I piani di Matteo Renzi per il rientro in grande stile all’interno del centrosinistra stanno andando così così. A mettergli i bastoni tra le ruote non sono stati né Giuseppe Conte né il Fatto Quotidiano, come continua a ripetere l’ex premier. Ma il centrodestra e il sindaco di Genova Marco Bucci che fino a oggi Italia Viva ha sostenuto: sarà proprio lui, il primo cittadino del capoluogo ligure, il candidato del centrodestra alle Regionali che sfiderà Andrea Orlando, scelto dal Pd e sostenuto già esplicitamente da Verdi-Sinistra e Movimento 5 Stelle. E ora Renzi come fa? Va col centrosinistra al quale continua a citofonare? O segue Bucci che ha riempito di complimenti descrivendolo ogni giorno quasi fosse Fiorello La Guardia? Il leader di Iv ha impiegato quasi tutto il giorno e infine è stato costretto a sciogliere la riserva.

Nel suo tweet i mille complimenti a Bucci restano (“bravo sindaco”, “abbiamo lavorato bene”, “profonda umanità”, “sincera amicizia”) e un lettore abituato magari ai gialli con Sherlock Holmes concluderebbe che Italia Viva sosterrà con tutte le sue forze una personalità di questo calibro. E invece no. “La politica ha le sue regole, siamo seri” scrive Renzi, precisando dunque che non è uno scherzo come in effetti si potrebbe pensare. “Noi abbiamo scelto due mesi fa di aderire all’appello di Elly Schlein per costruire un nuovo centrosinistra. Oggi Marco si candida con la destra – scrive – La politica ha le sue regole: non c’è nessuna amicizia o stima personale che possa superare questa contraddizione. Si può stimare una persona – come giustamente fanno la brava Lella Paita e molti amici di Italia Viva – ma poi bisogna essere coerenti anche quando si paga un prezzo”. Anche in questo caso servirebbe una garanzia di serietà ma nel comunicato non c’è. Conclude, infine, l’ex capo del governo con una “una banale constatazione: il centrodestra litiga su tutto ma poi si unisce sulle candidature. Nel centrosinistra invece nonostante gli appelli di Elly Schlein, rimangono i niet di Conte. E chi mette i veti gioca per gli avversari”. Ora resta da capire se Renzi, una volta che si sarà voltato, troverà davvero il suo mini-partito a seguirlo o se anche per lui finirà come per Carlo Calenda dentro Azione, che all’indomani del sostegno al centrosinistra in Liguria ha cominciato a scricchiolare.

A giudicare dai commenti al tweet – che non sono certo un campione statistico e scientifico ma aprono qualche finestrella sul mondo – la decisione di Renzi non è stata granché compresa nemmeno tra coloro che finora lo hanno sostenuto. “Mi dispiace ma è una scelta che non riesco a comprendere – scrive Caterina Coppola che usa il plurale intendo probabilmente “noi di Iv” -. Quando avevamo appoggiato Bucci, per quale motivo l’avevamo fatto? E ora cosa rende Orlando (ripeto Orlando) migliore di lui? Se parliamo di coerenza, coerenza avrebbe voluto che continuassimo a sostenere Bucci”. Ninabecks ha nel nome l’hashtag #iostoconRenzi e anticipa: “Io voto Bucci, mi dispiace ma è un ottimo amministratore”. Giandomenico Lopizzo è consigliere comunale a Gangi, in Sicilia, e nella bio dell’account si definisce presidente di Iv nella provincia di Palermo: “Se vivessi a Genova voterei per Bucci. Incomprensibile questa inversione. Dispiace”. “Sono di Italia Viva ma voterò Bucci e non Orlando” dice Felicio Manzo. Antonio Albace si confessa: “Ecco perché la mia esperienza con IV è finita, perché siamo inconciliabili. La mia onestà e le mie convinzioni non sono a disposizione della convenienza del momento”. “Matteo non ti comprendo, non mi piace né la scelta del “campo largo” né la scelta di sostenere Orlando. Ripensaci!” lo scongiura Daniela Neri. “Dopo averti votato per anni, fin da prima del refrenedum del 2016, oggi mi fermo qui” si arrende, infine, carlo con la minuscola.

Sullo sfondo c’è un sondaggio che la tv genovese Primocanale ha commissionato all’istituto Tecnè. Il quesito era laborioso ma in sintesi chiedeva se era meglio vincere con una coalizione eterogenea che dopo un’eventuale vittoria aveva difficoltà a governare o un’alleanza più ristretta ma più omogenea. E l’elettorato di centrosinistra ha risposto in modo abbastanza chiaro: il 93 per cento ha risposto che è meglio la seconda ipotesi contro il 6 che sostiene che è meglio una coalizione con tutti dentro per vincere. E a questo giro non ci sono nemmeno indecisi: sono stati calcolati da Tecnè intorno all’1 per cento.

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