di Somayeh Haghnegahdar*
L’Associazione dei Cineasti Indipendenti Iraniani (IIFMA) anche quest’anno era presente all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e i membri tenevano uno striscione con le parole “I diritti degli artisti sono uguali ai diritti umani”, “Donna Vita Libertà” e “Fermate subito l’esecuzione”. Alla manifestazione, organizzata alla vigilia del secondo anniversario del movimento “Woman Life Freedom”, erano presenti anche Nader Saeivar e la troupe del film Shahed (La testimone): il regista ha firmato lo striscione in solidarietà ai cineasti che lottano per la libertà del popolo iraniano.
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Il film Shahed ha ricevuto il premio degli spettatori nella sezione Orizzonti Extra e il regista Saeivar l’ha dedicato alle donne dell’Iran dicendo: “Questo premio non è mio, appartiene alle donne coraggiose iraniane”. Un pensiero l’ha riservato anche a Jafar Panahi che insieme a lui ha scritto la sceneggiatura del film. Shahed (La testimone) è il suo terzo lavoro, realizzato in Iran in modo clandestino. Nonostante tutti gli sforzi del regime islamico in Iran per censurare e sopprimere il cinema indipendente, i registi continuano a resistere anzi stiamo vedendo tanto cinema indipendente iraniano nei festival internazionali.
Il premio al film Shahed (La testimone) rappresenta un progresso nella lotta contro la repressione e la censura, ed è un importante e significativo traguardo per il cinema indipendente. Il successo di questi film, sia che siano prodotti in Iran che all’estero, consolida le fondamenta del cinema iraniano. Shahed (La testimone) è un’opera innovativa e sorprendente, con un inizio e una fine straordinari. Il film è un tributo al movimento “Donna Vita Libertà” e alla coraggiosa lotta delle donne iraniane.
Le attrici Maryam Bobani, Hana Kamkar e Ghazal Shojaei hanno recitato in un film senza indossare l’hijab obbligatorio. Di conseguenza, non hanno più il permesso di lavorare e proseguire la loro carriera nel cinema ufficiale e statale in Iran.
Bisogna considerare che Shahed (La testimone) è stato girato in Iran in un contesto in cui Nader Saeivar non poteva lavorare liberamente per garantire la sicurezza sua, degli attori e della troupe cinematografica. Se fossero stati scoperti dalle autorità, sarebbero finiti in prigione con pesanti condanne.
Il film Shahed (La testimone) racconta argomenti e tematiche che sono stati a lungo censurati sotto il governo del regime islamico, come le violenze. Grazie alla presenza coraggiosa delle attrici, il film è una vera rappresentazione dell’esperienza vissuta dalle donne in Iran. Il movimento “Donna Vita Libertà” e la forza del popolo iraniano hanno avuto un impatto anche nel campo cinematografico, dando nuova linfa vitale al cinema indipendente. Questo ha portato a un crescente successo di questo cinema a livello internazionale, permettendo di mostrare al mondo la vera immagine dell’Iran senza alcuna censura e privo della propaganda del regime islamico.
* film-maker iraniana che vive da esiliata in Italia