarie e i mercati sono i veri dominatori di questa Unione Europea.

Il paradosso è che 27 Stati (bene o male) democratici e oltre 450 milioni di europei sono diretti da oltre 20 anni da istituzioni cosiddette sovranazionali non elette e non soggette a controllo democratico da parte dei cittadini europei. La Ue è molto più influenzata dalle lobby affaristiche e politiche che dai popoli d’Europa. Solo grazie all’autoritarsimo della Ue è stato possibile imporre dure e controproducenti politiche di austerità (compressione della spesa pubblica, aumento delle tasse, diminuzione del costo del lavoro e dei salari, svalutazione del capitale nazionale) agli Stati e ai popoli europei, come è accaduto non solo in Grecia ma in tutta l’area dei paesi cosiddetti “periferici”, i cosiddetti “maiali” (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna: Pigs).

Le istituzioni Ue sono quanto di più assomiglia al “gabinetto d’affari della borghesia” con cui Karl Marx designava efficacemente i governi del suo tempo, quando ancora non esisteva il suffragio universale. Per contrastare la crisi della democrazia e i risorgenti fascismi europei, bisognerebbe innanzitutto gettare alle ortiche il trattato ultraliberista di Maastricht e puntare alla realizzazione di una Unione Confederale Europea tra Stati democratici pienamente sovrani in grado di cooperare liberamente per obiettivi condivisi.